Il rapporto con i docenti è scoccato subito. Il numero contenuto di iscritti rende l’insieme dei corsisti una classe. E, per certi versi inaspettato, le esperienze dirette sul campo, lì dove si usano camice e bisturi, sono iniziate già. Tutto questo dopo una sola settimana di lezioni a Medicine and Surgery, la Magistrale in inglese. A riferirlo in toni entusiastici sono tre studentesse del primo anno, che si sono sedute per la prima volta tra i banchi dell’Aula G dell’Edificio 20 lo scorso 27 ottobre, giorno di inizio. Ed è proprio al termine di una lezione, quella di Fisica, che si sono fermate a raccontare le prime sensazioni.
Miriam Stavolo sa bene dove vuole andare e sono chiari i motivi delle sue scelte: “la mia idea era optare per un percorso più raccolto. Medicina in italiano ha numeri esorbitanti, cosa che genera disorganizzazione per i tirocini, per esempio. Nel nostro caso si è creato un rapporto quasi confidenziale con i professori e, in più, stiamo avendo già accesso ad attività pratiche. Il professore di Basi di chirurgia generale ci sta portando in gruppi di quattro persone in sala operatoria per farci assistere agli interventi in laparoscopia che esegue”.
Sul fatto di studiare in inglese: “sono contenta perché tutti mi hanno detto che, essendo la medicina una scienza, tutte le pubblicazioni utilizzano questa lingua, quindi comunque avrei dovuto impararla”. Ludovica Petraio, invece, si è orientata verso questo Corso dopo l’introduzione del semestre filtro, che ha generato in lei “molto stress, quindi Medicine and Surgery è stato un rifugio, ho ritenuto più fattibile mettersi alla prova con il test, che devo dire ho superato seguendo molto l’istinto, non mi aspettavo di fare così bene”.
Chiude Maria Vittoria Palumbo, che si dice “molto convinta della scelta che ho fatto, anche se non traggo conclusioni definitive perché abbiamo iniziato davvero da poco”. Di sicuro la studentessa si rispecchia nelle parole delle colleghe: “il rapporto con i docenti è nato immediatamente e si è creato subito un bel clima. Il fatto, poi, di essere già stati in sala operatoria è stato fantastico – io ci sono stata proprio ieri. Non me lo aspettavo”.
Sul test di ingresso: “la difficoltà principale che ho incontrato è nella parte di Biologia, perché quasi tutte le domande vertevano sulla bioenergetica. Per il resto non l’ho trovato così difficile”. L’ultima battuta è ancora sulla lingua, vera peculiarità del Corso: “ho sempre avuto una particolare propensione per l’inglese e, in più, il numero limitato di iscritti ha giocato a favore di questa scelta. Inoltre, mi attrae molto la prospettiva di poter lavorare all’estero in futuro”.
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Ateneapoli – n.18 – 2025 – Pagina 33







