“L’UE è la barca, il Consiglio è l’insieme dei capitani che decidono di andare in una certa direzione”

“L’Unione Europea ci riguarda tutti, anche se sembra lontana”. Una frase pronunciata e ascoltata, a seconda di casi e contesti, tantissime volte. In questo caso il virgolettato appartiene a chi Bruxelles la conosce bene, perché ne è parte integrante: Niels Timmermans, il Press Officer – ovvero l’addetto stampa – del Consiglio dell’Unione Europea, che ha tenuto una lezione in italiano (più altre due in olandese nei giorni successivi) nel pomeriggio dello scorso 21 ottobre nell’aula 320 della sede di via Duomo dal titolo ‘Dietro “le quinte” di Bruxelles: il potere e l’influenza dell’Unione Europea’.

L’incontro – è evidente fin dagli intenti iniziali – ha avuto scopi quasi didattici. Ha voluto offrire le coordinate per capire com’è strutturata l’Unione Europea nelle sue varie istituzioni, come si prendono le decisioni e come tutto questo incida quotidianamente sulla vita dei suoi 450 milioni di cittadini. “Europeo, belga, fiammingo, parla con i giornalisti (e non solo) in cinque lingue diverse (inglese, francese, tedesco, italiano e francese)”, così nel presentare l’ospite il prof. Franco Paris, che insegna Lingua e letteratura nederlandese.

Poi aggiunge: “Niels è qui per parlare delle prospettive che i giovani possono avere quando si parla di UE. Troppo spesso dimentichiamo di essere europei, soprattutto in tempi come quelli che viviamo”. Nel tentativo di rendere interattiva la chiacchierata, il Press Officer ha coinvolto subito i partecipanti con una domanda: “cosa significa Unione Europea per te?”. La risposta più gettonata è stata “comunità”; in seconda battuta “connessione, collaborazione”.

Sfruttando questi concetti come pezze d’appoggio, Timmermans ha riportato esempi pratici delle tante cose che è (e potrebbe essere) l’UE: “le prime cose che mi vengono in mente sono i suoi abitanti, le 24 lingue parlate, i 27 Paesi che la costituiscono – speriamo rientri presto anche il Regno Unito, è anche nel loro interesse per diversi motivi. Penso ai valori condivisi: pace, sicurezza, solidarietà economica e sociale.

Senza dubbio penso allo spazio Schengen, grazie al quale possiamo circolare senza controlli alle frontiere – posso portare con me il limoncello quando torno in Belgio senza pagare tasse supplementari. Non posso dimenticare l’euro, ovviamente: prezzi diversi, ma una moneta unica. L’UE è fin dall’inizio un progetto economico, anche se parliamo di tantissime altre cose supplementari. Per esempio grazie alla tessera sanitaria si può andare dal medico in uno Stato membro senza pagare tanti soldi. Tutti questi sono solo alcuni casi di come l’Unione influenza la nostra vita”.

Richiamando con un collage di titoli di giornali italiani (figura anche il volto di Salvini, più volte bersagliato con frecciatine ironiche dall’addetto stampa) le colpe che talvolta i politici danno all’Europa in modo strumentale, ha spiegato poi dove finiscono le competenze europee e dove iniziano quelle dei singoli Stati: “faccio un passo indietro e torno sul Covid-19. Perché certi provvedimenti non li ha adottati l’UE – chiudere frontiere, imporre lockdown ecc. Perché la competenza in questo caso è nazionale, cioè dei singoli membri”.

E quindi per l’UE alcune competenze sono complete, alcune condivise (per esempio la salute, l’Unione ha deciso di comprare i vaccini, ma la gestione degli ospedali è dei singoli, per esempio), in altre non ne ha nessuna, ma può solo fare raccomandazioni (sport, cultura). Sulla base di questo Bruxelles emana i regolamenti (fissi e obbligatori in tutto, senza flessibilità), direttive (c’è uno scopo cui tendere ma ogni Stato membro può decidere come raggiungerlo) e le raccomandazioni.

Dunque, come si decide davvero in UE? Timmermans, per spiegarlo, ha fatto una lunga panoramica parlando del cosiddetto triangolo istituzionale, composto da Commissione Europea, Consiglio dell’Unione Europea e Parlamento Europeo, e di ciascuno ne ha spiegato funzioni e ruolo, entrando nel dettaglio.

Interessante anche la metafora per decifrare il Consiglio Europeo: “l’UE è la barca, il Consiglio Europeo invece è l’insieme dei capitani che decidono di andare in una certa direzione. Cioè imprimono un orientamento politico, pur non avendo funzione legislativa”.

Il Press Officer rivela perché, dal suo punto di vista, è necessario entrare così nel merito di questi meccanismi formali: “i ministri, i capi di governo, i parlamentari eletti: tramite loro gli Stati membri possono incidere eccome, anche se talvolta fanno pensare il contrario (uno dei riferimenti, in questo caso, è l’ungherese Victor Orban)”. Poi ha aggiunto: “la diplomazia non è mai perfetta, dunque l’idea è sempre quella di dover trovare un compromesso tra i 27 Stati e comunque nessuno sarà mai d’accordo in toto”.

Nessun riferimento diretto alla stretta attualità, se non due brevi riferimenti: uno all’approvvigionamento energetico dopo l’invasione russa dell’Ucraina; l’altro alla Palestina, a proposito dell’unanimità e di come funzioni il sistema di voto al Consiglio – “in questo momento sulla Palestina è difficile trovare un accordo, la questione rientra nella politica estera, che è materia su cui serve necessariamente l’unanimità, cosa che rende le cose difficili talvolta.

C’è l’idea di abolirla, ma per paradosso serve proprio l’unanimità al fine di raggiungere lo scopo”. Timmermans si è congedato mostrando prima un video e poi ragguagliando studentesse e studenti sull’importanza delle lingue sulle procedure attive per svolgere tirocini presso l’UE.
Claudio Tranchino

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Ateneapoli – n.17 – 2025 – Pagina 32

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