Ricerca, tecnologia e futuro dell’Europa scientifica. È intorno a queste tre parole che si è sviluppata la sessione pubblica del PhDays 2025 – Emerging Trends in Biomolecular Sciences, promossa dal Dottorato di Ricerca in Scienze Biomolecolari della Vanvitelli. Nella sede del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali, Biologiche e Farmaceutiche (DiSTABiF) di Caserta, il 16 e il 17 ottobre, docenti, ricercatori, imprese biotech e istituzioni si sono confrontati su un tema cruciale: il ruolo strategico della ricerca nella costruzione della sovranità tecnologica europea.
Ma, in modo particolare, nella giornata di venerdì 17 i dottorandi dei cicli 38°, 39° e 40° hanno presentato ricerche su chimica, biologia e biotecnologie molecolari, con particolare attenzione alla salute umana e alla scoperta di molecole bioattive di interesse terapeutico.
Ad aprire i lavori sono stati i professori Antonio Fiorentino, Coordinatore del Dottorato in Scienze Biomolecolari, e Angela Chambery, Direttrice del Dipartimento, che hanno sottolineato l’importanza di eventi di questo tipo per rafforzare l’interazione tra università, enti pubblici di ricerca e mondo produttivo. Il Dottorato, infatti, è un percorso di formazione avanzata che mira a sviluppare competenze multidisciplinari nelle scienze biomolecolari e integra attività di laboratorio e ricerca applicata grazie alle collaborazioni con istituti del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche).
Cuore della mattinata è stata la lectio magistralis del prof. Luigi Nicolais, figura di primo piano della ricerca italiana, già Presidente del CNR e Ministro per l’Innovazione. Nel suo intervento, intitolato ‘The Necessity of Technological Sovereignty for Europe. The Role of Research’, Nicolais ha evidenziato “la necessità per l’Europa di investire in ricerca avanzata e tecnologie strategiche per non dipendere dalle potenze extraeuropee”.
Ha spiegato che “la vera sfida del continente non è solo cavalcare la digitalizzazione, ma sostenere lo sviluppo del deep tech, quell’innovazione ad alta intensità scientifica che nasce dai laboratori e si traduce in soluzioni per l’energia, i materiali avanzati, le biotecnologie e l’intelligenza artificiale applicata”.
Senza continuità negli investimenti e senza capitale umano altamente formato – ha esortato Nicolais – la competizione globale è persa in partenza. La riflessione si è poi ampliata nella tavola rotonda ‘Ricerca scientifica e innovazione al servizio della società’, moderata dal giornalista Claudio Lombardi e animata da esponenti qualificati del mondo accademico, industriale e della ricerca pubblica.
Il primo intervento è stato quello del prof. Paolo Vincenzo Pedone, Presidente del Consiglio Universitario Nazionale (CUN), che ha richiamato l’attenzione sul valore strategico del dottorato di ricerca come risorsa professionale per il Paese e non soltanto come canale accademico. “Il sistema italiano – ha dichiarato Pedone – soffre di finanziamenti discontinui e deve imparare a valorizzare stabilmente i suoi ricercatori per evitare la dispersione di competenze”.
A seguire il prof. Michele Saviano dell’Istituto di Cristallografia del CNR (IC-CNR) che ha sottolineato l’importanza del ruolo del CNR sul territorio, e in particolare dell’Unità di Ricerca di Caserta, ed evidenziato come “l’intelligenza artificiale stia rivoluzionando settori scientifici come la cristallografia strutturale”.
Tuttavia, ha precisato, “l’intelligenza artificiale non sostituisce mai il ricercatore: lo affianca, purché vi siano dati affidabili e capacità critiche per interpretarli”. Dal fronte industriale arriva il contributo del dott. Alessandro Carlucci, ricercatore di Kedrion Biopharma, che ha portato l’attenzione sul valore sociale della ricerca applicata. Carlucci ha illustrato la filiera farmacologica dei plasmaderivati, spiegando come “dal plasma umano si ottengano farmaci salvavita grazie a processi rigorosi che garantiscono sicurezza e qualità”.
