Intervista al prof. Giuseppe Recinto, componente del Comitato Ordinatore. Un’eccellenza formativa che unisce sapere, innovazione e inclusività: la Scuola Superiore Meridionale

L’assetto organizzativo

La Scuola si articola in due ambiti interdisciplinari: l’area umanistico-giuridica e l’area scientifico-tecnologica.
In queste si inseriscono i sette Corsi per Allievi ordinari:
– Archeologia e Culture del Mediterraneo antico;
– Global History and Governance;
– Law and Organization Studies for people with Disabilty;
– Testi, tradizioni e culture del libro (tutte afferenti alla prima area);
– Matematica, Fisica e Ingegneria,
– Molecular science for earth and space,
– Genomic and experimental Medicine (seconda area).

Dieci i percorsi dottorali:
– Archeologia e Culture del Mediterraneo antico. Ricerca storica, conservazione, fruizione del patrimonio;
– Global history and governance;
– Law and Organizational Studies for the Promotion of Diversity and Inclusion;

– Testi, tradizioni e culture del libro. Studi italiani e romanzi;
– Molecular sciences for earth and space;
– Cosmology, space science & space technology;
– Modeling and engineering risk and complexity;
– Mathematical and physical sciences for advanced materials and technologies;

– Genomic and experimental Medicine;
– Clinical and Translational Oncology.

Nel cuore del Mezzogiorno, a Napoli, è presente un’esperienza rara nel panorama universitario italiano: la Scuola Superiore Meridionale, istituzione a ordinamento speciale nata nel 2019 sul modello della Scuola Normale Superiore e della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

A raccontarne la visione e le prospettive è il prof. Giuseppe Recinto, componente, con i professori Antonio Giordano, Giovanni Francesco Nicoletti, Pierdomenico Perata e Arturo De Vivo, che è Responsabile della Scuola, del Comitato Tecnico Ordinatore e figura centrale nel disegno originario dell’istituzione, oggi pienamente riconosciuta dal Ministero dell’Università e della Ricerca dopo il superamento “molto positivo” – come dichiara lo stesso professore – delle valutazioni ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del sistema Universitario e della Ricerca).

“La Scuola rappresenta un’esperienza di vita”, afferma il prof. Recinto, sottolineando come lo spirito della residenzialità, la vita comunitaria e l’approccio didattico personalizzato ne facciano un luogo di crescita non solo accademica, ma anche personale.

La Scuola si distingue per un percorso formativo parallelo: gli allievi ordinari frequentano i corsi universitari della Federico II, affiancati da attività di alta formazione erogate dalla Scuola, con accesso garantito tramite una selezione altamente competitiva. Per l’anno in corso sono disponibili 40 posti complessivi, suddivisi tra le aree umanistico-giuridica e scientifico-tecnologica.

I requisiti di permanenza sono altrettanto rigorosi: una media minima del 27, senza voti inferiori al 24. Al termine del percorso, lo studente consegue una laurea e un titolo equivalente a un Master di secondo livello, dimostrando la duplice eccellenza del programma. Uno degli elementi di maggiore innovazione, sottolineato con entusiasmo dal prof. Recinto, è la recente collaborazione con EY – Ernst & Young, con cui è stato sviluppato un percorso formativo sperimentale nel campo del diritto.

Attraverso l’intelligenza artificiale e l’analisi semantica delle competenze, sono stati individuati quattro pilastri fondamentali per la formazione del giurista del futuro: sostenibilità, intelligenza artificiale ed etica del diritto, gestione del patrimonio culturale e DEI (diversity, equity and inclusion).

“Abbiamo deciso di non limitarci a un elenco astratto di materie – racconta il professore – ma di usare strumenti predittivi e algoritmi per comprendere quali competenze saranno realmente necessarie ai giuristi nei prossimi anni”. È una dichiarazione che riflette un chiaro cambio di paradigma: l’Università non può più solo insegnare il sapere consolidato, ma deve anticipare il futuro, cogliere i segnali di trasformazione e formare cittadini capaci di guidarli. “Abbiamo constatato – osserva il prof. Recinto – che dinanzi alla complessità sociale, economica e culturale dei nostri tempi è necessario un approccio orizzontale”.

La formazione settoriale e iper-specialistica, sempre più soggetta all’obsolescenza, viene superata da un modello interdisciplinare, capace di formare professionisti flessibili, pronti ad affrontare i continui cambiamenti della società contemporanea. Il professore è molto netto su questo punto: “I saperi diventano costantemente obsoleti. Questo determina una difficile ricollocazione professionale. Solo chi ha sviluppato competenze trasversali e visione critica riesce ad adattarsi e reinventarsi”. È un richiamo chiaro all’urgenza di superare una didattica fondata su rigidi compartimenti disciplinari.

Questa visione si riflette anche nella progettazione didattica: i quattro pilastri non sono sviluppati secondo una sola disciplina, ma attraverso contributi giuridico-privatistici, pubblicistici, storici e filosofici, offrendo allo studente una comprensione ampia e sfaccettata dei temi trattati. Un esempio virtuoso di contaminazione tra saperi, che posiziona la Scuola come punto di riferimento nazionale e internazionale per chi desidera coniugare l’eccellenza accademica con la capacità di innovare.

“Non basta più essere esperti di un ambito ristretto – aggiunge il professore – bisogna saper dialogare con altre discipline, saper pensare in modo critico e interconnesso”. E non mancano i numeri a sostegno di questa visione: 157 allievi ordinari, 317 dottorandi, 41 assegnisti di ricerca e i primi 12 ricercatori selezionati costituiscono un ecosistema vivace e in continua espansione. La Scuola vanta anche una solida rete internazionale: sono previste borse di studio per soggiorni all’estero, partnership con università straniere, scambi, stage e convenzioni con aziende italiane e internazionali.

A breve sarà annunciata anche una convenzione con l’Unione Industriali Napoli, guidata dall’attuale Presidente Costanzo Jannotti Pecci, a dimostrazione del forte legame tra la formazione accademica e il mondo produttivo. Quanto alla domanda su un possibile accesso privilegiato alla ricerca o ai dottorati, il professore chiarisce: “Non parliamo di corsie preferenziali, ma sicuramente i nostri studenti sono molto ben preparati e molti di loro proseguono i propri studi nei dottorati, anche all’estero”.

L’obiettivo è formare professionisti e ricercatori altamente qualificati, dotati non solo di competenze tecniche, ma anche di capacità critiche e visione sistemica. Un messaggio importante, infine, è rivolto a quegli studenti che, pur brillanti, potrebbero sentirsi intimiditi da un percorso così impegnativo. “Non ci vuole alcun timore – rassicura il prof. Recinto – il nostro modello è fortemente personalizzato, con tutor e docenti che seguono da vicino lo sviluppo del talento di ciascuno. Ogni studente ha la sua unicità e la Scuola è pensata per farla emergere e valorizzarla”.

È proprio questo approccio umano e attento, insieme alla qualità scientifica e all’innovazione metodologica, a rendere la Scuola Superiore Meridionale un’eccellenza del Sud Italia, capace di guardare al futuro con strumenti solidi e visioni aperte. “La Scuola non è solo formazione – conclude – è un luogo dove si cresce, si impara a collaborare, a vivere con gli altri, a confrontarsi. È questo che fa davvero la differenza”.
Lucia Esposito

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40 posti per gli allievi ordinari, candidature entro il 29 agosto

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