Al Suor Orsola Benincasa, le discipline umanistiche non solo resistono: si reinventano, si aggiornano, si connettono con le sfide reali del presente. A ribadirlo è la prof.ssa Paola Villani, Direttrice del Dipartimento di Scienze Umanistiche – che attiva le Triennali in Lingue e culture moderne e in Scienze dei beni culturali: turismo, arte, archeologia, più la Magistrale a ciclo unico in Conservazione e restauro dei beni culturali di durata quinquennale – che cita un dato eloquente: “La metà dei nostri laureati Magistrali in Digital Humanities sono stati chiamati per collaborare a progetti di digitalizzazione dei beni culturali”.
Un segnale forte che smentisce, con i fatti, l’idea che il settore umanistico sia slegato dal mondo del lavoro. E non si tratta solo di esperienze formative: “Sono borse di studio, certo, ma prestigiose, perché all’interno di progetti che riguardano tutto il patrimonio culturale della Regione Campania”. Qui non parliamo di stage simbolici, ma di collaborazioni vere, con un impatto concreto e visibile. La docente lo dice chiaramente: il valore delle discipline umanistiche si afferma quando si sanno “declinare e aprire a sfide improrogabili”. È questo il punto di svolta: mantenere saldi i contenuti, ma con lo sguardo ben fisso sulle trasformazioni in atto.
Certo, non si negano le difficoltà generali del mercato del lavoro. “È un momento storico difficile per tutti i settori”, e lo dimostra il fatto che anche ingegneri, architetti e avvocati si ritrovano a competere negli stessi concorsi. Ma è proprio in questo scenario complesso che le lauree umanistiche, se ben orientate, possono fare la differenza. “Servono le nuove generazioni di laureati non solo in senso anagrafico, ma professionisti capaci di adattare le competenze a nuovi bisogni”. Flessibilità, metodo, spirito critico: ecco il valore aggiunto.
L’offerta formativa del Dipartimento lo dimostra sul campo. Il Corso Magistrale a ciclo unico in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali è già una storia di successo: “Una grande società che ha restaurato la Fontana di Trevi ha appena assunto tre nostri laureati”. Non è solo un esempio virtuoso, ma una conferma della qualità di una formazione che sa unire teoria e tecnica, cultura e pratica. E poi c’è la scommessa, vinta, delle Digital Humanities: un’area di studio che unisce saperi umanistici e competenze digitali, oggi più che mai richieste. “Ha bisogno di nuovi laureati capaci di gestire la complessità della digitalizzazione, del restauro e della catalogazione”.
Anche qui, il sapere umanistico diventa strumento operativo. Un altro fronte in evoluzione è quello dei Corsi di Lingue. La prof.ssa Villani fa notare come “l’introduzione sempre più comune dei traduttori incida sul professionista”, e per questo l’Ateneo continua a innovare, senza mai rinunciare all’identità profonda dei suoi Corsi: “Non vogliamo sacrificare i contenuti culturali – afferma con convinzione – perché quelli sono la solidità, creano il metodo e il pensiero critico che acquisirà il nostro studente. Questo è insindacabile”.
È un punto fermo: il contenuto resta centrale, ma deve integrarsi con competenze nuove, applicabili in contesti moderni e interdisciplinari. Sul fronte progettuale, la prof.ssa Villani sottolinea che più che nuove rivoluzioni, ora è il momento di perfezionare quanto già costruito: “Stiamo facendo un lavoro di assestamento e di perfezionamento”.
Il percorso di Lingue per le professioni resta saldo, con sbocchi nel mondo del lavoro e collegamenti con un Master dedicato. Il Digital Humanities si collega ora a due dottorati in azienda, mentre nel Restauro sono stati ottimizzati tirocini e stage, per offrire un’esperienza sempre più formativa e spendibile.
Infine, il consiglio agli studenti delle scuole superiori: sfruttare ogni occasione utile per orientarsi. Anche “visitare i luoghi dove trascorreranno dai tre ai cinque anni è fondamentale”. La conclusione della docente è semplice, ma forte: “Un grande in bocca al lupo consapevole. La scelta è complicata, ma noi ci siamo”.
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