Che si acceda tramite un semestre di prova o un test d’ingresso, la natura del sogno poco cambia. È l’immagine fissa nella testa di chi si proietta nel futuro e assume la forma concreta di un camice bianco. E il momento in cui lo si indossa arriva. Per andare in reparto e visitare, decidere posologie, diagnosticare, assumersi responsabilità e comunicare buone o cattive notizie. Nel mentre, però, ci sono degli esami da portare a casa e delle esperienze da fare accanto a chi medico lo è diventato tanti anni fa.
Bisogna formarsi; capire com’è fatto il sistema cardiocircolatorio, quello gastrointestinale; scoprire l’anatomia del corpo umano. E qualche racconto di come ciò avverrà viene da chi è iscritto attualmente a Medicina e Chirurgia. Franco è già al quinto anno e per approcciare al meglio il mondo universitario consiglia, in modo cinico, come lui stesso ammette, “di basarsi solo sulle proprie forze, perché a nessuno interessa se vai avanti o no”.
La prima volta con il camice: “la ricordo bene, purtroppo lo si indossa troppo tardi a mio parere, al terzo anno”. Sugli esami: “Biochimica è tosto, la mole è davvero importante, quindi consiglio di studiare fin da subito”. C’è pure un luogo comune da smentire: “non c’è tutta quella competizione di cui si parla”.
Gaia è in procinto di laurearsi in Medicine and Surgery e racconta: “di questo Corso mi attirava il fatto che fossimo in pochi e ho pensato potesse essere positivo. Manca ancora un po’ di organizzazione, ma credo sia normale perché non è nato tanti anni fa. All’inizio fa un po’ strano studiare in inglese ma poi ci si abitua e alla fine non serve un livello così alto”. Sulle difficoltà negli esami: sono le stesse di Medicina in italiano: “Farmacologia I e II li ho patiti molto, così come Neurologia e, ovviamente, Anatomia”.
Il Corso in inglese “sembra di essere costantemente in Erasmus”
Ancora sulle peculiarità di questa Magistrale dice: “confrontarsi all’inizio non è semplice, perché l’inglese è la lingua che utilizziamo tutti, ma al tempo stesso non è la madrelingua di nessuno. Piano piano si trova una certa armonia però, ci si sblocca e sembra di essere costantemente in Erasmus”. Studentesse del quinto anno anche Alessandra e Serena. Che partono dai difetti del Corso.
“Bisogna sacrificarsi, poco da dire – dice la prima – Delle rinunce vanno fatte. Al tempo stesso si ha a che fare con tante persone e ci si ritrova a poterle aiutare, è una bella emozione”. Ancora per Alessandra, gli esami scoglio sono stati Farmacologia e Anatomia, che confermano la propria nomea: “sono difficili, il primo molto mnemonico tra l’altro. Ad ogni modo, consiglio di prendere le cose meno seriamente, in qualche modo lo direi alla me di tanti anni fa”.
Per la collega uno dei problemi sono gli spazi: “sono pochi rispetto a quanti siamo. Quelli che ci sono, però, sono tutti ben attrezzati. Sulla frequenza delle lezioni devo ammettere che io non mi trovo molto a seguire, credo sia molto soggettivo. È capitato di averne tratto beneficio però, devo dirlo, i docenti sono tutti molto disponibili. In passato c’è stato il problema della mancanza di date extra per sostenere gli esami più spesso, ma ci siamo messi in pari con altri Atenei, i passi avanti ci sono stati”.
Il fascino delle Cliniche
Gli esami più belli: “Biochimica, perché mi piace l’aspetto microscopico e di ricerca, e Fisiologia, e tutte le Cliniche perché ti regalano una visione complessiva e ti fanno sentire medico per davvero”. Al contrario di quando entrambe hanno indossato il camice per la prima volta: “siamo state affette dalla sindrome dell’impostore, non ci sentivamo affatto all’altezza”.
Massimo, al sesto anno, suggerisce di “trovare sempre una passione in senso lato nelle materie, ed essere curiosi. Studiare in maniera meccanica non porta lontano”. Tra l’altro, la storia dello studente è abbastanza curiosa: “Io volevo iscrivermi a Matematica, provai il test a Medicina quasi per sfizio. A sorpresa lo superai e infatti all’inizio ho fatto difficoltà ad appassionarmi. Poi, a un certo punto, ho scoperto l’Anatomia patologica, abbastanza lontana dalla clinica. È la mia strada”.
Sugli esami: “quello che mi ha rubato più energie è stato Anatomia, che è lungo e stressante ma bellissimo, Neurologia invece è stato devastante, lo ammetto”. Chiude Ludovica, del secondo anno, ancora con la meraviglia degli inizi negli occhi. “Sto studiando per Anatomia 2, è bello e difficile, sono tante le cose da preparare”.
La studentessa non si fa vincere dall’ansia: “la cosa peggiore che può succedere è di essere bocciati. Alla data successiva si riprova. Fine. Bisogna pensare in modo complessivo al percorso. Non bisogna bloccarsi davanti al muro enorme che c’è davanti. Si può fare tutto. A piccoli passi, senza avvilirsi”.
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Ateneapoli – n. 11-12 GUIDA UNIVERSITARIA – 2025 – Pagina 54