Un’occasione di formazione diretta sulle procedure di classificazione e analisi dei materiali ceramici di epoca romana. Nei prossimi mesi si svolgerà il laboratorio in presenza ‘Catalogare i reperti ceramici: il repertorio ceramico di età romana’, organizzato dal prof. Marco Giglio, docente responsabile, e curato dall’assegnista Giovanni Borriello, uno dei massimi esperti in Italia di ceramica romana.
In un ambito come quello archeologico, dove la conoscenza si costruisce anche (forse, soprattutto) attraverso il contatto con i reperti, attività di questo tipo rappresentano un momento essenziale per acquisire competenze tecniche e metodologiche complementari allo studio teorico. Costruito come altra attività formativa, e per questo articolata in sei incontri per un totale di 12 ore, il laboratorio è rivolto agli studenti e alle studentesse della Triennale in Culture antiche e Archeologia: Asia, Africa e Mediterraneo e della relativa Magistrale. “Abbiamo realizzato due schede distinte – riferisce Giglio – una per Corso, perché vogliamo offrire due livelli di formazione.
Al triennio uno più basico; al biennio uno di maggiore approfondimento”. Sulla ceramica, al centro delle attività: “fa parte dei reperti che normalmente vengono ritrovati in uno scavo e quindi deve essere trattata e documentata secondo degli standard definiti dal Ministero”. Tornando a ciò che verrà insegnato agli iscritti della Triennale: “parliamo di pre-catalogazione, ovvero lavaggio, primo trattamento post scavo, identificazione e suddivisione per gruppi omogenei, quelli che noi chiamiamo classi di materiali.
Metteremo i ragazzi davanti a contesti di ceramiche provenienti da scavi archeologici non pre-catalogati e, spiegando teoricamente la differenza tra le parti, lasceremo fare a loro il lavoro di suddivisione per classi ceramiche di appartenenze e/o per elementi morfologici (il corpo del vaso, il piede, l’ansa, il manico)”. Salto di livello, invece, per coloro che sono iscritti alla Magistrale: “ogni oggetto, ogni parte morfologica di un vaso – gli orli in questo caso specifico – corrisponde a un tipo ben definito che vive in un determinato momento cronologico.
Ebbene, per quell’oggetto faremo una scheda più approfondita. Da descrizione, da analisi secondo dei repertori bibliografici già predisposti in passato da altri studiosi per le singole classi, cercheremo il confronto e l’attribuzione a un determinato tipo di prodotto che ci darà informazioni cronologiche. Parliamo, in sostanza, della scheda RA (reperto archeologico), uno dei modelli di schede che si realizzano per conto del Ministero”.
Scavi di Pausilypon, di Pompei o altri ancora sui quali le squadre dell’Orientale stanno lavorando: sulla base del numero degli iscritti il coordinamento stabilirà più avanti dove avverranno le attività.
L’ultima battuta di Giglio è sull’importanza di laboratori pratici di questo tipo nel percorso di formazione di un archeologo: “nell’ambito del Corso, ritenendole estremamente importanti, abbiamo portato il numero di altre attività formative a 6, così che gli studenti possano svolgere molte più iniziative pratiche, oltre alle lezioni frontali teoriche. La parte di conoscenza diretta del contesto di scavo e delle tecniche di documentazione o analisi dei reperti è fondamentale”. A tal punto che, secondo il docente, per certi aspetti, si possono definire “altre attività professionalizzanti”.
Scarica gratis il nuovo numero di Ateneapoli
Ateneapoli – n.18 – 2025 – Pagina 50







