La parola agli studenti della Scuola di Medicina. “Se studi non devi aver timore di nulla”

Godersi il percorso. È questo il coro unanime che si leva tra le studentesse e gli studenti della Scuola di Medicina intervistati al Complesso di Sant’Andrea delle Dame in una calda mattinata di fine giugno. E non sono parole di circostanza. C’è da credere loro data la situazione: la sessione d’esame è in pieno svolgimento. Qualcuno ha il volto disteso perché ha appena superato Farmacologia; altri sono seduti sulle panchine all’ombra e ripetono cantilenando sottovoce, con l’occhio fisso sugli appunti scritti a mano dove i concetti più importanti sono sottolineati con gli evidenziatori.

In alcuni casi sono in corso anche i tirocini, come raccontano i camici bianchi che indossano Anastasia e Roberta, studentesse del secondo anno di Tecniche di Laboratorio biomedico (Professioni sanitarie). Entrambe rifarebbero la stessa scelta, “sia per le lezioni teoriche che per la parte pratica, inoltre i laboratori sono qui in sede quindi non serve spostarsi. Al mattino siamo impegnate con il tirocinio, quasi sempre i corsi li abbiamo al pomeriggio. È tutto bilanciato”.

Sul primo giorno in laboratorio hanno detto: “all’inizio si è un po’ impacciati, tant’è che bisogna innanzitutto apprendere la parte teorica, poi dopo aver acquisito un po’ di fiducia si prende la mano e diventa tutto più semplice. L’unico neo è che, nell’organizzazione didattica, non sempre c’è contiguità temporale tra laboratorio e lezioni in aula”.

Le due amiche offrono anche qualche suggerimento alle future matricole: “prendere tutto con calma”. In particolare, secondo Anastasia, “è un luogo comune che all’università sia tutto difficile e complicato. Per quanto riguarda il nostro Corso siamo in pochi, il rapporto con i docenti è diretto e sono sempre disponibili. Non bisogna avere paura”.

E soprattutto, dice Roberta, “chiedere aiuto nei momenti di difficoltà, perché è del tutto normale che arrivino”. Dal punto di vista strettamente didattico invece, Gianluca, iscritto al sesto anno di Medicina in Inglese, sostiene che “serve imparare a studiare come si deve e il prima possibile, perché non si è più a scuola, sono due approcci completamente diversi. All’università si è molto più liberi, e per me è stata un’arma a doppio taglio, ho fatto fatica all’inizio”. Andando a ritroso, i primi scogli sono stati Chimica e Biochimica: “il primo sono riuscito a superarlo anche grazie al tutoraggio; il secondo invece era annuale, dunque la mole di studio era consistente.

Nel test a crocette alcune domande mi risultarono abbastanza strane. Ad ogni modo la mia filosofia è: se studi non devi aver timore di nulla”. Poco distante c’è Lorenzo, che frequenta Medicina e Chirurgia a Caserta e ammette subito che logisticamente “fare un’ora di auto o treno, essendo di Napoli, non è semplicissimo, inoltre la struttura che frequento è un po’ fatiscente, speriamo arrivi presto il nuovo Policlinico”.

Studente ormai con esperienza – “in questo momento sto facendo le Cliniche, le parti pratiche di esami specifici dei vari distretti corporei come Dermatologia, Cardiologia” – sugli inizi dice: “l’approccio è naturale sia più complicato, c’è qualche esame tra i primi ad essere più tosto, ma è normale. Il percorso dopo scorre via più facilmente”.

L’emozione di indossare il camice bianco

L’insegnamento che gli ha fatto capire di voler diventare medico una volta per tutte: Anatomia. “È davvero difficile, la soddisfazione che si ottiene nel superarlo non ha prezzo, tuttavia anche indossare per la prima volta il camice bianco è stato emozionante, anche perché io non sono riuscito ad entrare a Medicina al primo tentativo”. Lorenzo è uno degli intervistati che ha condensato in un parola il modus vivendi emerso dalle varie testimonianze: “godersela”.

Chiude Margherita, al quinto anno di Medicina. Ancora sull’approccio alla vita universitaria: “non ha senso aver paura degli esami, bisogna avere il coraggio di sedersi, confrontarsi con il professore e capire quante cose si sanno”. La studentessa ha appena sostenuto Farmacologia: “è andato bene e sono molto contenta, perché è l’ultimo a blocco unico, tra i più pesanti”.

Il consiglio: “seguire sempre – i docenti chiedono ciò che spiegano a lezione – e studiare passo dopo passo”. Se al primo anno gli scogli sono stati Istologia e Biologia – “ma si superano” – arrivano presto nel prosieguo anche i tirocini: “quest’anno ne ho dieci e sono tutti molto gestibili, non si sovrappongono mai allo studio.

Anche in questo caso suggerisco di porre tante domande, di lanciarsi anche in reparti liberi e di frequentarne il più possibile”. Infine, Margherita disegna l’identikit del medico che sta provando a diventare: “oltre alle conoscenze, che la Vanvitelli fornisce dalla prima all’ultima, bisogna avere umanità, delicatezza e sensibilità, perché si ha a che fare con la sofferenza dell’altro”.

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Ateneapoli – n. 11-12 GUIDA UNIVERSITARIA – 2025 – Pagina 9192

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