La sociologia: “è un metodo per incidere”, per affinare il pensiero critico

“Noi partiamo sempre carichi, perché ci piace moltissimo quello che facciamo. Se siamo carichi noi, possiamo trasmettere questo entusiasmo anche agli studenti e alle studentesse”, dice la prof.ssa Giustina Orientale Caputo, Coordinatrice del Corso di Laurea Triennale in Sociologia.

Una energia che si traduce in un’accoglienza pensata nei dettagli e in un’offerta formativa confermata dopo i buoni risultati degli anni passati. Anche quest’anno, infatti, il test di autovalutazione ha fatto registrare numeri stabili rispetto all’anno precedente, sia in termini quantitativi che qualitativi, a dimostrazione di un interesse vivo da parte dei giovani.

“Non vogliamo persone che sappiano già la sociologia, ma che sappiano di cosa si andranno a occupare”, spiega la docente, sottolineando l’importanza della consapevolezza già al momento della scelta. L’accoglienza delle nuove matricole è un momento centrale e viene organizzata con attenzione, differenziando i tempi dell’ingresso in aula da quelli della prima conoscenza con l’ambiente universitario.

“Vogliamo dare il tempo di orientarsi, capire dove si è, conoscere il Dipartimento, le aule. È importante anche capire che aria tira”, racconta la prof.ssa Caputo, che ha pensato a momenti di orientamento posticipati a ottobre, quando giovani dottorandi, laureandi e rappresentanti accompagneranno le nuove generazioni come fratelli maggiori, capaci di fornire informazioni e fugare dubbi. La logistica, però, non è priva di criticità: il Corso è ospitato nel cuore del centro storico e, con l’aumento degli iscritti, non mancano le difficoltà legate agli spazi.

“Abbiamo tanti iscritti, e meno male, però capisco che si possano avere un po’ di difficoltà nei primi giorni. Quando i problemi derivano dall’abbondanza, però, sono problemi belli”, afferma con pragmatismo e un pizzico d’orgoglio. Il nuovo anno accademico segna anche un’importante fase di transizione nell’organico: “Quest’anno vanno in pensione quattro colonne portanti del Corso: i professori Antonella Spanò, Roberto Serpieri, Enrica Amaturo e Alberto Baldi”.

A queste uscite si affianca l’ingresso di nuovi ricercatori già inseriti in aula. Il futuro guarda anche oltre l’Università, verso le scuole superiori: l’obiettivo è rafforzare il legame con il territorio per far conoscere in modo più chiaro cos’è la sociologia, cosa studia e quali prospettive può offrire.

“Il mio intento è chiarire sempre di più: chi siamo, cosa offriamo, cosa si può imparare e fare”, afferma la prof.ssa Caputo, convinta che la consapevolezza debba accompagnare ogni scelta formativa. Un altro fronte su cui si concentrerà il lavoro del coordinamento riguarda la relazione tra Triennale e Magistrali: troppo spesso, infatti, gli studenti non hanno le idee chiare su cosa possa offrire il percorso successivo.

“Va bene se scelgono altri atenei, ma voglio che sia una scelta consapevole. Noi dobbiamo chiarire meglio le possibilità che offriamo”, spiega. Al centro di tutto resta il desiderio di costruire un’esperienza universitaria più mirata, più accogliente, ma soprattutto più chiara. C’è anche un nodo critico su cui riflettere: la dispersione.

“Vorrei capire perché, una volta iscritti, tanti poi se ne vanno. Forse perché non siamo stati sufficientemente chiari prima nel dire che cosa avremmo offerto”, dice con franchezza. La difficoltà principale, secondo la docente, sta nella comprensione degli sbocchi occupazionali della sociologia, che spesso risultano poco definiti: “Questo può sembrare una debolezza, ma è anche un punto di forza che non tutti riescono a cogliere. Vorrei rendere questo aspetto più chiaro”.

A chi si è appena iscritto e a chi ha deciso di proseguire il percorso, un messaggio forte, che è anche una dichiarazione di metodo: “Vorrei che si facessero incuriosire da tutto, che si chiedessero perché siamo qui, cosa ci serve per costruire il pensiero”.

La sociologia, ricorda, non è solo una disciplina accademica, ma un vero e proprio strumento per affinare il pensiero critico rispetto alla realtà che ci circonda: “È un metodo per incidere, per opporsi alle aberrazioni della guerra, alla chiusura, ai razzismi, alle ingiustizie. Non smettere mai di credere che si può intervenire: la sociologia è uno di questi metodi”. E forse, in un momento storico complesso e contraddittorio come quello attuale, questo approccio consapevole, lucido e profondamente umano è proprio ciò di cui abbiamo più bisogno.
Lucia Esposito
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Ateneapoli – n.15 – 2025 – Pagina 24

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