“Il diritto romano non è un reperto, ma un linguaggio vivo che continua a parlarci: guardare le cose da questa prospettiva ha cambiato il mio modo di studiare”. A raccontarlo è Giuseppe Ciriello, studente di Giurisprudenza al terzo anno che ha partecipato al ciclo di incontri ‘Radici romane in orizzonti moderni: categorie, ordine normativo, tradizione romanistica’: un’iniziativa della prof.ssa Valeria Carro, docente di Fondamenti romanistici del diritto europeo, che ha consentito l’acquisizione dei 4 crediti formativi extra.
A spingere Giuseppe a partecipare alle attività è stata un’intensa passione per la storia del diritto, in particolare del diritto romano, nata fin dal primo anno durante le lezioni della prof.ssa Chiara Corbo. Passione che, rivela, lo ha portato ad essere già sicuro al 100% del curriculum a cui si iscriverà il prossimo anno: ‘Cultura e tradizione giuridica’. Rivela infatti di essere rimasto affascinato da quanto “dietro ogni norma ci siano secoli di pensiero, di evoluzione e di cultura” e di voler, dunque, continuare ad indagare le origini del nostro diritto approfondendo, in particolare, l’età tardo-antica: “un’era che è sempre stata interpretata come conclusiva ma che, allo stesso tempo, ci ha regalato tanto sul piano giuridico”, spiega.
La curiosità di Giuseppe verso i temi storici e come questi influenzino la nostra attualità ha trovato ampia soddisfazione nel ciclo di seminari della prof.ssa Carro: “Ogni incontro ci ha dato ancor più contezza di come parlare di diritto romano significhi partire dalle basi del nostro modo di ragionare giuridicamente”, racconta Giuseppe, rimasto colpito in particolare dal seminario della prof.ssa Fulvia Abbondante dedicato a ‘Oblio: storia di un diritto moderno’, per via del parallelismo tra l’istituto romano della ‘damnatio memoriae’ e la cancel culture, ma anche perché “ci ha fatto comprendere come l’evolversi della digitalizzazione ci abbia reso non del tutto liberi”, dato che tutto è destinato a rimanere nelle maglie della rete.
Ad essere apprezzato è stato anche il racconto dell’evoluzione storica del concetto di ‘otium’, ripercorso dalla prof.ssa Francesca Scamardella durante ‘Otium e Nec Otium: una prospettiva antropologica del lavoro’, e la discussione sul tema della procreazione medicalmente assistita, con la prof.ssa Barbara Salvatore. “Ci ha spiegato le varie tecniche e abbiamo esplorato una serie di sentenze in merito, sia della Corte Costituzionale che della Cassazione, facendo poi dei passi indietro e arrivando a scoprire come su questi temi potevano essere sensibili già giuristi romani”, spiega Giuseppe.
E poi, un excursus storico realizzato dal prof. Francesco Fasolino sulla funzione della pena, dove “siamo partiti da crimina e delicta, la distinzione che i romani facevano tra illecito pubblico e illecito privato, passando per il reato di stregoneria tipico del ‘500 e arrivando a Beccaria”, conclude lo studente. Il ciclo di incontri è terminato il 1° dicembre con un ospite speciale: il prof. Federico Fernández De Buján, docente di Diritto Romano presso l’Università di Madrid e Accademico presso la Real Academia de Doctores de España.
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Ateneapoli – n.19-20 – 2025 – Pagina 20







