È alla ricerca di una possibile combinazione di farmaci che consenta di superare problemi causati da un certo tipo di tumori ai linfonodi particolarmente rari e aggressivi. Veronica Pintus, 23 anni, studentessa di Biotecnologie mediche, curriculum inglese in Advanced technologies, nel lavoro di tesi Magistrale che sta portando avanti in questi mesi con il prof. Danilo Fiore come relatore, si sta occupando nello specifico di “linfoma periferico a cellule T, un gruppo eterogeneo di linfomi”.
Secondo le idee, l’effetto finale della coppia di farmaci – parliamo di crizotinib e belinostat – deve essere una sinergia: “si punta tanto a debellare la malattia che a rallentarne il decorso. Grazie alle biotecnologie, oggi abbiamo farmaci ad alta precisione che consentono di utilizzare sempre meno la chemioterapia, per fortuna”. Ciò che sta emergendo dal lavoro in laboratorio mostra qualcosa di interessante: “sto facendo vari esperimenti su diverse mutazioni e i risultati sono molto incoraggianti. Sono contenta.
Si spera che in futuro possano essere utilizzati come terapia”. Altrettanto interessante è capire come sia germogliata nella studentessa la propensione per l’oncologia e l’argomento che sta trattando. A quanto pare, “tutto è partito per caso”, ha detto Veronica. Che poi ha proseguito con il racconto: “la tesi Triennale l’ho condotta sulla medicina di laboratorio, in particolare su una malattia rara. Nonostante mi sia trovata molto bene, la diagnostica non è che mi abbia entusiasmato molto. Al terzo anno ho sostenuto l’esame di Oncologia che ha fatto sorgere in me i primi dubbi”.
Che sono diventati certezza proprio con l’insegnamento di Fiore, in inglese, sui modelli di ricerca – il titolo è Modelling Human Tumors for Cancer research: “essendo andata particolarmente bene, il docente mi ha proposto di svolgere un tirocinio con lui. All’inizio ho rifiutato, poi ho deciso di lanciarmi. E ho fatto bene”. Perché l’oncologia è come un enigma, secondo la studentessa: “mi ha sempre affascinato, è un mondo strano che non so bene nemmeno come raccontare.
È una sorta di dialogo continuo e ciò che amo di più è che il professore tiene in considerazione ciò che penso e ci confrontiamo costantemente”. Se la laurea è prevista per dicembre, spostando lo sguardo un po’ più avanti, Veronica sa già cosa la attende: si trasferirà a Göteborg, in Svezia, nella sede di Astrazeneca, per un Erasmus traineeship: “mi occuperò di tecnologia CRISPR-Cas9, probabilmente di malattie metaboliche, quindi cambierò un po’ topic, ma il consiglio che mi stanno dando è di non fossilizzarmi e continuare a esperire più cose possibili”. Sul futuro: “amo il mondo aziendale delle Big Pharma”.
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Ateneapoli – n.18 – 2025 – Pagina 30







