Un tamburo sostenibile, capannoni con materiali riciclabili, abbigliamento etnico: studiare ad Architettura è un vero ‘cocktail’ di teoria e pratica

Com’è davvero studiare ad Architettura? Nei corridoi del Dipartimento in via San Lorenzo ad Aversa, si intrecciano testimonianze di studenti che raccontano aspettative, difficoltà, ambizioni e piccole sfide. Carmen Martucci, studentessa al terzo anno di Design e Comunicazione, ricorda bene l’emozione del TOLC, spesso vissuto dagli studenti come un ostacolo iniziale: “Basta una buona base di cultura generale. State sereni. L’unica cosa che può intimorire del TOLC è che bisogna inquadrare ogni angolo della stanza, perché è un test a distanza”.

Una prova che, spiega, si affronta più con razionalità che con ansia. I corsi, a frequenza obbligatoria, sono descritti dagli studenti come un vero “cocktail” di lezioni teoriche e attività pratiche: si cimentano in laboratori nei quali costruiscono oggetti, preparano mostre e prendono parte a esperienze inaspettate. Grazia Migliore, anche lei al terzo anno di Design e Comunicazione, ricorda quando ha partecipato a un concerto insieme a un musicista della band di Pino Daniele, suonando un tamburo costruito nel corso di Sostenibilità.

Sogna, dopo la Triennale, di continuare a studiare per poi lavorare come Graphic Designer e sottolinea il valore della formazione teorica: “Il secondo anno è molto teorico: abbiamo studiato Matematica, Chimica analizzando i vari materiali e capendo come sono costituiti gli oggetti”. Tra gli esami più temuti c’è Fisica, ma rassicura: “La chiave di volta è avere una buona preparazione e occorrono una buona dose di impegno e costanza. Aiutano molto anche il lavoro di squadra e il confronto con i compagni”.

Tra i laboratori più apprezzati prende posto quello di Conscious Design, guidato dalla prof.ssa Martusciello. Federica Perrella, studentessa del terzo anno, lo descrive come “un laboratorio improntato sull’aspetto psicologico. Alla fine c’è un concorso, durante il quale ognuno deve presentare un prodotto finale”. Gli studenti si sono ritrovati a interrogare un bisogno reale per ideare un oggetto utile e significativo.

Emanuela, sua compagna di corso e aspirante Interior Designer, racconta di aver scelto questa università dopo averne visitate diverse: “Questa mi ha colpito particolarmente. Oltre a essere già appassionata alle materie del corso, mi sono sentita subito accolta”. Anche lei ricorda l’ansia per il TOLC, poi svanita dopo averlo superato: “Basta metterci impegno e studiare”. Enrico Aversano, studente al secondo anno, spiega di aver scelto Design e Comunicazione per la sua natura libera e dinamica: “Mi piace essere libero, vivere in una situazione dinamica.

Molte persone pensano che siamo al computer a fare progetti, in realtà studiamo in contesti molto stimolanti”. Ricorda il corso di Progettazione tecnologica eco-orientata, durante il quale gli studenti hanno costruito capannoni con materiali riciclabili. Parla poi della volontà di proseguire, dopo la Triennale, con una Laurea Magistrale in Architettura: “Trovo che essere solo Designer non ti conceda tanta autonomia ma non mi pento della mia scelta: ero già consapevole di voler intraprendere questo percorso”.

Elvira Diana, studentessa del terzo anno in Design per la Moda, sorride ripensando alle difficoltà iniziali con Disegno: “Ho provato e riprovato fin quando non ho ottenuto i risultati sperati. Penso di aver quasi deforestato un bosco per tutti i fogli che ho utilizzato!”. Con il sogno di lavorare nel settore manageriale della moda, racconta di essere rimasta affascinata dal corso di Graphic Creation, occasione che l’ha condotta a realizzare una rivista dedicata alla moda africana.
Rosanna Parente, al quinto anno di Architettura, coltiva sin da bambina il sogno della scenografia e descrive il suo percorso come un viaggio fatto di “sana competizione, perseveranza e litri di caffè”.

Parlando degli esami più temuti, rassicura: “I calcoli spaventano tutti ma piano piano si può superare. Ognuno ha bisogno dei propri tempi e paragonarsi agli altri è inutile”. Sogna, al termine del percorso di studi, di specializzarsi con un Master in Scenografia. Giulia, laureata in Architettura lo scorso ottobre con una tesi in Tecnica delle Costruzioni sulla vulnerabilità sismica in Campania, ricorda con leggerezza quel periodo: “La scrittura della tesi non è un momento da temere. Se scegli un argomento che ti piace, il tempo vola”.

Sottolinea anche l’importanza del confronto e della sana competizione: “Il fatto che ti ritrovi a confrontarti con tante persone ti sprona a fare sempre di più”. Ancora incerta sul futuro, è convinta però di proseguire in questo ambito: “Voglio capire cosa mi piace, fare esperienza”. Alle future matricole lascia infine un consiglio: “Vivete il percorso universitario a pieno, credete in voi stessi. La costanza farà in modo che tutto vada liscio”.
Filomena Parente

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Ateneapoli – n.19-20 – 2025 – Pagina 32-33

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