Pediatric Simulation Games: il premio ‘Best team’ alla squadra federiciana

Premio Best Team per la squadra federiciana ai Pediatric Simulation Games 2024, le Olimpiadi dei giovani pediatri. 350 specializzandi in Pediatria da 30 università italiane e 8 estere, spagnole, francesi e portoghesi, divisi in squadre, si sono sfidati in 150 simulazioni di emergenze pediatriche per quattro giorni. La sesta edizione dei Pediatric Simulation Games, ideati dal prof. Riccardo Lubrano, primario di Pediatria e Neonatologia dell’ospedale Santa Maria Goretti e docente a La Sapienza, si è svolta nelle aule dell’Istituto Vittorio Veneto Salvemini di Latina dal 4 al 7 settembre.
“La nostra Scuola ha partecipato fin dall’inizio, gli specializzandi più grandi riportano i messaggi e gli insegnamenti dai tutor dei Games – racconta Alfonso Maria Farina, team leader della squadra federiciana – È una tradizione orale e scritta: i primi partecipanti hanno anche scritto un libro con tutto quello che avevano imparato a Latina”. La squadra di quest’anno si è creata perché “volevamo partecipare, alcuni già si conoscevano, altri no, ma subito è nata un’intesa che ci ha portato a vincere il premio come Best Team.
Dalla reazione allergica all’arresto cardiorespiratorio, dal trauma cranico alla crisi epilettica, i medici hanno completato le simulazioni utilizzando dei manichini ad alta fedeltà che, grazie a speciali sensori, sono in grado di alterare i suoni polmonari o cardiaci, respirare, parlare o convulsivare. Grande novità di quest’anno è stata “la possibilità di partecipare gratuitamente all’American Heart Association, a un corso online per diventare un provider PALS (Pediatric Advanced Life Support), una delle più importanti certificazioni per il riconoscimento e trattamento di emergenze respiratorie, shock, aritmie e arresto cardiopolmonare in pazienti pediatrici”.
I quattro giorni sono stati intensi, “non tanto per la fatica delle simulazioni in sé, stare lì dalle nove alle sei”, spiega Alfonso, “ma per l’attesa, vedere tutte le altre squadre e commentare il loro operato, lo scambio attivo di idee tra noi e sotto la valutazione attenta dei giudici internazionali”. Alla fine di ciascuna simulazione il tutor entrava e “facevamo brainstorming sui pro e contro della simulazione, cosa fare diversamente e da lì uscivano perle di saggezza che porterò dentro, le cose che vedi e senti sul campo sono più utili che da leggere sui libri”.
Gli aspetti più significativi per Alfonso sono stati “il senso di comunità” poiché “abbiamo abbandonato gli abiti formali, non abbiamo avuto paura di dire la nostra, ma i tutor stimolavano tantissimo” e il “team work” perché “tutti e 8 abbiamo vissuto assieme, affrontato l’ansia e siamo stati squadra sempre senza mai litigare o scontrarci, ma compensando ciascuno i difetti dell’altro”.
Il premio Best Team è stato “una sorpresa incredibile. Ci siamo commossi e non ci credevamo, sia perché la Scuola non ci ha preparato per i PALS, perché non ha il pronto soccorso, ci appoggiamo al Santobono, e la partecipazione ai Games la gestiamo solo noi specializzandi – spiega Alfonso. Abbiamo dovuto chiedere il manichino a Infermieristica con tutte le difficoltà del caso e nessun professore ci ha coadiuvato. Volevamo dare il massimo e non far fare brutta figura alla Scuola”.
Aggiunge: “Quello che ha vinto è stato il lavoro di squadra, ci siamo impegnati per avere una maggiore intesa, capirci con uno sguardo e parole chiave, e siamo contentissimi che ci sia stato riconosciuto”. Laura Omaggio, specializzanda e membro del team, sottolinea “l’allenamento continuo ed entusiasta fin da subito e le ricerche in letteratura” e si augura per il futuro di “poter mettersi a disposizione per futuri studenti dedicandosi alla preparazione PALS”.
Per Laura è stata un’esperienza “bellissima a prescindere dal risultato, perché la manifestazione non era impostata come una competizione, ma contava il momento formativo, imparare assieme” ed è stato importante anche “conoscere altri specializzandi e tutor stranieri, un vero arricchimento per noi”. Lei nel premio ci sperava “con convinzione per la percezione di aver fatto bene dal punto di vista del lavoro di squadra”, ma sul momento l’ansia c’era, e poi “un’esultanza generale perché è stato davvero il coronamento del nostro gruppo unito in casa, nella vita quotidiana e nelle sfide”.
Eleonora Mele
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Ateneapoli – n.16 – 2024 – Pagina 17

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