Arriva a conclusione un percorso lavorativo cominciato 45 anni fa: “mi sento una privilegiata che quotidianamente ha trovato spazio per realizzare i propri sogni”
“Concludo questo capitolo della mia vita professionale con un senso di profonda gratitudine verso questa Università la quale, per tanti anni, è stata non solo il mio luogo di lavoro, ma anche una seconda casa. Sono sicura che questo Ateneo continuerà a crescere e a prosperare, che continuerà ad essere un luogo di innovazione, di confronto e di inclusione dove si formano le menti e i cuori delle generazioni future. Sono orgogliosa di aver fatto parte della sua storia”. La prof.ssa Rita Mastrullo, docente ad Ingegneria e Prorettrice dell’Università Federico II, saluta con queste parole intrise di affetto e riconoscenza il suo Ateneo. Sta per andare in pensione dopo decenni di intensa attività didattica, di ricerca ed istituzionale.
Non un pensionamento banale perché lei è stata la prima Prorettrice donna dell’Ateneo, ma prima ancora, da studentessa, è stata tra le poche immatricolate in una Facoltà che all’epoca era considerata adatta solo ai suoi coetanei maschi e da questi era quasi esclusivamente frequentata. “Imparai a giocare a flipper – ha raccontato in una intervista rilasciata qualche tempo fa ad Ateneapoli – per socializzare. A freccette no perché ero troppo scarsa”. Era l’inizio degli anni Settanta e Rita Mastrullo, fresca di diploma di maturità, aveva compiuto una scelta controcorrente per l’epoca, quella di immatricolarsi ad Ingegneria.
Nel Corso di Laurea in Ingegneria Elettrotecnica per la precisione, dove si trovò ad essere l’unica ragazza in una platea di studenti maschi. “Essere donna in un contesto prettamente maschile – sottolineò – è stata per me sempre una sfida. Sentivo ogni volta di dover dimostrare che ce la potevo fare e che potevo sfatare la convinzione diffusa in quei tempi che il mondo dell’ingegneria non si adattasse alle donne. Mi sono laureata in regola e con 110 e lode perché mi misuravo ogni giorno per capire se fossi all’altezza della situazione”.
Con che spirito vive il momento del distacco dalla sua Università?
“Il 31 ottobre è per me una data significativa: segna la conclusione di un percorso lavorativo cominciato 45 anni fa. Quarantacinque anni che ho difficoltà a definire di lavoro, perché ho avuto la fortuna di viverli tutti, giorno per giorno, sentendomi una privilegiata che quotidianamente ha trovato spazio per realizzare i propri sogni”.
Agli studenti “un grazie particolare per essere stati fonte inesauribile di motivazione”
Quale è la chiave di lettura della sua lunga esperienza, quale il tratto distintivo?
“Gli studenti, i tanti studenti che ho incontrato anno dopo anno. Ritengo, con presunzione, di aver contribuito alla formazione professionale e anche personale di questi giovani e dico con certezza di aver ricevuto qualcosa da ciascuno di loro. Questo mi ha arricchita sul piano lavorativo e su quello personale. Tante generazioni di giovani mi hanno consentito di crescere e di invecchiare confrontandomi costantemente con la modernità dei ventenni, godendo del loro entusiasmo e della loro energia. A loro voglio rivolgere un grazie particolare per essere stati giorno per giorno una fonte inesauribile di motivazione”.
Riavvolgiamo il nastro. I momenti salienti della sua vita da federiciana quali sono stati?
“Riconosco tutte le opportunità che mi ha dato questa Università. Mi ha accolto da studentessa e mi ha fatto crescere sentendomi sempre accudita. Sono diventata Ordinario a quarant’anni nell’area culturale a maggiore segregazione di genere. Sono stata la prima donna a ricoprire la carica di Direttore di un Dipartimento di Ingegneria, quello di Ingegneria Industriale nel 2019. Per circa 10 anni sono stata Presidente della Società scientifica nazionale, e Senatore accademico per 7 anni”.
