Ricercatori e giramondo, sulle tracce dei propri studi e delle proprie passioni. Nella squadra dei giovani che collaborano con il prof. Giovannelli l’attitudine a viaggiare e a spostarsi per raggiungere mete lontane è una caratteristica comune. Certamente questa attitudine non manca a Jacopo Brusca, che il 26 dicembre partirà alla volta dell’Antartide e del mare di Ross, da tempo meta di una spedizione che coinvolge ricercatori italiani e di diversi altri Paesi.
“Nell’ambito di un dottorato di ricerca di interesse nazionale – racconta – ho iniziato a seguire progetti in Artico ed in Antartico. Nel mare di Ross e a bordo della nave rompighiaccio Laura Bassi parteciperò allo studio di formazioni di fondali come piccoli vulcani di fango. Le rileveremo tramite strumenti molto sofisticati, poi le filmeremo e preleveremo campioni attraverso i bracci meccanici dei robot subacquei”.
Prosegue: “Saranno effettuati carotaggi e io andrò a vedere come cambia la distribuzione delle forme di vita, per poi estrarre materiale genetico e geochimico e cercare la correlazione tra i composti chimici e i microrganismi”. Brusca ha 31 anni ed è nato ad Alcamo, in provincia di Trapani. Si è laureato alla Triennale e alla Magistrale in Biologia ad Ancona. “Collaboro – ricorda – da 4 anni con il prof. Giovannelli. Ho iniziato il dottorato due anni fa per scelta, dopo aver lavorato un anno in ospedale. Ora il focus delle mie ricerche si è spostato sul cambiamento climatico e in particolare sull’impatto dell’innalzamento delle temperature sui due Poli e sugli ecosistemi che essi ospitano”.
Aree strategiche, sottolinea Brusca, “perché lì si manifestano i fenomeni in anticipo e più in fretta rispetto al resto della Terra. Monitorare i Poli significa studiare quel che poi avverrà nel resto del Pianeta”. Alla vigilia della partenza ecco il suo stato d’animo: “Sono fortunato ad andare in un posto che la maggior parte delle persone vede solo attraverso libri e documentari. Mi sono molto impegnato per raggiungere questo risultato. Certamente non sarà un viaggio di piacere e immagino che sarà anche faticoso, ma sono entusiasta di partire”.
Brusca è reduce da una spedizione nel Grande Nord. È stato, con il prof. Giovannelli e altri ricercatori, “alle isole Svalbard, che sono a metà strada tra la Norvegia e l’Artico. Ci sono stato due volte, quest’anno e nel 2022, e purtroppo ho potuto constatare quanto rapida sia la trasformazione di quegli ambienti a causa dei mutamenti climatici. A marzo 2022 trovai temperature tra meno trenta e meno quaranta e sei metri di neve. Quest’anno 4 gradi e zero neve. Qualcosa di stupefacente ed anche angosciante”.
Una missione durante la notte artica
Si apprestano a raggiungere le Svalbard – partiranno tra qualche settimana – anche Antonio Longo e Matteo Selci. Longo ha 36 anni, si è laureato in Agraria alla Federico II e poi ha conseguito il titolo Magistrale in inglese in Biologia degli Ambienti Estremi. Frequenta il dottorato di ricerca promosso in collaborazione tra la Federico II e la Dohrn e si occupa di fitoplancton marino.
“Nell’ambito del dottorato – racconta – l’obiettivo è affinare indici e misure dello stato di salute degli oceani e monitorare come evolve il microbioma oceanico”. Nel corso della prossima missione navigherà per due settimane su un vascello da ricerca norvegese che si chiama Kronpins Haakon. “Nel corso della prima settimana – spiega Longo – ci sposteremo da Longyearbyen alla Molloy Ridge a nord ovest delle Svalbard.
Nella seconda navigheremo da Longyearbyen a Tromso per poi raggiungere il sito con il vulcano di fango chiamato Borealis Mud Volcano”. Prosegue: “Effettueremo tra l’altro campionamenti in prossimità dei camini idrotermali collocati a circa 5000 metri di profondità e caratterizzeremo il microbioma associato alle emissioni di gas dei vulcani sottomarini. Lì il ph è molto acido e la temperatura dell’acqua raggiunge i 300 gradi”. La missione si svolgerà nel bel mezzo della notte artica.
“Sì – conferma il ricercatore – andremo a campionare nella notte più buia. Sarà un’esperienza particolarmente stimolante sotto l’aspetto scientifico, perché mi interessa tentare di capire cosa accade agli organismi che svolgono fotosintesi a mare quando non hanno più luce”.
Selci ha 33 anni ed è un post doc. Romano, ha frequentato la Triennale in Scienze biologiche nella sua città e poi ha conseguito la Magistrale in Biologia marina ad Ancona. Tra i suoi interessi di ricerca c’è lo studio delle comunità microbiche che vivono in prossimità dei camini termali profondi negli abissi oceanici. Queste ricerche lo hanno portato, tra l’altro, a immergersi a bordo del sottomarino Alvin con il prof. Giovannelli fino a 2500 metri di profondità e negli Stati Uniti, dove ha fatto parte del gruppo di ricerca del prof. Costantino Vetriani.
“L’avventura che mi appresto a vivere in mare – commenta – mi emoziona molto. Sono stato già alle Svalbard, ma sulla terraferma. In nave durante la notte artica sarà qualcosa di magico e di meraviglioso. Questo al netto dell’aspetto prettamente scientifico, che non è meno affascinante e stimolante. Utilizzeremo tra l’altro un Rov (un robot sottomarino che si impiega per prelevare campioni e per filmare) particolarmente sofisticato. I campionamenti saranno effettuati a 3000 e 5000 metri”.
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Ateneapoli – n.18 – 2025 – Pagina 36-37







