Asparagi e birra: valorizzare gli scarti per realizzare nutraceutici

Valorizzare gli scarti alimentari realizzando nutraceutici. Questa è una delle declinazioni che la sfida della sostenibilità impone. E il Dipartimento di Farmacia l’ha raccolta collaborando in prima persona al progetto Salus, incentrato sull’asparago e sul recupero dei residui per sviluppare prodotti innovativi e benefici. “Tutto è nato dalla volontà di esaltare in modo innovativo un prodotto tipico campano, due varietà dell’asparago di Acerra (il capofila è l’azienda Laezza), e integrare l’agricoltura sostenibile con la ricerca scientifica.

Questo per generare un’economia circolare che riduca gli sprechi, l’impatto ambientale, e sfrutti i tanti scarti creando alimenti funzionali e integratori”. Parola della dott.ssa Angela Di Matteo, borsista del Dipartimento e membro del laboratorio capitanato prima dal compianto prof. Alberto Ritieni e oggi dalla dott.ssa Luana Izzo – determinanti i contributi anche del Direttore, prof. Angelo Izzo, e della prof.ssa Stefania De Pascale di Agraria. “È stata un’esperienza positiva perché personalmente ho avuto la possibilità di lavorare con la filiera contribuendo a dare lustro a un’eccellenza locale”.

Dal punto di vista scientifico, Di Matteo ha “valutato la qualità e la quantità dei composti bioattivi presenti nello scarto per pensare ad applicazioni future in ambito nutraceutico”. In generale “abbiamo ottenuto ottimi risultati dall’analisi effettuata sull’asparago verde e quello bianco. Ma oltre ad approfondire la composizione dell’ortaggio in sé, abbiamo confrontato il potenziale dello scarto con quello della parte edibile. Ed è lì che abbiamo verificato che lo scarto porta con sé un elevato contenuto di composti fenolici che sono soliti avere un’attività antiossidante. Gli scarti sono stati inseriti in capsule per simulare ciò che avviene in un processo gastrointestinale ed è emerso che mantengono potenziale attività biologica, interessante per nuove formulazioni”.

Al di là del progetto Salus, in occasione dell’ultima tappa, ovvero presentare i risultati in aula “Ludovico Sorrentino”, il Dipartimento ha colto la palla al balzo per coinvolgere studenti e ricercatori che stanno studiando il riutilizzo degli scarti. Uno di questi è Paolo Scognamiglio, dottorando di Nutraceuticals, funcionals foods and human health, Tutor prof.ssa Valeria Costantino, gruppo di ricerca The Blue Chemistry Lab. “Mi occupo di valorizzare prodotti di riuso dell’industria birraia, infatti abbiamo una collaborazione con il Birrificio artigianale napoletano. Nello specifico come team analizziamo un prodotto di scarto che si forma quando viene aggiunto il luppolo per dare il sapore amaricante alla birra.

Il suddetto scarto di solito viene gettato via. Al contrario, la nostra idea è analizzarne ed esplorarne i metaboliti, cioè le molecole all’interno della matrice, in questo caso prodotto di riuso, il trub, per capire se ne conserva o offre molecole di interesse farmaceutico e nutraceutico. Per adesso abbiamo verificato che questo trub conserva proprietà antiossidanti e antimicrobica, ma abbiamo anche visto che ci sono nuovi composti con strutture del tutto simili non riportati in letteratura”. Insomma, è il bello della ricerca.

Piccole o grandi scoperte che generano nuove possibilità tutte da esplorare. Il dottorando chiude proprio pensando a chi potrebbe intraprendere il suo stesso cammino nel mondo accademico: “scegliere ciò che attrae e suscita curiosità, senza dubbio. Se c’è passione, una quadra si trova sempre”.

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Ateneapoli – n. 11-12 GUIDA UNIVERSITARIA – 2025 – Pagina 57

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