Ha vinto una borsa di studio Fulbright e ha trascorso sei mesi, da gennaio a maggio, alla California State University di Los Angeles dove ha svolto un periodo di ricerca e tenuto un laboratorio di ecofisioloiga. Si tratta della dott.ssa Chiara Amitrano, ricercatrice in Botanica ambientale e applicata presso il Dipartimento di Agraria. “È stata davvero una bella soddisfazione – ha raccontato ad Ateneapoli – dato il peso della borsa e le personalità che l’hanno vinta in passato. Vivere un’esperienza del genere è molto motivante, innanzitutto dal punto di vista professionale, per assorbire nuove conoscenze e capire come lavorano i gruppi di ricerca più importanti del mondo”.
Di cosa si è occupata nello specifico: “Ho lavorato sull’adattamento al climate change, soprattutto alle alte temperature e alla carenza idrica in specie di interesse per lo più alimentari (riso, mais) con diverso metabolismo, per capire come queste reagiscono ai cambiamenti climatici applicando tutta una serie di analisi legate al water stress, alla fisiologia e all’anatomia delle piante”.
Sul soggiorno in California ha poi aggiunto: “viaggiare, andare via e mettere in pausa la propria vita non è mai semplice; tra l’altro negli Stati Uniti, al momento, si vive anche un periodo particolare e nelle università si avverte. Ho sentito una certa pressione – non su di me in prima persona, che ho condotto un periodo delimitato – su docenti, ricercatori e studenti. Le proteste sono state tante”.
Naturalmente, la collaborazione prosegue anche al suo rientro in Italia. Amitrano ad Agraria ha anche un insegnamento in Adattamenti morfofunzionali delle piante agli stress ambientali. Nel rapporto tra la sua esperienza di ricerca negli Stati Uniti e quella che tutt’ora conduce in Italia, sussistono delle differenze. Ma non tecniche: “di sicuro la nostra università e il Dipartimento sono assolutamente all’avanguardia. Il vero vantaggio, lì, è che le procedure sono molto veloci. Si acquista materiale di laboratorio con la carta di credito del Dipartimento su Amazon e il giorno dopo viene consegnato. Qui, invece, nella migliore delle ipotesi bisogna aspettare tre mesi”.
L’augurio per il proprio futuro è rinnovare il contratto e dire addio alla precarietà: “a settembre inizierò il mio ultimo anno e spero in una conferma, ovviamente. Con i tagli ai fondi che sta subendo l’università, non è affatto detto”.
Il consiglio ai più giovani riguarda anche questo aspetto: “Questo non è un lavoro facile. Perché non si finisce mai di studiare e perché, in Italia, le condizioni in cui versa la ricerca la rendono una carriera difficile. Contratti con pochi diritti, poco vantaggiosi economicamente e precari. Ad ogni modo suggerisco di sfruttare le borse per girare e andare all’estero, aiuta tantissimo ad aprire la mente per poi tornare con nuove conoscenze e un network importante”.
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Ateneapoli – n. 11-12 GUIDA UNIVERSITARIA – 2025 – Pagina 46