“Quella che forniamo è una figura intermedia tra il chimico puro e l’ingegnere chimico, orientata soprattutto alla conoscenza dei processi e degli impianti chimici. Il che non vuol dire che non ci sia una robusta formazione di base, peraltro”, spiega il prof. Riccardo Tesser, Coordinatore del Corso di Laurea in Chimica Industriale. Non vige il numero chiuso: “immatricoliamo ogni anno in media tra i 50 e i 60 studenti. Lo scorso autunno siamo scesi a 38, però, e in tempi più remoti siamo arrivati a 100 oppure 120. Quello era un dato gonfiato dal fatto che si iscrivevano anche alcuni tra quelli che non avevano superato il test di ammissione a Medicina. Si parcheggiavano a Chimica Industriale e sostenevano gli esami che speravano sarebbero poi stati riconosciuti l’anno dopo, se avessero superato la prova di accesso a Medicina”.
Matematica e Fisica, va avanti il docente, sono in linea di massima gli insegnamenti del primo anno che molti tra i nuovi iscritti trovano ostici. “Devo dire – si rammarica Tesser – che da tempo assistiamo ad un peggioramento della formazione con la quale ragazze e ragazzi arrivano all’Università. Questo può creare difficoltà nell’impatto iniziale e per ammorbidirlo noi proponiamo diversi precorsi. Aggiungo che Matematica e Fisica sono indispensabili nella preparazione di un chimico o di un chimico industriale”.
Il tasso di abbandono tra il primo e il secondo anno è pari a circa il 30%, analogo a quello di altri Corsi di Laurea dell’Ateneo. “La quasi totalità degli studenti prosegue, poi, con un Corso di Laurea Magistrale. Il nostro si chiama Scienze e Tecnologie della Chimica Industriale. Con la Laurea Triennale si trova lavoro, ma per mansioni e remunerazioni poco soddisfacenti. Le prospettive per i laureati Magistrali sono nettamente migliori dal punto di vista delle mansioni e dei salari.
Trovano subito lavoro e si occupano nell’industria chimica, peraltro poco presente nel nostro territorio. Si spostano in altre regioni o all’estero. I nostri allievi hanno una forte propensione alla mobilità ed è un punto di forza”. Altri sbocchi dei laureati Magistrali? “Le istituzioni pubbliche sono certamente una possibile tappa. C’è poi l’insegnamento, che è però una componente residuale”.
I laboratori, sottolinea poi il prof. Tesser, sono un punto di forza di Chimica Industriale: “Sono tanti, bene attrezzati e permettono agli studenti di sperimentare nella pratica i concetti che i docenti spiegano a lezione. Abbiamo laboratori che, su piccola scala, assomigliano ai reattori industriali. Il percorso Triennale prevede poi un tirocinio di 5 crediti, che può essere svolto in Dipartimento o all’esterno, presso aziende e centri convenzionati, ma sempre sotto la guida di un tutor del Corso”.
Come va affrontato il primo anno? Il consiglio: “È necessario che gli studenti seguano tutto e non si avventurino in scelte strane, tipo seguire Matematica ma non Fisica. Se si fanno scelte strampalate, poi ci si trova sfasati perché non è semplice preparare da soli a casa un esame di Fisica. Va detto, peraltro, che chi si immatricola è in genere cosciente, consapevole e abbastanza motivato. Chimica Industriale non è un Corso di Laurea che si sceglie per caso”.
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Ateneapoli – n. 11-12 GUIDA UNIVERSITARIA – 2025 – Pagina 22