Caterina Marianna Banti, studi orientalistici, medaglia d’oro nella vela alle Olimpiadi

Orgoglio italiano nel mondo, Caterina Marianna Banti, classe 1987, scrive a Tokyo una pagina storica per la Vela. La prodiera romana, fianco a fianco al timoniere Ruggero Tita (“con Ruggero abbiamo stabilito un rapporto di assoluta armonia; in barca deve esserci una collaborazione e una comunicazione costante”), conquista la medaglia d’oro ai Giochi Olimpici 2021 nella categoria Nacra 17, il catamarano misto da competizione voluto dalla International Sailing Federation (ISAF) e dal Comitato Olimpico Internazionale (CIO) per aprire la categoria ad una maggiore eguaglianza di genere. Alla sua seconda edizione, dopo i Giochi di Rio del 2016, il modello di catamarano Nacra 17 permette di avere un equipaggio misto di due persone, rispettando così le indicazioni del CIO sulla equa presenza di atleti donne e uomini nelle varie discipline sportive. 
Dopo una totale dedizione alla preparazione sportiva in vista dei giochi olimpici, Caterina corona con il primo posto tutti i sacrifici e gli sforzi sostenuti. “Negli ultimi cinque anni ho dovuto eliminare tutto, compresa la vita sociale, per concentrarmi sugli allenamenti. Non c’erano né il tempo né le energie per altro. Le giornate sono state scandite dagli allenamenti, dalle precise ore di sonno, da un certo tipo di alimentazione. Ho dovuto prendere dieci chili perché per il mio ruolo dovevo essere più un’atleta che una velista – racconta – È una vita di grande routine e di grandi rinunce, ma non mi è mai pesato realmente. Mi piace perché insegui un obiettivo, una passione. La sensazione che mi dà la barca a vela è di un grande senso di libertà, svuoti la testa da tutto ciò che c’è a terra, ti concentri solo sulla barca, il mare e il vento”. 
I successi, nel suo caso, non si limitano a quelli sportivi. A 17 anni decide di seguire un corso di arabo presso l’IPOCAN – Istituto per l’Oriente Carlo Alfonso Nallino – iniziando così a coltivare la curiosità per una cultura diversa dalla propria. Il clima di internazionalizzazione e di apertura verso altre realtà presente in casa con il padre, il prof. Giorgio Banti, ha avuto una forte influenza sui suoi interessi futuri. Docente di Lingua e Letteratura Somala e studioso dell’Etiopia e della Somalia, Prorettore Vicario de L’Orientale durante il mandato della Rettrice Elda Morlicchio, il prof. Banti ha spesso coinvolto i figli nei suoi viaggi di studio, come ricorda Caterina: “ho vissuto il mio primo anno di vita in Somalia con tutta la mia famiglia per un impegno di lavoro di mio padre. A 6 anni siamo partiti per un viaggio in Etiopia, ma i ricordi sono soprattutto di quando ci siamo tornati, nei miei 17 anni. Lavorava ad una ricerca sulla regione di Harar e sulla lingua locale, che non è arabo ma utilizza i caratteri arabi. Questo è stato il mio primo reale incontro con l’Oriente”. Dopo il diploma al liceo classico, trascorre un anno a Tunisi, presso l’Institut Bourguiba des Langues Vivantes, per approfondire da vicino lo studio della lingua e, tornata in Italia, le sue idee sono molto chiare. Si iscrive a La Sapienza di Roma, al Corso di Laurea Triennale in Storia e Civiltà dell’Oriente e del Mediterraneo che conclude con 110 e lode e un lavoro di tesi sui movimenti religiosi del 1006. “Ho continuato a studiare lingua araba insieme a un po’ di persiano, ma tenendo il focus su Islamistica e le materie connesse: da Storia del Cristianesimo a Storia della Persia e le diverse religioni precedenti all’Islam”. Dalle numerose esperienze, soprattutto quelle all’estero, Caterina impara a parlare non soltanto inglese e arabo, ma anche francese, spagnolo e turco moderno.
