La robotica made in Vanvitelli arriva a Monaco di Baviera: la storia di Sara Federico

Determinazione, curiosità e il desiderio di non smettere mai di esplorare: sono queste le parole che meglio descrivono Sara Federico, giovane dottoranda in Ingegneria Industriale e dell’Informazione alla Vanvitelli. Dopo la Laurea Magistrale in Ingegneria Informatica con un focus sulla robotica, conseguita nel 2020, ha scelto di proseguire con il dottorato, una decisione non scontata per chi, come lei, avrebbe potuto trovare facilmente lavoro in azienda.

“Non mi ci vedevo – racconta – L’idea di entrare subito in un’azienda e dover lavorare su progetti destinati alla produzione mi faceva sentire un po’ limitata. Io volevo continuare ad esplorare, a fare ricerca, ad avere la libertà di sperimentare”. La sua passione per la robotica nasce in modo insolito, tra i banchi di un liceo classico. “Forse è colpa dei film – sorride – ma già al quarto anno sapevo che avrei voluto occuparmi di robotica”.

Una scelta di cuore e di curiosità, che l’ha portata a iscriversi a Ingegneria nonostante un percorso scolastico apparentemente distante. Durante la tesi Magistrale ha avuto modo di cimentarsi con la ricerca scientifica, pubblicando un paper insieme al suo relatore: “Mi era piaciuto tantissimo tutto il processo, scrivere, confrontarmi con altri ricercatori, ricevere revisioni. È stato stimolante, e da lì ho capito che volevo continuare su quella strada”.

Tra i laboratori universitari, la ricercatrice, insieme ai suoi colleghi, respira un contesto vivace e in crescita, in cui ha maturato la consapevolezza che per completare la propria formazione servisse anche un’esperienza all’estero. “Durante il dottorato è molto consigliato trascorrere un periodo fuori, non solo per motivi accademici ma anche per la crescita personale”, spiega.

Così è arrivata la grande opportunità: sei mesi di tirocinio presso Intrinsic, un’azienda del gruppo Alphabet, holding a cui fa capo Google, che sviluppa software per la robotica. “Ho inviato la candidatura, poi ho superato la selezione dei curriculum e più di un colloquio tecnico. Tutto si è svolto da remoto. Un giorno mi è arrivata la mail: ero stata presa. Non ci credevo”.

“A livello tecnico mi sono accorta che non avevo nulla da invidiare a nessuno”

A maggio è partita per Monaco di Baviera, dove ha trascorso sei mesi intensi, che definisce “bellissimi e anche un po’ spaventosi all’inizio”. L’impatto con un ambiente così grande e internazionale non è stato semplice, ma è presto diventato un trampolino di crescita.

“Venendo da un’università più piccola avevo paura di non essere all’altezza. Pensavo: chi arriva da realtà più grandi sarà più bravo di me. E invece no. Ho capito che anche noi abbiamo tutte le competenze necessarie per affrontare contesti di questo livello”. L’esperienza in Germania le ha permesso di lavorare fianco a fianco con giovani provenienti da tutto il mondo, confrontandosi con modi diversi di approcciarsi alla ricerca e al lavoro: “Ero l’unica italiana. Gli altri avevano molta più esperienza aziendale, ma a livello tecnico mi sono accorta che non avevo nulla da invidiare a nessuno. Dopo questa esperienza mi sento più sicura e consapevole delle mie capacità”.

Oggi Sara Federico si prepara a iniziare l’ultimo anno di dottorato. Il futuro, ammette, è ancora da scrivere, ma ha le idee chiare su ciò che la motiva. “Mi piacerebbe continuare in ambito accademico, magari come professoressa, ma prima vorrei fare ancora un po’ di esperienza all’estero. Vorrei godermi qualche anno fuori per poi tornare e portare qui quello che ho imparato”. La sua esperienza, oltre a essere un traguardo personale, rappresenta anche un piccolo primato: Federico è la prima dottoranda di un’università italiana ad aver svolto un tirocinio presso Intrinsic.

“Non mi sento migliore di nessun altro – dice con semplicità – Penso che tanti altri studenti italiani avrebbero potuto fare lo stesso. Io sono solo la prova che è possibile”. Una prova concreta, quella della dottoranda, che dimostra come anche da un laboratorio campano si possa arrivare a collaborare con una delle aziende più innovative al mondo. La giovane ricercatrice ha tracciato un percorso che potrà ispirare molti altri studenti a guardare oltre i confini, con la consapevolezza che il talento e la preparazione non conoscono etichette geografiche.
Lucia Esposito

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Ateneapoli – n.18 – 2025 – Pagina 39

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