Una squadra internazionale di ricercatori per salvare le api e l’apicoltura

L’Ateneo Federico II sarà il capitano di una squadra internazionale che punta a realizzare un gol molto importante: contribuire a tutelare la popolazione delle api e ad adeguare l’apicultura alle nuove esigenze dei mercati attraverso l’innovazione e la sempre maggiore sostenibilità ambientale.

È infatti capofila di un progetto triennale, finanziato dall’Unione Europea con 1.200.000 euro, che è iniziato il primo novembre e coinvolge 12 realtà, non solo universitarie, di 6 Paesi: Slovenia, Romania, Turchia, Portogallo e Croazia, oltre all’Italia. Lo coordina Karen Power, ricercatrice a tempo determinato presso il Dipartimento di Biologia, veterinaria, che ha conseguito il dottorato in Patologie apistiche e svolge ricerca nell’ambito delle patologie degli invertebrati e delle api. Il progetto si chiama BEEXPERT – Beekeeping Education and Expertise for Professional Excellence.

“Si propone di formare – informa Power – professionalità che possano contribuire a diffondere buone pratiche ed innovazione nel settore dell’apicoltura in diversi ambiti: pratiche aziendali sostenibili e innovative; utilizzo di strumenti digitali per la gestione degli alveari; pianificazione strategica e finanziaria; gestione di modelli di business e processi di internazionalizzazione; marketing e accesso ai mercati”.

I destinatari della formazione possono essere biologi, naturalisti, veterinari o altre figure, dagli apicoltori stessi a persone che svolgano consulenza ed assistenza per chi alleva le api e produce il miele. Il progetto “prevede parti di formazione teorica on line e sul territorio, incontri e riunioni per workshop e confronti finalizzati a migliorare le relazioni ed ampliare la rete”.

Il settore apistico europeo riveste un ruolo strategico sia sotto il profilo economico che ambientale. “Genera un valore annuale – ricorda Power – di circa 1 miliardo di euro, con una produzione di oltre 283.000 tonnellate di miele, che colloca l’Europa al secondo posto a livello mondiale”.

C’è di più. Oltre alla produzione di miele e dei prodotti apistici tradizionali, “i servizi di impollinazione entomofila, ai quali partecipa anche Apis mellifera, apportano un contributo stimato di 22 miliardi di euro l’anno al comparto agricolo e alimentare europeo.

Questi servizi sono fondamentali per l’aumento delle rese produttive, la salvaguardia della biodiversità e il mantenimento degli equilibri ecologici. L’apicoltura sostenibile, inoltre, rappresenta un elemento di coesione sociale e di sviluppo territoriale, in quanto promuove la partecipazione delle comunità rurali, rafforza le economie locali e contribuisce a una gestione più responsabile delle risorse naturali”.

Tuttavia il comparto apistico europeo presenta criticità strutturali. “Circa il 95% degli apicoltori – informa la coordinatrice del progetto – opera su scala ridotta, spesso con finalità non commerciali, mentre solo il 3% gestisce oltre 150 alveari. A ciò si aggiunge una marcata componente anagrafica avanzata: solo il 4,35% degli operatori ha meno di 30 anni.

Questa situazione solleva preoccupazioni in merito alla sostenibilità e al ricambio generazionale del settore”. Conclude: “Negli ultimi anni l’apicoltura ha dovuto fronteggiare sfide di notevole entità, tra le quali elevati tassi di mortalità delle colonie, la riduzione delle fioriture e la crescente pressione delle importazioni da Paesi extra-UE.

Questi fattori hanno determinato perdite economiche significative e reso evidente la necessità di una modernizzazione del settore, in linea con le politiche europee per la sostenibilità agricola”.

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Ateneapoli – n.17 – 2025 – Pagina 17

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