C’è un filo rosso, un tratto che accomuna tutti questi diversi incarichi istituzionali in seno all’Ateneo che ha ricoperto nel corso della sua carriera accademica?
“Ho vissuto tutte queste opportunità seguendo un modello di gestione del ruolo improntato alla condivisione e alla partecipazione e questo mi ha consentito di creare e rafforzare relazioni personali. Molto significativo in tal senso è stato il periodo del Covid”.
Perché?
“Mi ha permesso, da Direttore, di vivere un intenso rapporto umano con il personale tecnico-amministrativo, un rapporto che custodisco gelosamente. E infine è arrivato il grande privilegio del ruolo di Prorettore, una nomina che mi ha enormemente gratificata e di questo ancora una volta ringrazio il Rettore Lorito”.
Era il 2021 e il Rettore motivò la sua scelta con queste parole: “La professoressa Mastrullo ha rivestito molti e diversi ruoli gestionali all’interno dell’Ateneo e vanta una profonda conoscenza della macchina organizzativa e amministrativa, unita ad una riconosciuta autorevolezza scientifica e di docente da sempre sensibile alle esigenze dei nostri studenti”.
Gli 800 anni dell’Ateneo
Fu un bel complimento ed una gratificante presentazione. Lei cosa ha apprezzato in particolare di questa ultima esperienza, quella da Prorettore, che prosegue da più di 3 anni?
“Questo incarico mi ha dato l’opportunità di riconoscere e conoscere la ‘universitas’ del nostro Ateneo, di comprendere il fondamentale contributo di ciascuna area culturale a questo magnifico sistema complesso. Un sistema che opera con grande efficacia grazie al lavoro fatto di dedizione, passione e sacrificio di tutte le componenti. L’occasione di interagire più direttamente anche con gli uffici amministrativi ha rinforzato questo mio convincimento”.
In qualità di Prorettore, lei ha avuto tra l’altro un ruolo molto significativo nell’organizzazione delle iniziative per celebrare l’ottocentesimo anno dalla fondazione dell’Università Federico II. Come ha affrontato questo impegno?
“Sì, come Prorettore ho potuto contribuire alle celebrazioni dell’800esimo anno dalla fondazione del nostro Ateneo. Anche in questo caso il filo conduttore è stato il coinvolgimento di tutta la comunità e per questo abbiamo organizzato la rassegna ‘Federico II incontra’, che ha visto la presenza di Roberto Antonelli, Alessandro Barbero, Massimo Recalcati ed Alberto Angela. La partecipazione a questi eventi è andata ben oltre ogni previsione e questo ci ha spinto a condividere, anche logisticamente, i festeggiamenti con la città di Napoli. Un’altra rassegna molto gratificante è stata #seiofossifederico organizzata con le scuole”.
Come si è svolta?
“Gli allievi, guidati dai propri insegnanti, hanno approfondito il tema della fondazione dell’Università e poi si sono cimentati in prodotti autonomi o collettivi utilizzando diversi linguaggi espressivi: poesie, racconti, fumetti, musiche per raccontare quello che loro si aspettano dall’università. Il percorso è stato coordinato da 4 artisti che hanno declinato a modo proprio il senso dell’Università e il suo valore nella società di oggi e soprattutto di domani”.
C’è stata poi la manifestazione Ottocento anni di sport. Come è nata?
“Quella manifestazione è stata organizzata in stretta collaborazione con gli studenti. Si sono svolti tornei di calcetto, pallavolo, tennis e gare di atletica coinvolgendo circa 200 studenti afferenti a tutti i Dipartimenti dell’Ateneo”.
Cosa farà da pensionata? Manterrà un rapporto con l’Ateneo, coltiverà interessi che ha sacrificato per il lavoro o cos’altro?
“Ci ho pensato. Vorrei tanto dedicarmi a fare la nonna”.
Fabrizio Geremicca
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Ateneapoli – n.15 – 2024 – Pagina 3