C’è orgoglio da parte dell’Orientale nell’annuncio di una delle ultime gemme. Come un cerchio che si chiude, non poteva che nascere nell’Ateneo fondato da Matteo Ripa l’accordo con l’Università Normale di Shenyang per un programma di Doppio titolo in Lingue e Culture Orientali e Africane, con prima lingua cinese, e Didattica della Lingua cinese a stranieri.
“Sono molto contenta di essere riuscita a portare a termine quest’accordo – ha raccontato la prof.ssa Donatella Guida, che ne è la Referente – ha richiesto circa due anni di lavoro da parte mia e del collega dell’Ateneo cinese. Conosciamo bene la loro serietà in quanto è un’Università dove mandiamo i nostri studenti da 16 anni per corsi di lingua grazie a borse di studio erogate dall’Orientale”.
Detto altrimenti: “studiare due anni Didattica cinese per stranieri, in Cina, alza in maniera strabiliante il livello linguistico degli studenti e consente di acquisire un lessico specifico per insegnarlo. Tanti enti in Italia propongono percorsi di doppio titolo, è vero, ma in questo settore in particolare è un’opportunità che offriamo solo noi”. Come si legge nella nota diffusa dall’Ateneo, il programma “si propone di formare specialisti di lingua cinese che studieranno due anni in ciascuna delle due istituzioni partner al fine di conseguire in ognuna il titolo di laurea di primo livello corrispondente”.
In particolare: i primi due anni saranno svolti all’ombra del Vesuvio, mentre terzo e quarto anno in Cina (dove le nostre Triennali durano quattro anni, dunque L’Orientale ha dovuto trovare una quadra); al termine del percorso i laureandi dovranno elaborare due tesi. Al fine di far recuperare tempo a studentesse e studenti, Palazzo Corigliano ha pensato di riconoscere durante il percorso Magistrale (quello offerto dall’Ateneo napoletano ovviamente) alcuni esami svolti durante la Triennale – un’annualità di cinese, per esempio.
La grande opportunità è riservata a 15 studentesse e studenti. Ma la docente avvisa: “il Corso è molto duro, seguiranno con studenti cinesi, bisogna arrivare ad un livello altissimo e destinatari ideali sono coloro che hanno studiato la lingua già a scuola. C’è bisogno di tanto impegno e motivazione”.
E infatti i requisiti sono assai stringenti: “per essere ammessi alla frequenza del terzo anno presso l’Università Normale di Shenyang è necessario che i candidati conseguano la certificazione HSK 4 (l’unico esame di lingua cinese ufficialmente riconosciuto dal governo cinese e riconosciuto a livello internazionale per i non madrelingua, ndr) con punteggio di almeno 180 e HSKK di livello intermedio con un punteggio non inferiore a 60.
Alla fine del terzo anno accademico di studio, gli studenti del Programma dovranno partecipare ad una procedura di verifica che include una certificazione HSK 5 con punteggio di almeno 180 e HSKK di livello intermedio. Gli studenti che non supereranno la valutazione non potranno continuare il Programma, riceveranno, però, la certificazione attestante gli esami superati durante il terzo anno”. Ma l’impegno da profondere nello studio sarà l’unico vero scoglio.
Già, perché agli ammessi verrà concessa dal Centro per l’educazione e la cooperazione linguistica (CLEC), Ministero dell’Istruzione, Repubblica Popolare Cinese, una borsa di studio parziale di RMB 40.000 all’anno, per coprire le tasse universitarie, l’assicurazione, l’alloggio e le spese di soggiorno relative ai due anni che trascorreranno in Cina.
“Al massimo i ragazzi dovranno pagare solo il volo. Pochi Atenei riescono ad offrire tali opportunità”. Il bando sarà pubblicato dall’Orientale quando gli studenti che stanno iniziando adesso saranno al secondo anno, dunque per la primavera del 2027, con partenze previste per il settembre successivo. Al momento della discussione delle due tesi, l’Ateneo partenopeo garantirà di poter eseguire a distanza quella che lo riguarda, “grazie a un decreto speciale del Rettore, per evitare spostamenti lunghi che facciano perdere lezioni ai ragazzi”.
Insomma, i 15 che prenderanno parte al programma “assorbiranno competenze spendibili in tanti campi di lavoro, considerando che impareranno una lingua corrente a un livello davvero alto. Penso al commercio, all’interpretariato, oltre all’insegnamento ovviamente. È una sperimentazione e ci auguriamo che ci saranno molte adesioni”.
Claudio Tranchino
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Ateneapoli – n.15 – 2025 – Pagina 34