Con l’inizio del nuovo anno accademico, gli allievi ordinari del primo anno del Corso in Matematica, Fisica e Ingegneria della Scuola Superiore Meridionale hanno varcato la soglia di una nuova fase della vita. Dopo anni trascorsi tra i banchi di scuola, un nuovo ritmo imporrà loro un passo diverso.
Più autonomo e rigoroso dal punto di vista didattico, ma anche più aperto intellettualmente al confronto. Ascoltando le parole di ragazze e ragazzi è palpabile la curiosità. Al tempo stesso la determinazione, in parte l’ansia. Segni di una crescita che avverrà in vista di un obiettivo: trasformare la passione per le scienze esatte in metodo, conoscenza e – perché no – nuove scoperte.
Mauro Adinolfi, di Baronissi, racconta le sue prime sensazioni: “Al momento sono molto positive. Il fatto di seguire tutti assieme ci ha permesso di fare subito gruppo. Siamo già una comunità”. Allo stesso modo tratta la residenzialità: “è proprio quello che aiuta ad ambientarsi in fretta”. Al momento frequenta il corso di Complementi di Matematica: “la marcia è molto più alta rispetto all’Università (è iscritto a Matematica alla Federico II, ndr), ma è molto stimolante”. Sulle ambizioni per il futuro, si espone già: “fare ricerca nella matematica pura. So che è difficilissimo ma mi piacerebbe. Molto”.
Ivan Cammarota, allievo avellinese che studia Fisica alla Federico II, parla del momento in cui ha realizzato che la scelta fosse quella corretta: “ho due giorni a settimana in cui le ore di lezione sono otto tra i due percorsi ed è abbastanza impegnativo e duro, ma i corsi della Scuola cancellano il peso delle ore precedenti. Sembra paradossale ma è così. Gli argomenti vengono trattati con maggiore velocità e in modo più approfondito. E questo rende il tutto davvero interessante. Poi gioca molto a favore il rapporto diretto tra noi allievi, che siamo pochi, e i docenti”. Sul passaggio dalla scuola al nuovo inizio: “è stato confortante”. E racconta il motivo: “essere di nuovo in una sorta di classe ha conservato la familiarità della scuola.
In più, l’obbligo di residenza è un vantaggio per chi viene da fuori Napoli come me. E comunque è una grande esperienza, mi sono trovato a mio agio fin da subito. Condividiamo le stesse passioni e non può che essere una situazione costruttiva”. La routine ruota tutta intorno allo studio, naturalmente. Per questo il momento preferito è la sera: “a fine giornata torniamo da Via Claudio tutti assieme in treno e poi passiamo la serata in residenza a chiacchierare, conoscerci”. Sul futuro del percorso che ha intrapreso, la prospettiva è originale: “spero di divertirmi, innanzitutto. Mi piace quello che faccio e ho tanta curiosità”.
Giuseppe Caporaso, iscritto della provincia beneventana a Fisica, Federico II, con il sogno della ricerca, ha spiegato: “la Scuola richiede tanto impegno, concentrazione e passione. Però offre tanti spunti di riflessione e punti di vista inaspettati. Amplia le vedute”. La lezione che gli è piaciuta di più: “la seconda, durante la quale abbiamo concluso delle cose e mi sono reso conto effettivamente del livello della Scuola. La soddisfazione di affrontare temi, problemi, esercizi che hanno una difficoltà maggiore è enorme per me, e sono solo all’inizio”.
L’idea di provare il concorso per la Meridionale nasce su una riflessione: “la possibilità di condividere spazi, conoscenze e studio mi ha invogliato molto”. Luna Vee De Rosa, dell’hinterland partenopeo e iscritta a Fisica con carriera alias, su media voti ed esami da sostenere per tempo ha detto: “cerco di affrontare tutto con la dovuta tranquillità. Inoltre, gli esami alla Federico II dovrebbero essere più facili, e quindi credo che quelli che sosterrò alla Meridionale mi prepareranno per bene anche agli altri”.
Su ciò che più le è piaciuto finora: “i corsi alla Scuola, senza dubbio; c’è molta più interazione con i professori. In quelle situazioni ho meno soggezione e riesco a porre molte più domande. C’è molta più intimità. E pure poter vivere nel centro storico avendo a disposizione aule studio, stare con i coetanei”. Chiude Ilaria Pitocchi, di origine casertana, studentessa di Fisica oltre che allieva. “Credevo fosse una cosa superata, mi ha sorpreso il fatto che ci siano pochissime ragazze (nel gruppo di Ilaria ce n’è soltanto un’altra su 13 allievi, ndr), è una cosa che ho riscontrato anche durante i test di ingresso”.
Sulla vita alla Scuola: “lavorare in gruppo e potersi confrontare continuamente aiuta moltissimo, c’è grande complementarità. Insomma, va tutto bene. Il sistema a livello organizzativo funziona bene, anche se l’impatto è stato un po’ traumatico, ma l’aiuto reciproco dà l’idea di non essere mai soli. C’è sempre qualcuno accanto”. L’unica pecca, al momento, è “la logistica”. Ovvero: “ci spostiamo con il bus e talvolta è problematico”. Per descrivere in una sola parola la nuova esperienza alla Scuola, dice: “accoglienza”.
Claudio Tranchino
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Ateneapoli – n.17 – 2025 – Pagina 25







