Scienze Geologiche: molto lavoro, “l’Italia ha un grande bisogno di bravi geologi”, pochi studenti

“Non abbiamo molti studenti, eppure c’è molto lavoro”, il paradosso del Corso di Laurea in Scienze geologiche secondo il prof. David Iacopini, che lo coordina. “Dal monitoraggio dei rischi vulcanici ed idrogeologici fino alle nuove frontiere della transizione energetica – si pensi allo stoccaggio della Co2 – e senza trascurare la ricerca delle terre rare ed altre attività strategiche, le competenze geologiche sono e saranno sempre più necessarie”.

Senza trascurare, peraltro, il settore della divulgazione scientifica, nell’ambito del quale due geologi sono diventati famosissimi: Mario Tozzi, saggista, autore e conduttore televisivo; Andrea Moccia, laureato proprio alla Federico II e che ha fondato nel 2018 Geopop, un progetto culturale che è cresciuto a un ritmo esponenziale negli ultimi anni e che ormai tratta anche argomenti estranei alla geologia.

“Abbiamo una cinquantina di iscritti alla Triennale – chiarisce Iacopini – e di conseguenza numeri piuttosto bassi anche nei due Corsi di Laurea Magistrali che il Dipartimento propone. Sono entrambi molto ben strutturati e sono il completamento ideale e necessario del percorso triennale.
Aggiungo che, relativamente al numero degli immatricolati, alla Federico II, stiamo messi bene al confronto di altri Corsi proposti dagli Atenei italiani, ma è una consolazione relativa, perché l’Italia ha un grande bisogno di bravi geologi”. Se si ha passione e voglia di cimentarsi con lo studio della geologia nei suoi molteplici aspetti, immatricolarsi è dunque certamente una buona idea.

“Purché però – sottolinea il prof. Iacopini – ci siano due prerequisiti di base. Il primo: la serietà nel portare avanti il percorso di studi nella sequenza della Laurea Triennale e della Magistrale. Bisogna che alla laurea corrisponda una solida preparazione e che si sia mossi dalla passione e dall’attrazione per i fenomeni e i meccanismi naturali, dalla vulcanologia alla sismo-tettonica alla transizione energetica. Il secondo è la disponibilità, tagliato il traguardo della laurea, a confrontarsi con un mercato globale. Alcune aziende che richiedono i geologi sono in Italia, altre no e magari sono anche quelle che offrono le condizioni migliori sotto il profilo dell’inquadramento e delle remunerazioni”.

Il prof. Iacopini non cita tra i prerequisiti, ma lo dà per scontato, che chi si immatricola abbia voglia di svolgere le attività di campo, le escursioni geologiche che certamente rappresentano una parte non trascurabile del percorso sia Triennale che Magistrale: “Al primo anno il corso di Introduzione alle scienze della terra ne prevede già una. Poi c’è la parte più profondamente geologica al secondo e terzo anno e ci sono diverse attività di terreno. La campagna legata al rilevamento dura 4 o 5 giorni, gli studenti imparano a leggere il contesto naturale e a riportarlo in maniera quantitativa e costruttiva”.

Il primo anno va affrontato con tranquillità: “Le materie iniziali sono Fisica, Matematica e Chimica, ma i programmi sono stati rivisitati per adattarli alle necessità degli studenti di Geologia. Gli immatricolati devono comprendere che sono la base del percorso. Uno scalino necessario. Il primo anno propone anche un corso di Introduzione alle Geoscienze, di Mineralogia e di Paleontologia. Sono tre insegnamenti attraverso i quali gli studenti iniziano a prendere contatto con la parte più specificamente geologica. Nel secondo anno si entra nel cuore del percorso con insegnamenti quali Petrografia, Vulcanologia, Geochimica, Sistemi informativi territoriali”.

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Ateneapoli – n. 11-12 GUIDA UNIVERSITARIA – 2025 – Pagina 23

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