Anche quella della vela è una scoperta che fa sin da piccola: a 13 anni segue un corso estivo e capisce che quello sport le ruberà il cuore. Decide però di non continuare, praticando invece equitazione, scherma e danza classica. Quando il fratello, grande appassionato di vela, le chiede di salire con lui sul catamarano, non se lo fa ripetere due volte. “A 22 anni, durante la Triennale, inizio ad allenarmi con lui in maniera più costante. Sentivo il bisogno di sfogare col fisico, sono sempre stata una ragazza sportiva”. Resta comunque in lei il desiderio di continuare il percorso accademico, nonostante l’altra sua grande passione, quella per lo sport, inizi a occuparle sempre più tempo. Si iscrive alla Magistrale in Lingue e Civiltà Orientali presso L’Orientale, dove oltre all’arabo e al turco moderno studia le basi del turco ottomano: “mi sono subito appassionata alla storia del 1700 del Medio Oriente, e all’Impero Ottomano nello specifico, e mi incuriosiva conoscerne un po’ anche la lingua”. Nel frattempo, al Circolo Canottieri Aniene di Roma, ormai la sua seconda casa, le propongono di entrare nella classe di preparazione alle Olimpiadi. A Formia, durante gli allenamenti, conosce quasi per caso Ruggero Tita, suo compagno fidato in questa avventura. Tra le numerose occupazioni quotidiane, inizia a collaborare con il magazine Osservatorio Mediterraneo e, associando studio, allenamento e lavoro, vive una fase della sua vita pesante ma estremamente soddisfacente. Racconta l’atleta: “la mia giornata iniziava alle cinque del mattino per riuscire a portare a termine tutti gli impegni. La mattina presto studiavo per qualche ora e poi lavoravo alle traduzioni o agli articoli che mi commissionavano. Nel pomeriggio uscivo per gli allenamenti e, tornando a casa, mi rimettevo sui libri. Durante gli anni in cui ho vissuto a Napoli, mi allenavo soltanto nei fine settimana, quando con il treno mi spostavo al Lago di Bracciano o ad Anzio”. Con una tesi in Studi Islamici e un lavoro di traduzione e commento critico di un testo inedito sulla questione del tabacco, nel 2015 Caterina si laurea anche alla Magistrale con il massimo dei voti e la lode. Negli anni, inoltre, non ha mai lasciato i corsi di lingua araba dell’Istituto Bourguiba che, alla fine di tutti e sei i livelli, le fanno conseguire il diploma finale. 
“Determinazione, organizzazione e impegno”
Alcuni anni dopo arrivano i primi importanti traguardi sportivi: tre medaglie d’oro al Campionato Europeo Nacra 17 tra il 2017 e il 2020, un bronzo ai Campionati del Mondo nel 2017 e un oro nell’anno successivo. Come è possibile conciliare tutto questo? “In tutto ciò che si fa è fondamentale la determinazione, l’organizzazione e l’impegno. Al liceo sono sempre stata nella media, non mi piaceva stare tutti i giorni nello stesso posto con le stesse persone. Ma all’università quello che facevo mi piaceva tantissimo e non mi pesava più studiare”. Gli studi sull’Oriente la rapiscono al punto che maturava in lei la volontà di continuare nel post laurea con un dottorato ma, racconta Caterina, ha dovuto mettere tutto da parte per dedicarsi anima e corpo al progetto sportivo che l’ha portata a vivere una delle più grandi emozioni della sua vita: “mi ero posta l’obiettivo di vincere una medaglia a Tokyo. Bisogna crederci fin dall’inizio, e avere una grande determinazione è imprescindibile per farcela. Vincere medaglie così importanti trasmette sensazioni strane. Sono stata contenta ma anche un po’ estraniata, come a dire ‘e adesso cosa faccio?’”. 
Il futuro prossimo: nello studio come nello sport l’allenamento costante è fondamentale: “riprendere dopo diversi anni lontana dai libri potrebbe essere difficile, capirò cosa fare”. A chi sogna di portare avanti insieme università e passione sportiva “consiglio di non farsi scoraggiare: è difficile ma basta impegnarsi e organizzarsi, soprattutto quando si è giovani e le energie lo consentono”.
 
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