Ha ricordato, poi, che “l’Italia è ancora lontana dall’autosufficienza nel fabbisogno di plasma” e ha invitato a promuovere donazioni e ricerca per aumentare la capacità produttiva nazionale. Inoltre, di forte impatto è stato anche l’intervento della dott.ssa Gabriella Colucci, fondatrice della biotech napoletana Arterra Bioscience, oggi azienda quotata e partner di ricerca per gruppi internazionali.
Colucci ha raccontato come l’impresa “sia nata dalla ricerca accademica e dalla determinazione di trasformare una scoperta scientifica in prodotto. Una dimostrazione che innovare nel Mezzogiorno è possibile quando si investe in competenza, visione e protezione della proprietà intellettuale”. I suoi esempi sui peptidi vegetali e biostimolazione agricola hanno dimostrato come la biotecnologia possa sostenere transizione sostenibile e nuova economia. Come ha sottolineato, “non basta avere un’idea scientifica.
Bisogna saperla portare sul mercato”. A seguire, il prof. Carlo Toniatti, chief scientific officer di IRBM (Intermediate-range ballistic missile), che ha riportato la discussione al rigore della ricerca di frontiera raccontando la complessità del processo di sviluppo dei farmaci. Ha ricordato: “la maggior parte dei candidati molecolari fallisce nelle sperimentazioni cliniche e solo un approccio scientifico solido e interdisciplinare permette di avanzare”.
Più che di strumenti – ha concluso Toniatti – la scienza ha bisogno di persone capaci di pensare criticamente. La giornata ha visto anche la partecipazione attiva del pubblico: sono stati numerosi, infatti, i dottorandi che sono intervenuti con domande sui temi del finanziamento alla ricerca di base, dell’impatto dell’intelligenza artificiale sulla produzione scientifica e del riconoscimento professionale dei ricercatori in Italia. Questi contributi hanno confermato il senso stesso del congresso: dare voce alla nuova generazione scientifica.
I dottorandi premiati
L’evento si è concluso con la premiazione delle migliori presentazioni scientifiche dei dottorandi (complessivamente 82), riconoscimento al merito e all’impegno di chi costruisce quotidianamente il futuro della ricerca. Per il 40° ciclo sono stati premiati i migliori poster: Rosangela Russo per l’area Structure and function of bioactive molecules (Struttura e funzione delle molecole bioattive), Emanuele Manco per la sezione Cellular and molecular bases of human deseas (Basi cellulari e molecolari della malattia umana) e Benito Natale per Health care and therapeutic strategies (Assistenza sanitaria e strategie terapeutiche).
Per il 39° ciclo i riconoscimenti alle migliori presentazioni orali sono andati a Martina Filocaso per l’ambito delle molecole bioattive, Mariaceleste Pezzullo per lo studio dei meccanismi cellulari e Michele Roggia per l’innovazione nelle strategie terapeutiche. Infine, per il 38° ciclo, il premio per la migliore comunicazione orale è stato assegnato a Nataliia Ventserova per la categoria bioattiva, a Pasquale Di Letto per la ricerca sulle basi molecolari della malattia e a Vincenzo Mazzarella per l’area terapeutica.
A chiudere la giornata un momento conviviale e musicale nei giardini del Polo Scientifico, simbolo di una comunità accademica viva, unita e proiettata verso il futuro. Il PhDays 2025 ha dimostrato che la ricerca non è una torre d’avorio distante dalla società, ma un motore culturale, economico e umano. La sfida lanciata dal prof. Nicolais e raccolta dalla Vanvitelli è chiara: investire nella conoscenza è l’unico modo per essere liberi, competitivi e responsabili nel mondo contemporaneo. Il resto è solo atteso.
Elisabetta Del Prete
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Ateneapoli – n.17 – 2025 – Pagina 34







