“Sognare sempre e non puntare a obiettivi limitati”: il consiglio ai giovani che ambiscono ad una vita in laboratorio

Lo European Research Council ha premiato il Dipartimento di Chimica dell’Ateneo federiciano con un finanziamento di 2,5 milioni di euro correlato all’Advanced Grant. Se lo è aggiudicato il prof. Antonio Molinaro. Sessantuno anni, Ordinario di Chimica Organica alla Federico II e Special Appointed Professor of Carbohydrate Chemistry alla School of Chemistry, presso la Osaka University, in Giappone. Il suo gruppo di ricerca è di assoluta caratura ed ha portato Napoli e l’Ateneo ad essere un punto di riferimento internazionale per la chimica dei carboidrati. Ha acquisito negli anni solidi riconoscimenti scientifici e premi per la ricerca nonché pubblicazioni scientifiche di massimo livello.

Molinari è attualmente Presidente della International Endotoxin and Innate Immunity Society. Con il suo progetto ERC si prefigge di abbattere una barriera scientifica e decodificare il codice chimico delle endotossine per poterne far uso in ambito farmacologico-medico. Il suo è il primo ERC di Chimica in Ateneo e nel centro-sud Italia. Ad Ateneapoli aggiunge – “ci terremo molto che lo scrivesse” – di essere “un fedele seguace dei Led Zeppelin e di Diego Armando Maradona”.

Poi entra nel dettaglio della ricerca: “Il mio progetto mira a capire per quale motivo siamo circondati da batteri buoni, senza i quali non potremmo vivere, e da batteri cattivi, i quali possono risultare per noi letali. Comprendere la differenza a livello molecolare tra gli uni e gli altri può aiutare a trovare nuove strade e nuove frontiere per farmaci ed immunologia”. Sfide importanti e con ricadute significative sulla vita delle persone e d’altronde i Grant sono progetti di grande visione. “Quando entriamo in una farmacia vediamo barriere di boccette di probiotici e prebiotici in vendita. Sono sempre di più, c’è un mercato in vertiginosa espansione.

Sappiamo che ci fanno bene, ma non ne conosciamo il fondamento molecolare. Scoprirlo consentirebbe di compiere passi avanti importanti nella ricerca farmacologica”. Lui nel frattempo ne compie uno indietro, sulla strada che lo ha portato a questo prestigioso riconoscimento internazionale. “Credo che trascorrere molti anni all’estero e confrontarmi con colleghi di diverse parti del mondo mi abbia aperto la mente e sia stata la carta vincente. Oggi mi ritrovo a portare avanti un progetto importante ed ho scelto di ancorarlo qui a Napoli perché Chimica della Federico II è un Dipartimento di Eccellenza, con laboratori e ricercatori di ottimo livello”.

Un consiglio ai giovani che ambiscono ad una vita in laboratorio tra alambicchi e strumenti vari, per indagare i segreti delle molecole, delle sostanze e della vita: “Quello che dico sempre a mio figlio, ovvero sognare sempre e non puntare a obiettivi limitati, ma guardare a obiettivi importanti e di ampio respiro. È il viatico, secondo me, per realizzare almeno parzialmente i propri sogni. Certamente bisogna prepararsi benissimo, studiare, essere rigorosi.

Fondamentali anche le esperienze internazionali, perché aiutano a non restare confinati nella propria area di conforto, costringono a mettersi alla prova in contesti differenti”. Ai suoi studenti, poi, il prof. Molinaro ricorda: “la Chimica organica è l’alfabeto per comprendere le molecole della vita, per iniziare a capire le molecole più complesse basate sul carbonio. È la chiave che ci porta a comprendere il mondo nelle sue strutture”.

Aggiunge: “Tutti i docenti del mio Dipartimento svolgono anche ricerca e questo è un aspetto molto importante anche per la didattica. Non siamo distanti dalla realtà della chimica. Gli studenti si trovano nella condizione di chi, volendo imparare a zappare, chiede come si fa ad un contadino che ha già la zappa in mano. Lo sta facendo e sarà per questo semplice, o almeno non troppo arduo, spiegarlo a chi voglia apprenderlo”.

Prosegue: “Quando mi chiedono quale sia il mio orario di ricevimento, io rispondo che non lo ricordo perché sto lì dalla mattina alle 8 alle 18 di pomeriggio. Se serve una spiegazione sono sempre lì e cerco di dare una mano. Lo stesso si può dire per altri miei colleghi. La ricerca ci porta a frequentare il Dipartimento per gran parte della giornata e per cinque giorni alla settimana”.

Una domanda conclusiva: sono adeguati i laboratori alle ambizioni dei ricercatori del Dipartimento? “Lo sono. Abbiamo dietro una macchina burocratica che a volte non permette una competizione alla pari con i colleghi europei, ma anche su questo versante abbiamo realizzato passi in avanti e spero che possiamo trovarci in futuro alla pari. Se io e un collega tedesco – per fare un esempio – vinciamo lo stesso Grant dobbiamo partire insieme con la stessa strumentazione”.
Fabrizio Geremicca
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Ateneapoli – n. 13-14 – 2025 – Pagina 15

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