La parola agli studenti. Formazione unica nel suo genere ma occorre spirito di adattamento

Saltare da una sede all’altra, nel cuore di Napoli, imparando a gestire il ‘quarto d’ora accademico’ per arrivare in tempo alle lezioni. Sedersi in aula e prendere il tablet – o il block notes per i più affezionati alla scrittura a mano – e scarabocchiare appunti che talvolta diventeranno indecifrabili in fase di rilettura. La soddisfazione di quando si inizia a comprendere una lingua che ai blocchi di partenza era sembrata una cascata da scalare a mani nude.

E ancora: i caffè per studiare fino a tardi in vista di un esame; le borse di studio per trascorrere qualche mese dall’altra parte del mondo, dove ci si perde in culture e Paesi altri; il caro affitti, che rende complicata la ricerca di un alloggio a prezzi ragionevoli; la spola tra il proprio paese d’origine e la città, pendolando tra treni e autobus.

Quello universitario è un periodo della vita irripetibile. E all’Orientale ha le sue peculiarità, tra una formazione unica nel suo genere a livello nazionale e uno spirito di adattamento che deve nascere quanto prima in chi lo frequenta. Poi le amicizie e i luoghi, che diventano casa per anni. Questo potrebbe attendere le future matricole. E tanto altro ancora, come in parte raccontano gli studenti che ad oggi sono iscritti all’Orientale.

Alcuni di loro hanno raccontato spaccati della propria esperienza in Ateneo sulle pagine di Ateneapoli e dato qualche consiglio utile ai colleghi del futuro prossimo. A Palazzo Giusso, in pausa pranzo e seduti su una delle panchine del cortile, ci sono Brunella e Luca, compagni di Corso al secondo anno di Scienze Politiche. “Credo possa giovare molto – spiega la prima, a proposito della redazione del piano di studio – riuscire a farsi un’idea informandosi bene prima di iniziare e scegliendo insegnamenti che non sembrano semplici ma affini ai propri interessi così che possa risultare più piacevole.

Ad ogni modo, il fatto che al secondo anno si possa intervenire e modificare il piano di studio aiuta tantissimo, nessuna scelta è definitiva”. Da leggere con attenzione anche ciò che la studentessa ha da dire in merito alle lingue: “al primo anno frequentavo il curriculum Asia e Africa e studiavo arabo. Ho capito fosse controproducente, non mi piaceva, e sono passata allo spagnolo. Il cambio in sé mi ha comportato qualche problema a livello burocratico – la segreteria mi ha fatto penare – ma la possibilità di poter cambiare è davvero unica, non è concessa nella maggior parte delle università. Ripeto, qui si può cambiare idea”.

Sull’Orientale in generale, ha detto: “è una realtà particolare, ma devo dire che non si viene abbandonati a se stessi. Per quanto possibile si è seguiti, e questo è sia un pregio che un difetto, perché si studia meglio, ma al tempo stesso si è di più sotto la lente di ingrandimento. È riconosciuto un po’ da tutti che ci sono problemi di organizzazione, ma lo vedo come un qualcosa che aiuta a crescere. Le strutture lasciano a desiderare: mancano manutenzione e pulizia”. Il collega studia spagnolo, oltre all’inglese: “Mi piace molto e avevo già una base avendolo studiato alle medie. In questo senso, il suggerimento è di scegliere ciò che ispira”.

Luca si esprime sul livello dei docenti: “quello di alcuni, a lezione, mi ha davvero sorpreso in positivo”. L’esempio: “non ho superato l’esame di Diritto pubblico, ma le lezioni sono state tre le cose che mi hanno motivato di più a studiare nella mia vita. La bocciatura è solo un giorno, una prestazione. E tutti possiamo sbagliarla. La vera ambizione che deve avere uno studente, secondo me, è poter dire a un suo compagno, a fine lezione, ‘quanto siamo fortunati ad assistere a questo?’.

Io porto un’esperienza diversa dagli altri e questo mi spinge ad apprezzare tantissimo quello che sto ricevendo. Ricordo la felicità di studiare filosofi come Marx, Durkheim per l’esame di Sociologia. Rifarei cento volte la scelta dell’Orientale”. Sempre iscritti a Scienze Politiche Antonio e Giuseppe. “Consiglierei di scegliere il Corso a chi è interessato ad approfondire diversi settori dal punto di vista generale, politica, economia, diritto, storia – riferisce il primo – L’organizzazione manca: le lezioni si accavallano, il materiale fornito a lezione non sempre mi convince.

Ad ogni modo, dal punto di vista linguistico L’Orientale offre tantissimo, davvero”. Giuseppe esalta le caratteristiche della formazione dell’Ateneo: “il Corso è unico in Italia, non si trova qualcosa di simile altrove. Riconosco all’Ateneo che le lezioni di lingua sono molto avanzate, i madrelingua sono di un livello assoluto. D’altra parte iscriversi qui significa anche sapersi adattare. Per esempio: oggi ho sostenuto l’esame di Economia e la comunicazione sull’aula l’ho ricevuta mezz’ora prima”.

A Palazzo Corigliano c’è qualcuno che sta ripassando gli ultimi concetti prima di essere chiamato per sostenere un esame. È il caso di Marica, Magistrale in Archeologia: “alla me di tanti anni fa suggerirei di lanciarsi molto di più negli esami e di vivere di più e meglio l’università”. Lo stesso discorso vale per l’amica, Marialucia, che esalta i professori: “sono preparatissimi, tra i migliori nel nostro campo in Italia, e in più Archeologia offre tantissimi scavi. In generale l’Ateneo dà tanto a noi studenti”.

Due i difetti: “talvolta c’è troppa competizione tra noi e bisogna stare molto dietro alla segreteria per ottenere qualcosa”.
Decisamente più tranquilla Chiara, iscritta alla Magistrale di Lingue e culture dell’Asia e dell’Africa. Rispetto alla Triennale che ha frequentato, ovvero Lingue e culture orientali e africane, racconta: “oltre agli esami di lingua, ce ne sono tanti di storia, filosofia e di cultura in generale, con docenti preparati. All’epoca ho studiato cinese e hindi, poi ho abbandonato la seconda, mentre la prima è stata da sempre la mia scelta principale.

E dico: bisogna prepararsi ad affrontare una lingua che è difficile. Ci vuole costanza nello studio e va frequentato il lettorato, sempre. Di contro anche l’hindi non è semplice, ma mi è sembrato fattibile abbinarlo al cinese”. Accanto a lei c’è Chiara, sua omonima, studentessa di inglese e cinese a Letterature comparate. E sul test dice: “credo sia fattibile e la preparazione scolastica è sufficiente. Può essere utile sicuramente esercitarsi”.

Le differenze nello studio dell’inglese tra scuola e università arrivano dopo: “al primo anno non ci saranno molti problemi, forse andando più avanti diventa sempre più importante seguire i lettorati, perché il livello si alza. Ad ogni modo, per quanto è diffuso oggi l’inglese, anche tra serie tv e contenuti vari, è anche più semplice migliorare”.

Sulla qualità dello studio di questa lingua all’Orientale: “non si esce dalla Triennale con chissà quali conoscenze, serve proseguire assolutamente”. La battuta finale delle due studentesse è sulle esperienze all’estero: “le faremo, la prima scelta assoluta è la Cina”.

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Ateneapoli – n. 11-12 GUIDA UNIVERSITARIA – 2025 – Pagina 139

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