Con ProBen “abbiamo imparato a condividere, a collaborare,a sostenerci reciprocamente”

“Siamo arrivati alla conclusione del progetto PROBEN – APPbenessere e sentiamo il bisogno di fare un bilancio di questa esperienza, che si è rivelata profondamente arricchente grazie all’approccio sistemico adottato sin dall’inizio”.

La prof.ssa Rita Mastrullo, ex Prorettrice dell’Ateneo Federico II, nel suo ruolo di coordinatrice tira le somme di una iniziativa che è nata diversi mesi fa ed alla quale hanno partecipato tutti i sette Atenei della Campania: Vanvitelli, Parthenope, Suor Orsola, Sannio, L’Orientale, Salerno e naturalmente Federico II, nonché la Scuola Superiore Meridionale, il Conservatorio di San Pietro a Majella e l’Accademia delle Belle Arti di Napoli.

“Questa esperienza – dice – ci ha visti crescere soprattutto nell’idea di comunità allargata: strada facendo ci siamo allontanati dall’iniziale posizione di dieci partner, ciascuno a guardia e a cura del proprio ambito specifico e abbiamo imparato a condividere, a collaborare, a sostenerci reciprocamente, dando sempre più solidità alla rete.

Questo modo di lavorare ci ha permesso di portare avanti attività intense e significative, di superare con successo la competizione PRO-BEN 2024 e di guardare con fiducia a quella del 2025”.

“Nessuno è solo, né nelle difficoltà né nella ricerca di benessere”

Ciò che è stato costruito non termina qui: “Le pratiche di ascolto, i momenti di confronto e le azioni sperimentate continueranno a generare cambiamento. L’obiettivo è ambizioso: fare di questo progetto pilota uno strumento capace di orientare le decisioni dei nostri Atenei, affinché le buone pratiche di benessere diventino strutturali e stabili, a beneficio delle nuove generazioni. Il messaggio che vogliamo lasciare è chiaro: il benessere non è mai solo un fatto individuale, ma un bene comune che cresce se coltivato insieme e che si rafforza quando lo riconosciamo come responsabilità condivisa”.

La prof.ssa Mastrullo ringrazia “tutti i partner istituzionali, dalle università alle accademie e ai conservatori che hanno creduto nel progetto, ma soprattutto le studentesse e gli studenti. Sono stati loro la voce, l’anima e l’energia di PROBEN. Con coraggio, creatività e senso di responsabilità hanno dimostrato che, quando ci si mette davvero in gioco, le idee possono diventare azioni concrete. Da questa esperienza emerge un messaggio forte: nessuno è solo, né nelle difficoltà né nella ricerca di benessere, e l’università può essere una comunità accogliente, un luogo in cui crescere, sbagliare, rialzarsi e continuare a sognare”.

Per raccontare tutto questo è stato organizzato un evento conclusivo che coinvolgerà i partecipanti al progetto e le comunità studentesche. Si svolgerà il 10 ottobre: Giornata Mondiale della Salute Mentale. La sede sarà Piazza Municipio: “uno spazio simbolico e strategico, ideale per rafforzare il legame tra la comunità accademica e il territorio. La manifestazione vedrà una prima parte, a cura degli studenti, organizzata con tavole rotonde e una mostra espositiva di poster per creare un’occasione di confronto, di condivisione e soprattutto di sensibilizzazione sull’importanza di creare contesti di benessere.

Grazie alla disponibilità di ANM (la docente è Presidente del Consiglio di Amministrazione, n.d.r.), che interpreta il proprio ruolo sentendosi parte integrante delle esperienze culturali che arricchiscono il territorio e la comunità, questa parte verrà ospitata presso gli spazi della stazione della metro Municipio, luogo attraversato quotidianamente da migliaia di viaggiatori.

