Attività interattive per far toccare con mano il mondo della ricerca di area STEM a studenti di scuola, famiglie con bambini e pure a istituzioni e stakeholder. La Scuola Superiore Meridionale ha partecipato con i suoi ricercatori alla Notte Europea dei Ricercatori nell’ambito del progetto STREETS lo scorso 26 settembre. Le cinque aree scientifiche si sono presentate con altrettanti progetti, ognuno nel pieno rispetto delle proprie peculiarità.
Dal futuro dell’oncologia per CTO, passando dal genoma per GEM, gli sciami robotici di MERC e le simmetrie di MPHS. E per finire con il progetto ‘esplorando l’universo dai primordi a oggi’ di SPACE, ovvero l’area di Cosmology, space science & space technology (SPACE). Ad Ateneapoli, due membri del team che ha lavorato a quest’ultimo progetto hanno raccontato in cosa siano consistite le attività proposte al pubblico. Si tratta di Marco Chianese, Ricercatore in tenure track, e Marco De Cesare, Assegnista di ricerca e figura ‘ponte’ tra la Scuola, le sue diverse aree e il coordinamento di STREETS, assieme alla prof.ssa Micol Benetti.
Il titolo del tema è stato ‘Dal Big Bang all’espansione accelerata del cosmo’: “si è trattato di un’attività ad ampio spettro che, se vogliamo, incarna gli ambiti di ricerca e gli obiettivi formativi della nostra area”, hanno riferito entrambi. Queste le proposte al pubblico: “l’abbiamo invitato a ripercorrere assieme le principali tappe dell’evoluzione dell’universo, le proprietà dello spaziotempo, lo spaziotempo accelerato, la componente della materia oscura”. Occupandosi pure di Tecnologie e applicazioni spaziali, ai partecipanti sono stati mostrati anche “un modellino di razzo e un prototipo di un sistema di rientro”.
A tal proposito e all’attività del team, c’è stato il contributo sostanziale anche da parte dei dottorandi Serena Gambino e Marcello Miranda per Fisica, ed Emanuela Gaglio e Salvatore Rea per Tecnologie spaziali. Sull’opera di divulgazione che li ha interessati in occasione della Notte dei Ricercatori, Chianese ha detto: “l’idea è portare la scienza in strada, verso un pubblico di non esperti. È un evento che per uno studente, per esempio, può essere un momento importante per scoprire interessi e passioni.
Ad ogni modo non è facile divulgare, così come non è facile comprendere le domande che ci vengono poste, talvolta figlie di preconcetti, ma è un esercizio importante per noi addetti ai lavori, che impariamo a nostra volta a semplificare senza alterare la correttezza di un concetto. È gratificante scoprire di aver veicolato bene un messaggio”. Lungo la stessa scia si è espresso pure De Cesare: “è uno stimolo continuo; una sfida che impone di saper ascoltare il proprio interlocutore, che può appartenere a qualsiasi fascia d’età.
La Notte dei Ricercatori è bella per questo, non si sa mai chi si avrà davanti – un giovane studente, un insegnante, una famiglia, un bambino. A quel punto bisogna chiedersi: come la spiego l’espansione dell’universo? Non a caso, pensando ai più piccoli, abbiamo programmato attività specifiche come l’utilizzo di palloncini che con un gonfiatore potevano simulare l’universo in espansione, tanto per fare un esempio”.
Quanto ai singoli percorsi accademici dei due ricercatori, Chianese, fisico teorico delle particelle, dopo Triennale e Magistrale in Fisica, alla Federico II ha conseguito pure il dottorato, lavorando su un tema che tutt’oggi è oggetto dei suoi studi: “lo studio e la modellizzazione teorica della materia oscura, provo a capire come osservarla e a studiarne le proprietà”. E sull’interesse per un argomento così affascinante come la materia oscura: “ho iniziato a trattarlo tra il 2014 e il 2017 (durante il dottorato, appunto, ndr).
Era ancora in essere l’esperimento IceCube al Polo Sud, ovvero un telescopio di neutrini che in quegli anni aveva osservato per la prima volta neutrini ad alta energia di cui non si conosceva ancora bene l’origine. L’idea di base era provare a capire se questi avessero una connessione con la materia oscura”. A proposito del proprio percorso, il ricercatore afferma di essere sempre stato interessato alla matematica: “grazie soprattutto agli eventi di orientamento al tempo della scelta da fare per l’università, ho preferito Fisica per dedicarmi a una matematica più applicativa. La passione è stata continua e soprattutto coltivata nel tempo tramite gli esami, il rapporto e il confronto con i professori.
Fin da subito ho capito che questo ambito di studi fosse quello a me più vicino”. E ci sono stati momenti chiave che hanno indirizzato il dottorato e tutto ciò che è venuto dopo: “la scelta della tesi Triennale e Magistrale, dove ho capito cosa mi interessasse e con quale docente lavorarci”. Quanto a De Cesare, fisico teorico, si occupa di gravitazione. Dopo Triennale e Magistrale in Fisica alla Federico II, ha ottenuto il dottorato al King’s College, a Londra. Il tema in quel caso sono state le “implicazioni cosmologiche della gravità quantistica”.
Durante il primo post doc ha continuato a lavorare lungo quella direttrice, focalizzandosi tra le altre cose “sulla risoluzione della singolarità nel Big Bounce”, e ha anche esplorato “descrizioni effettive della gravità quantistica nell’ambito di teorie di gravità modificata”. Un girovagare tra Londra e Bilbao per i post doc che l’ha riportato poi a Napoli. Prima alla Federico II e poi alla SSM, dove si trova attualmente.
E sugli studi in corso ha spiegato: “mi sto interessando in particolare degli aspetti di propagazione su scale di tempo e spazio cosmologiche delle onde gravitazionali in universo che espande e di come i campi di materia hanno un impatto sulla geometria di un buco nero”. Il punto di scaturigine di questo lungo percorso risale ai tempi del liceo: “a un certo punto ricordo di essermi imbattuto in libreria nei ‘Sei pezzi facili’ di Richard Feynman, mi è stato di grande ispirazione e infatti ho letto quasi tutto ciò che ha scritto a livello divulgativo. E poi mi sono iscritto a Fisica”.
Quanto alla gravitazione, è ‘sbucata’ fuori già durante gli studi iniziali a Napoli, “e poi è germogliata nel corso degli anni”. Infine, un suggerimento a chi desidera intraprendere un percorso di ricerca: “parlare con quante più persone possibili – non solo colleghi – di tenersi aggiornati e leggere tante riviste di settore, sondando quali sono i campi di ricerca attivi per un eventuale lavoro di tesi, e sfogliando abstract e titoli – anche se non si hanno le competenze per capire tutto, può servire a stimolare interessi e curiosità”, conclude De Cesare.
Claudio Tranchino
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Ateneapoli – n.15 – 2025 – Pagina 30