Per capire davvero una tecnologia, bisogna “aprire il cofano”

Università e innovazione vanno sempre più a braccetto, soprattutto quando si parla di Intelligenza artificiale generativa, il tema tecnologico più discusso del momento. Non è più sufficiente conoscerli da utente: serve “uscire dall’ottica dell’uso semplice di questi strumenti” e iniziare a “guardarci dentro”. Parte da qui l’idea di Generative AI, nuovo insegnamento rivolto a studenti e studentesse della Magistrale in Informatica, per “toccare con mano le limitazioni presenti, i possibili sviluppi e le applicazioni dell’AI generativa”, racconta la prof.ssa Anna Corazza, docente di informatica.

L’idea centrale è chiara: per capire davvero una tecnologia, bisogna “aprire il cofano”, come afferma la docente, “perché i ragazzi di oggi dovranno lavorare su questa tecnologia domani”. Anche se non si dispone di risorse di calcolo pari a quelle dei big tech, il corso prevede “prove parziali su strumenti più piccoli, per comprenderne il funzionamento”.

Generative AI è pensato come un “corso sul contemporaneo che mette insieme la teoria con la pratica”. Non solo lezioni frontali, quindi, ma lavoro diretto con “esempi concreti corredati da strumenti su cloud”, e un’attenzione particolare al confronto e alla partecipazione. “Amo molto le lezioni partecipate, con domande e interventi. Non voglio che la lingua blocchi gli studenti”, afferma la prof.ssa Corazza. Infatti, il corso sarà tenuto in inglese, anche per gli studenti internazionali, ma “le domande e i commenti possono essere fatti anche in italiano, e io li traduco”, spiega la docente, che aggiunge: “L’obiettivo è anche impratichirsi con l’inglese, per essere in grado di seguire corsi, seminari e documentazione internazionale, abilità richieste in ambito tecnologico, ma senza ansie inutili”.

L’esame finale, su richiesta, potrà essere svolto anche in italiano.
Il cuore dell’esperienza sarà il project work, individuale o di gruppo, che permetterà di seguire “l’evoluzione della tecnologia, non solo creando un progetto, ma analizzandone il comportamento in maniera critica: ‘se cambio questi parametri, cosa succede?’. È questo il tipo di analisi che vogliamo che gli studenti imparino a fare”, spiega la prof.ssa Corazza.

Il corso sarà in modalità blended, per consentire la partecipazione anche a chi lavora. Le lezioni saranno registrate, ma il consiglio è chiaro: “Non aspettate di fare tutto alla fine. Anche se non potete essere presenti in aula ogni settimana, cercate di seguire subito, di porre dubbi, fare domande, proporre temi da approfondire”. La presenza in aula è incoraggiata, e già “molti provano a partecipare, ed è un’altra cosa: si costruisce una vera discussione con i colleghi, un confronto di idee”.

L’esame finale prevede la presentazione del progetto, seguita da una “discussione e domande puntuali per verificare i concetti principali del corso”. L’obiettivo non è mettere in difficoltà, ma offrire uno spazio di riflessione: “Sia per gli studenti stranieri che non, avere la possibilità di leggere subito le domande e poterci pensare su aiuta a superare il panico da orale e mostrare al meglio la propria preparazione”. In un panorama in continua evoluzione, il corso si propone come un’occasione preziosa per sviluppare uno sguardo critico, tecnico e consapevole sull’intelligenza artificiale generativa.
Eleonora Mele
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Ateneapoli – n. 13-14 – 2025 – Pagina 18

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