Anche a loro vogliamo lanciare il messaggio #StaiChill. I partecipanti alla manifestazione saranno accolti da un videoracconto delle attività realizzato con la collaborazione di allievi dell’Accademia delle Belle Arti di Napoli. I lavori saranno aperti con un intervento affidato alla giornalista Sky TG24 Emanuela Ambrosino che ci darà il suo punto di vista su come le Università possano essere luogo di costruzione di benessere”.

Sono previste diverse aree tematiche. “Saranno animate e moderate – dice la prof.ssa Mastrullo – da studenti di tutti gli Atenei partecipanti al progetto con focus su come riconoscere i segnali, creare spazi di ascolto e come tradurre la consapevolezza in azioni concrete. Questa prima parte della manifestazione si concluderà con uno spazio musicale a cura degli allievi del Conservatorio di Musica San Pietro a Majella di Napoli. La seconda parte dell’evento è riservata al concerto del Maestro Eugenio Bennato ‘Note di benessere’ che saprà trasmettere con la sua musica energia positiva e senso di comunità”.

Conclude: “Questo evento non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza. L’augurio è che ciascuno possa portare nel proprio quotidiano un frammento di ciò che abbiamo vissuto in PROBEN: la capacità di ascoltare, di accogliere senza giudicare, di trasformare la cura in azione”. Sono stati vari, nel corso dei mesi, gli eventi realizzati nell’ambito del progetto dedicato al benessere degli universitari.

Ci sono state, per esempio, visite guidate alle Gallerie d’Italia, in via Toledo, drammaturgie con la partecipazione degli studenti, concerti, spazi informativi e laboratori dedicati allo star bene sia dal punto di vista fisico, sia dal punto di vista psichico, e tante altre attività. Sono stati promossi anche questionari “per valutare la percezione di benessere psicofisico ed anche la diffusione e dimensione del disagio psicologico nella popolazione studentesca”.

“L’Università non è un esito, ma un percorso”
“Parteciperò al tavolo dedicato al riconoscimento dei segnali di malessere e disagio psicologico. L’ho scelto perché ho preso consapevolezza, durante il Laboratorio frequentato, che un elemento fondamentale per garantire il benessere psicologico è proprio quello di riconoscere i segnali relativi all’esistenza di problemi e difficoltà. I campanelli di allarme che, se bene interpretati, possono aiutare ad intervenire precocemente”, racconta Osvaldo Fava, 19 anni, studente di Giurisprudenza alla Federico II e della Scuola Superiore Meridionale, che sarà coinvolto nella tavola rotonda sull’importanza della corretta interpretazione di stati d’animo, malessere, comportamenti.

Il suo bilancio di Proben è positivo. Commenta: “Spesso ci si sofferma sulla preparazione dello studente e poco si riflette su come si sente un ragazzo o una ragazza. Io ho partecipato al Laboratorio di disegno e musica in via Mezzocannone, che si proponeva l’obiettivo di promuovere la socializzazione e di stimolare la familiarizzazione con le arti, nell’ottica di favorire il benessere psicologico e di superare il disagio che capita di percepire nell’approccio a queste discipline da parte di chi, come me, fa tutt’altro.

Siamo stati assistiti da professionisti del Conservatorio e dell’Accademia ed abbiamo dipinto seguendo musiche o suonato. Per uno studente di Giurisprudenza nacchere, pianoforte e pennelli non sono oggetti consueti, ma il senso del laboratorio era proprio di stimolare l’approccio verso qualcosa che si pensa a torto non ci appartenga”.

Parteciperà al tavolo sull’identificazione del disagio anche il ventisettenne Alessio Lustro, che studia Psicologia alla Vanvitelli in qualità di dottorando. “Sarà la tappa conclusiva – dice – di un bel percorso. Nel mio Ateneo, per esempio, abbiamo promosso uno stand sul dolce dormire e provato a dare consigli per una educazione al sonno, componente fisiologica fondamentale che permette di stare bene. Sono stati inoltre organizzati corsi di yoga e badminton, uno sport che si gioca con le racchette”.

