Una visita tecnico-didattica guidata dal prof. Francesco Ricciardelli per mostrare ad una ventina di studenti il sistema di monitoraggio della Torre Biologica del Policlinico federiciano.
“È un progetto sperimentale sviluppato nell’ambito del dottorato – spiega il docente ad Ateneapoli – e ho approfittato dell’occasione per mostrare le installazioni agli studenti di Ingegneria del Vento (insegnamento a scelta della Magistrale di Ingegneria Civile) e a quelli di Fondamenti di tecnica delle costruzioni (Triennale), che non avevano tutti gli strumenti per seguire bene quanto spiegato, ma mi sono sembrati comunque molto entusiasti dell’esperienza. Li abbiamo divisi in due gruppi e in maniera alternata i ragazzi sono stati condotti in copertura dell’edificio, dove c’è gran parte della strumentazione, e anche al diciottesimo piano”.
La giornata è cominciata al mattino con un seminario di circa due ore tenuto nell’Aula Galileo, in Dipartimento. Dopo l’introduzione, curata dal dott. Vincenzo Picozzi, ricercatore post doc, ha preso la parola l’ing. Antonio Malasomma, dottorando alla Vanvitelli, che si è soffermato sull’installazione presso la Torre Biologica.
E l’ha raccontato ad Ateneapoli: “Durante l’incontro abbiamo spiegato il monitoraggio e perché sia necessario, abbiamo istruito gli studenti al problema. Poi abbiamo affrontato il caso reale, cercando di capire come si fa il monitoraggio sulla strumentazione della Torre, come e perché è stata messa, sull’iter procedurale – insomma, una overview di ciò che nei fatti hanno visto, ovvero il computer centrale e altri strumenti”.
A confermare la bontà della visita anche la voce degli studenti. Luigi Palma, 24 anni, iscritto alla Magistrale, ne ha parlato in termini molto positivi: “È raro che all’università ci vengano concesse queste esperienze dal vivo, recarci alla Torre è stato davvero bello. Inoltre, abbiamo potuto vedere come nasce e si sviluppa un progetto di ricerca, cosa abbastanza inusuale per noi”. Quanto all’ora e mezza trascorsa sul posto, l’aspetto che più ha affascinato il futuro ingegnere è “l’osservazione dell’analisi dei computer. Ho sempre ritenuto molto interessante il fatto che possano immagazzinare una gran quantità di dati e trasformarli in grafici e informazioni”.
A valle, torna a parlare Ricciardelli, che sottolinea l’importanza di toccare con mano ciò che si studia durante il percorso formativo. Tant’è che ha parlato di un’esperienza dalla “doppia valenza”. La prima consiste “nel far entusiasmare gli studenti, il mestiere che faranno non è risolvere equazioni e fare calcoli, ma avere a che fare con il mondo che li circonda. L’Ingegneria Civile è una branca più attraente di altre perché plasma la realtà in cui viviamo, assieme all’Architettura. Il secondo significato è relativo al collegamento tra ciò che stanno studiando e la realtà: possiamo mostrare bellissime slide sulle tante attività che svolgiamo, ma osservarle e viverle in 3D è tutt’altra roba”.
Infine, il docente anticipa alcune info su un evento in programma per il 9 luglio: “come già accaduto lo scorso anno, porterò i ragazzi di Ingegneria del Vento a Prato, dove c’è un laboratorio di un Consorzio interuniversitario di cui facciamo parte. All’interno dello stesso si trova una Galleria del vento del tutto particolare, cosiddetta a strato limite, volta a modellare le caratteristiche del vento a bassa quota e dove ci sono edifici, ponti”.
Scarica gratuitamente la nuova Guida Universitaria 2025 di Ateneapoli
Ateneapoli – n. 11-12 GUIDA UNIVERSITARIA – 2025 – Pagina 95