Intervista al Direttore del Dipartimento di Scienze umane e sociali. “Noi viviamo del confronto continuo e del sentirci comunità”

Figlio dell’ex Facoltà di Scienze Politiche e sito in una delle sedi storiche dell’Orientale, Palazzo Giusso, Scienze umane e sociali è il Dipartimento non linguistico dell’Ateneo, crocevia di sette aree scientifiche che guidano ricerca e didattica: giuridica, economica, storica, geografica, relazioni internazionali e studi areali, filosofico-artistico-pedagogica, studi culturali e sociologici.

E tra queste aree, multidisciplinarietà e dialogo sono le parole d’ordine. “Abbiamo molte anime e dal mio arrivo stiamo tentando di individuare alcuni filoni di ricerca che caratterizzino meglio il Dipartimento – spiega il Direttore prof. Paolo Wulzer – Studiamo economia, politica, società”.

Un peculiarità: “la compresenza di un radicamento territoriale e una forte proiezione internazionale. E infatti ci occupiamo di governance globale e regionale, dinamiche areali, con focus specifico su Europa, Americhe, Asia e Africa. Negli ultimi anni ci siamo avvicinati molto al fenomeno delle migrazioni, tanto sul piano regionale che su scala internazionale. E tutto ciò che a quello è legato: diritti umani, accoglienza, dinamiche socio-economico-culturali”. Dal punto di vista didattico, gli indirizzi generali si sostanziano naturalmente nell’offerta formativa.

Che consiste innanzitutto nella Triennale in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, che ha subito una profonda rivisitazione, e poi nelle tre Magistrali in Lingue e Comunicazione Interculturale in Area Euromediterranea, Relazioni e Istituzioni dell’Asia e dell’Africa, Relazioni Internazionali. Alla domanda ‘perché iscriversi a Scienze umane e sociali?’, Wulzer risponde così: “il Dipartimento offre una preparazione ampia, variegata che consente di acquisire strumenti culturali di interpretazione della contemporaneità sotto molto punti di vista. In particolare, parliamo di una Triennale che, certo, si trova in tutta Italia, ma qui all’Orientale ha una forte connotazione internazionale e una spiccata caratterizzazione areale.

Come noto, il Corso è stato profondamente revisionato, anche in base alle esigenze degli studenti, per avvicinarli alla scelta di un percorso più specialistico e professionalizzante”. E l’ultima battuta del Direttore è riservata ancora a studentesse e studenti, che fin dagli albori del suo mandato sono stati al centro del programma: “Assieme alla squadra che mi affianca, a partire dalla Vicedirettrice, la prof.ssa Roberta Arbolino, ho voluto aprire la struttura a una interazione profonda con i ragazzi.

L’università sta cambiando: prima la pandemia, poi la concorrenza delle Telematiche e gli impatti del calo demografico. Noi viviamo del confronto continuo e del sentirci comunità. I palazzi non sono barriere ma luoghi di condivisione. A questo scopo abbiamo proposto il Welcome Day lo scorso anno per accogliere le matricole.

Di recente abbiamo organizzato un Festival di politica internazionale grazie al coordinatore del Dottorato, il prof. Raffaele Nocera, e si è rivelato un momento di grande apertura al territorio – l’evento è stato frequentato da una media di 60 persone a sessione, di cui metà esterni”.

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Scienze Politiche e Relazioni Internazionali. Esperienze all’estero “quasi una vocazione naturale”

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