I campanelli di allarme

Da psicologo, si sofferma sul tema della prevenzione del disagio psicologico degli universitari: “Ci sono segnali di allarme che vanno colti. Certamente tra essi il non venire a lezione, non sostenere esami, non mostrare interesse verso la componente della socialità della vita universitaria. Se un ragazzo si isola, inizia ad allontanarsi dalla vita universitaria, deve scattare un campanello di allarme”.

Un altro sintomo di malessere “è la competitività esasperata. Vivere l’Università solo in funzione degli esami da superare in vista del traguardo priva delle opportunità di crescita personale, di esperienze di vita connesse al periodo universitario”. Fondamentale, sottolinea Lustro, è “che gli Atenei offrano spazi e un ascolto per socializzare e fornire una rete e un sostegno. Nell’ambito di Proben, per esempio, nel mio Ateneo abbiamo promosso gruppi di ascolto.

Il dolore condiviso è quello che si riesce a sopportare e ad affrontare e le vite implicano tempi e modalità diversi di vivere l’Università, che non è un esito, ma un percorso”. Emanuela Cristofaro, che ha 22 anni e studia a L’Orientale, il 10 ottobre sarà al tavolo di discussione Creare spazi di ascolto – Costruire fiducia, superare lo stigma. “Nell’Ateneo che frequento – racconta – nell’ambito di Proben abbiamo organizzato Laboratori finalizzati alla promozione di un approccio allo studio non maniacale e a capire come gestire tempo, emotività e relazioni e a come approcciare la comunità studentesca.

L’Università è un percorso di crescita, non è solo questione di dare esami”. Prosegue: “Nel tavolo tematico parleremo dei momenti nei quali sono stati creati spazi di ascolto, perché è essenziale la rete di relazioni”. Conclude: “Proben è stato certamente utile, ma si può sempre migliorare con maggiore partecipazione e attenzione”. Serena Zizza, 23 anni, dottoranda in Scienze Motorie alla Parthenope, dove collabora alla cattedra di Pedagogia sociale, sarà al tavolo tematico Dalla consapevolezza alle azioni concrete.

Racconta: “Nel mio Ateneo, proprio nell’ottica di promuovere azioni concrete per il benessere studentesco, sono stati organizzati nell’ambito di Proben Laboratori multidisciplinari sul corpo, sulla voce, sul teatro. Discipline come il Pilates e il Tai Chi aiutano ad esplorare parti di sé un po’ nascoste, perché troppo spesso siamo concentrati sull’obiettivo e sulla performance. Nell’Università è essenziale che si crei anche spazio per le relazioni”.

Aggiunge: “Nel tavolo tematico partiremo dalla domanda su come gli Atenei possano agire per contribuire al benessere psicologico ed emotivo degli studenti. Io proporrò, tra l’altro, di creare spazi di ascolto e conoscenza, luoghi che siano ben curati anche dal punto di vista architettonico ed arredati con piante, disegni”. Ludovica Di Motta, 23 anni che frequenta il Suor Orsola Benincasa, sarà al tavolo tematico dedicato al riconoscimento dei segnali di disagio.

“Partiamo dal fatto – dice – che abbiamo discusso delle tematiche più adatte anche in base ai laboratori e workshop. Io studio Psicologia e mi trovo nella fase in cui devo imparare ad elaborare la prediagnosi, che vuol dire proprio fare uno screening di chi presenta una problematica meritevole di attenzione”. Ricorda: “Al Suor Orsola ho partecipato a diversi eventi. Per esempio ai Laboratori sulla dipendenza. Si sono svolte numerose attività. Ne cito un paio, ma sono molte: un’iniziativa sul bullismo e un incontro con Paolantoni sull’importanza della risata”.
Fabrizio Geremicca
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Ateneapoli – n.15 – 2025 – Pagina 67

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