Lorenzo Morviducci, nuovo docente di Letteratura Italiana II. Prove di scrittura accademica per gli studenti con un breve paper critico, su base volontaria, a partire dai testi affrontati in aula

Da poco entrato nel corpo docente del Dipartimento, Lorenzo Morviducci, nuovo docente a contratto di Letteratura Italiana II per il Corso di Laurea Triennale in Lettere Classiche, sembra già aver trovato un equilibrio naturale in aula. Classe 1994, formatosi interamente alla Federico II, si è laureato in Lettere Moderne e poi in Filologia Moderna sotto la guida del prof. Giancarlo Alfano.

“Il mio interesse principale è sempre stata la poesia del Novecento e contemporanea”, racconta. Un interesse sviluppato e approfondito anche durante il Dottorato alla Scuola Superiore Meridionale, concluso lo scorso giugno con una tesi dedicata ad Andrea Zanzotto, “un lavoro tra filologia delle varianti e analisi critica dell’autore”.

Per Morviducci si tratta della prima esperienza di insegnamento universitario. “Ero molto curioso di capire come si sarebbe definito il rapporto con gli studenti. È una delle cose che mi entusiasma di più: interfacciarmi con i giovani”, spiega. Le prime settimane gli hanno confermato un’impressione positiva: “Gli studenti di Lettere Classiche sono molto motivati. Del resto, provengono perlopiù da licei classici, dunque hanno già un rapporto solido con i testi e una predisposizione naturale all’analisi. Questo si percepisce subito”.

Il programma ha come oggetto di studio la Letteratura italiana dal Settecento al primo Novecento: un arco temporale che, partendo da Goldoni, arriverà fino a D’Annunzio e Pascoli. Una tradizione ampia, che il docente sceglie di affrontare allontanandosi da un’impostazione esclusivamente frontale.

“Mi piacerebbe che, man mano, gli studenti diventassero sempre più partecipi delle lezioni – afferma Morviducci – Per questo ho scelto di introdurre, su base volontaria, la possibilità di scrivere un breve paper critico a partire dai testi affrontati in aula: un piccolo laboratorio di scrittura accademica che potrebbe rivelarsi utile anche in vista della tesi Triennale”. Infatti, nonostante la natura del Corso di Studi, “la pratica della scrittura è spesso poco esercitata – osserva – Nel mio piccolo vorrei dunque provare a potenziarla.

Vedremo se troverà riscontro tra gli studenti”. Accanto a questa esperienza, la scelta di inserire anche riferimenti essenziali di critica letteraria, “un ambito potenziato più in Lettere Moderne che in Lettere Classiche”, per fornire strumenti concreti di analisi degli autori del programma.

Sul metodo di studio, Morviducci è molto chiaro: “Suggerirei un approccio centrato sui testi. Sono il punto di partenza delle lezioni e saranno centrali anche per l’esame. I manuali servono, ma il testo resta imprescindibile”. Un’indicazione che diventa quasi una filosofia di lavoro: “tornare alla pagina, sostare sulle parole, leggere e rileggere per far emergere domande e interpretazioni”.

Il docente sa bene che l’elemento essenziale che può portare al successo è solo uno: studiare con passione. “Consiglio sempre di coltivare la curiosità; di individuare gli aspetti che possano suscitare maggiore interesse e provare ad approfondirli anche al di là delle lezioni”. Un invito che, nelle sue intenzioni, riguarda anche gli spazi dell’università: “Le biblioteche dell’Ateneo, in particolare la BRAU, sono fondamentali: luoghi dove non ci si limita a consultare libri, ma dove si costruisce un vero rapporto con le discipline, con la possibilità di scoprire testi che non si sapeva di cercare”.

Il suggerimento finale è quello di non sottovalutare il confronto, sia tra colleghi che con i docenti: “Parlare con i compagni, scambiarsi impressioni, anche chiedere chiarimenti senza timore. L’università funziona molto meglio quando si vive come una comunità. E poi: mai avere paura di fare domande. Una domanda ben posta può aprire prospettive illuminanti”.
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Ateneapoli – n.19-20 – 2025 – Pagina 24

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