La storia di Ettore Savoia: dal calcio al Dipartimento di Ricerca della Banca Centrale Svedese

“Il mio è un percorso un po’ atipico. Giocavo nel Potenza in Serie D e solo a 22 anni ho intrapreso gli studi universitari”, racconta. Nonostante l’iniziale ritardo, la sua carriera accademica è costellata di successi. Quella di Ettore Savoia, ex studente federiciano, è una storia da narrare. PhD in Economics al Dipartimento di Scienze Economiche e Statistiche (DiSES) nel 2023, attualmente lavora nel Monetary Policy Department, Research Division, della Sveriges Riksbank (Central Bank of Sweden), Savoia ha vinto (ex-aequo) la XXV edizione, 2025, del Premio della Società Italiana di Economia (Sie) per tesi di dottorato.

Ettore comincia la sua carriera accademica in Basilicata, “una piccola regione, non certo con tutte le potenzialità del caso, ma se non ci fosse stata l’Università della Basilicata, probabilmente non avrei mai potuto studiare”, spiega.

Fra un allenamento e una lezione, Ettore riesce a laurearsi in Economia Aziendale con 110 e lode, tenendo insieme sport e studio: “Il calcio mi manteneva, ma l’università mi ha dato la possibilità di costruire un futuro diverso”. Terminata la Triennale, un professore lo incoraggia a continuare a studiare. “Cercavo qualcosa di vicino a casa: Napoli è stata la scelta perfetta”.

Economia e Finanza: “un Corso di altissimo livello”

Alla Federico II, si iscrive alla Magistrale in Economia e Finanza, dove trova un ambiente vivace e formativo: “È un Corso di altissimo livello, molti studenti proseguono con dottorati eccellenti in tutto il mondo”.

Durante quegli anni nasce anche una start-up ispirata al mondo del calcio, che poi si evolve in un progetto differente. “Ma è stato un laboratorio straordinario: ho capito quanto la ricerca e l’innovazione potessero camminare insieme”. A Napoli si è anche sposato e ha avuto una figlia. Grazie al sostegno dei docenti, Ettore ottiene una borsa di dottorato a Napoli. “È stato un percorso di quattro anni, estendibile a cinque, con standard europei e fondi che mi hanno permesso di dedicarmi pienamente alla ricerca”.

Ma l’avventura comincia in salita: “Facevo parte del dottorato del 2020, nel pieno della pandemia. Non è stato facile”.
Nonostante le difficoltà, arriva una svolta: un periodo di ricerca alla Goethe University di Francoforte, poi un’esperienza alla Banca Centrale Europea, e infine il grande salto: “Ho presentato domanda quasi per curiosità e ho ottenuto una posizione a tempo indeterminato alla Sveriges Riksbank, nel dipartimento di ricerca”.

Ettore lavora come research economist, un ruolo che gli consente di unire la ricerca accademica con le politiche economiche concrete: “È un lavoro che unisce la libertà scientifica del mondo accademico con la responsabilità pratica delle istituzioni. Posso fare ricerca, scrivere articoli, viaggiare, collaborare con economisti di tutto il mondo, ma anche vedere ogni giorno come i modelli si traducono in decisioni reali”. Ringrazia i professori Tullio Jappelli e Alberto Zazzaro della Federico II: “Il loro supporto è stato incredibile. Gli devo moltissimo”.

“Essere curiosi, è la chiave di tutto”

La sua tesi di dottorato, premiata per l’eccellenza scientifica, Essays on Heterogeneity in Macroeconomics, esplora il ruolo dell’eterogeneità del reddito delle famiglie in macroeconomia. “Ho studiato come la diversa esposizione al rischio di reddito influenzi i consumi e, quindi, l’efficacia delle politiche pubbliche”, spiega.

In termini semplici, la ricerca mostra che “le famiglie con redditi più bassi tendono a risparmiare di più per precauzione, riducendo così l’impatto dei bonus sulla domanda aggregata”. Un risultato che suggerisce riflessioni importanti per la politica economica: “Non basta dare soldi: bisogna capire a chi e come. Senza tener conto delle differenze tra famiglie, si rischia di sprecare risorse pubbliche”.

Alla domanda su quale consiglio darebbe agli studenti, risponde senza esitazioni: “Essere curiosi. È la chiave di tutto. Viviamo in un mondo dove l’intelligenza artificiale e gli strumenti digitali possono fare molto, ma la differenza la fa la nostra capacità di porci domande nuove”. E conclude: “Ogni giorno bisogna chiedersi: oggi so qualcosa in più di ieri? Se la risposta è sì, allora stiamo andando nella direzione giusta”.
Eleonora Mele

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Ateneapoli – n.17 – 2025 – Pagina 19

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