Aldo Giuffrè “il caratterista più impiegato e desiderato del cinema italiano”. Incontro al Dipartimento di Lettere e Beni Culturali

Aldo Giuffrè: “rigoroso, aperto, umano, cosmopolita; non perché parlasse molte lingue, ma perché parlava tutte le lingue del teatro”; questi gli aggettivi per descrivere quell’attore che, dalla fine degli anni ’40 del Novecento agli inizi degli anni Duemila, si mosse tra teatro, cinema e televisione.

La testimonianza di Carmine Monaco e Giancarlo Corsoni, che lo conobbero personalmente, nell’incontro: “Conversazione attorno al volume Aldo Giuffrè. Una vita per lo spettacolo”, tenutosi il 30 ottobre presso il Dipartimento di Lettere e Beni Culturali, organizzato dai professori Paologiovanni Maione, Enrico Lucchese e Giulio Brevetti.

‘Questa è una professione scritta sull’acqua di cui non resta null’altro che il ricordo, l’esempio, l’insegnamento. Con la nuova tecnologia lasciamo qualche cassetta, ma è poca cosa, fredda rispetto alla passione, al sangue che c’è in quest’arte’, con questa citazione di Aldo Giuffrè, il prof. Maione, prendendo spunto dal volume, avvia una riflessione più ampia sulla funzione dell’attore durante quel periodo e sulle modalità con cui il secolo breve si muoveva intorno a questa attorialità, che aveva una grandissima tradizione alle spalle.

Dall’idea del teatro come qualcosa di effimero, proprio perché l’arte della scena non può essere cristallizzata, fino ad arrivare alla visione del palcoscenico come scuola, con il magistero di Eduardo De Filippo, con il quale Giuffrè debuttò nel 1947 in Napoli milionaria. “Aldo si sofferma sul teatro di Eduardo e sull’idea di ‘rubare’ in scena. Eduardo, infatti, lasciava liberi gli attori, non dava particolari direttive, stava dunque a loro fare un lavoro di emulazione e riflessione, rendendo quelle suggestioni proprie”, racconta il prof. Maione.

Un artista che si muove su più palcoscenici, ma che è tanto versatile nel teatro quanto nel cinema; ed è proprio grazie alla sua carriera cinematografica che resta una figura familiare anche per le nuove generazioni. “Giuffrè è stato un grande attore, seppur quasi mai come protagonista, ‘un attore di lato’, che si è sempre trovato accanto ad enormi nomi della scena attoriale italiana.

Possiamo definirlo come il caratterista più impiegato e desiderato del cinema italiano, per le sfumature, lo spessore e il colore che diede a personaggi secondari”, afferma il prof. Brevetti, che ha presentato agli studenti l’excursus cinematografico di Giuffrè: dal primo film del 1948 accanto ad Anna Magnani, Assunta Spina, al sodalizio con Totò, fino al più famoso western all’italiana, Il buono, il brutto, il cattivo, di Sergio Leone, e alle ultime rappresentazioni, con Mi manda Picone e La repubblica di San Gennaro.

Gli studenti hanno avuto la possibilità di ascoltare testimonianze di persone che hanno conosciuto personalmente Giuffrè. Giancarlo Corsoni, autore teatrale e amico di Aldo, è stato uno dei motori del volume presentato. Carmine Monaco, che ha lavorato con lui, racconta come, nonostante la battaglia contro un tumore alla gola, che provocò un mutamento nella sua voce, recitasse senza microfono anche all’aperto.

“Abbiamo scelto di organizzare quest’evento perché crediamo nella multidisciplinarietà. Ci sono tante discipline che possono dialogare tra loro, ognuna conservando le proprie caratteristiche. Ed è anche giusto che i ragazzi ascoltino testimonianze di persone che hanno fatto delle loro passioni una professione”, conclude il prof. Lucchese sull’importanza dell’incontro.
Angelica Cioffo

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Ateneapoli – n.18 – 2025 – Pagina 41

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