Studiare Giurisprudenza significa anzitutto una cosa: iniziare un percorso lungo cinque anni. Entrare dalla porta d’ingresso del Dipartimento da appena maggiorenni e uscire direttamente sulla via principale verso il mondo lavoro. Pensate all’esperienza del liceo: quanto siete cambiati in quei cinque anni? Quante volte avete cambiato idea sulla scelta dell’Università? Bene, adesso preparatevi ad evolvere nuovamente.
A raccontarvela così sono due ‘generazioni’ di giuristi: da un lato, l’esperienza di chi, ormai, è in dirittura d’arrivo, come Rita Pendino, studentessa al quinto anno; dall’altro, gli occhi curiosi di chi ha varcato per la prima volta la soglia di Giurisprudenza solo pochi mesi fa e ancora non sa cosa gli riserverà il futuro, come Vittorio Castiglione, che sta ora concludendo il primo anno.
Due storie di vita che non sono, però, poi così distanti ma che, anzi, portano entrambi a darvi uno stesso consiglio spassionato: non abbiate paura di non sapere ancora cosa volete diventare da grandi. Potrebbe infatti capitarvi, com’è stato per Rita, di “entrare con il desiderio di poter aiutare gli altri nella salvaguardia delle loro posizioni, immaginando di diventare un avvocato penalista” e poi, tra un corso e l’altro, “vedere altre prospettive, anche al di là del diritto”, innamorarvi della realtà d’impresa e decidere di continuare con l’indirizzo economico, aggiungendo un ulteriore anno di studi per conseguire anche la laurea in Economia.
O forse, siete più come Vittorio che, appassionatosi alle materie umanistiche al liceo scientifico e nonostante ci si aspettasse proseguisse in ambito STEM, ha realizzato una “scelta di cuore”, come lui stesso l’ha definita. È partito col chiedersi: ‘come mi vedo tra un po’ di anni?’ e la risposta è arrivata d’istinto: “mi sentivo più a mio agio all’idea di avere una futura utilità sociale in ambito giuridico, soprattutto in una società come la nostra, dove nascono continuamente nuove necessità.
Avere una conoscenza del diritto ti consente di essere sempre presente, in maniera centrata, all’interno del tessuto sociale”, racconta. Insomma, “siate un po’ elastici”, suggerisce Rita: “lasciatevi sorprendere dalle materie che incontrerete, anche perché tante opportunità che oggi ci sono nel mondo del lavoro neanche le conoscete e forse proprio grazie all’università, al rapporto che si crea quotidianamente con i professori, alle testimonianze che avrete modo di ascoltare durante i convegni, potreste scoprire interessi o strade che non avevate mai messo in conto”.
Forse proprio per questo Vittorio, nello scegliere una parola che possa descrivere il suo primo anno, è indeciso tra ‘travolgente’ e ‘coinvolgente’. “Da quando ho iniziato l’università credo sia cambiato anche il mio modo d’essere – racconta – Il 90% dei pensieri che faccio sono sempre un po’ ricollegati a quello che studio, perché anche nel banale guardare un telegiornale si vedono fenomeni sociali attuali che si ricollegano al diritto”.
Il primo anno sarà un bel cambiamento, confessa Rita, ed è importante non perdere quei piccoli punti di riferimento che fanno già parte della vostra routine: le vostre passioni. “Il miglior metodo di studio è non studiare solo – esorta Rita – Datevi un certo numero di ore al giorno in cui essere produttivi sui libri, ma poi fate anche altro. Io ho sempre fatto palestra, amo viaggiare e non mi sono mai privata di un’uscita con gli amici”, afferma.
Esami, suggerimenti ‘tattici’
Stessa cosa vale per Vittorio, che si divide tra studio, un lavoro abbastanza impegnativo, sport e divertimento, grazie, semplicemente, ad un po’ di organizzazione. “Andrà a vantaggio della vostra stessa produttività perché sapete che dopo lo studio c’è altro ad attendervi e, dunque, in quel tempo sui libri dovete dare il massimo”, spiega Rita. Preparare gli esami e scegliere il giusto appello in cui darli, a volte, è un giocare di strategia.
Un suggerimento tattico ve lo dà Rita, dopo ormai cinque anni di esperienza: “Al primo anno, concentratevi prima di tutto sull’avere buone basi, quindi date priorità a Diritto Privato e Diritto Costituzionale – suggerisce – Una volta acquisito il metodo, il resto vi sembrerà in discesa”. E non temete l’esame di Economia Politica! “Non serve essere bravi in matematica e il corso, così come l’esame, che è scritto, è diviso in due parti: microeconomia e macroeconomia”, tranquillizza Vittorio. “Ho trovato fin da subito un ambiente aperto al dialogo – riporta – Spesso si dipinge l’Università ritraendo i professori come inavvicinabili, ma non è così: potete confrontarvi e porre tutte le domande che avete”, smentisce.
Per entrambi, l’Università è stata, è e sarà un percorso di crescita personale, ma non per questo individuale. Anzi, proprio dal contatto con gli altri potreste apprendere le conoscenze più preziose. Dunque, non raggomitolatevi sulla sedia davanti alla scrivania nella vostra cameretta, ma “frequentate i corsi e conoscete i vostri colleghi”, consiglia Rita. Per lei, infatti, “dare qualche esame senza i miei amici sarebbe stato impossibile – confessa – Avere un gruppo di studio con cui preparare l’esame, con cui prendersi un caffè prima di sostenerlo… qualcuno che ti ascolti ripetere e ti aiuti a migliorare l’esposizione ti aiuta a capire i tuoi punti di forza e su cosa invece battere per migliorare. Questi sono i momenti che porto nel cuore”.
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Ateneapoli – n. 11-12 GUIDA UNIVERSITARIA – 2025 – Pagina 63-64