Muath Ashour: dalla guerra al sogno realizzato di continuare a studiare

Una storia di resistenza e coraggio quella di Muath Yousef M. Ashour, studente palestinese arrivato lo scorso mese all’Università Parthenope grazie ad una borsa di studio IUPALS (Italian Universities for Palestinian Students).

Ha trentasei anni, una laurea in Tecnologia Alimentare conseguita all’Al Azhar University di Gaza, ed un sogno che non ha mai smesso di inseguire: completare il suo percorso accademico. Alla Parthenope ha finalmente trovato il Corso di Laurea Magistrale che desiderava da tempo. “Il mio desiderio è sempre stato quello di completare un Master degree in Food Management. Quando ho scoperto che presso la Parthenope era attivo il programma in Fashion, Art and Food Management e che l’Ateneo offriva una borsa di studio per studenti palestinesi, mi sono iscritto senza pensarci. E finalmente sono arrivato qui”, racconta Muath ad Ateneapoli.

Un traguardo che è costato mesi di burocrazia e attese: “Ci è voluto molto tempo per completare le procedure di visto e di permesso di soggiorno, e questo ha causato anche un ritardo nell’inizio dei miei studi”, spiega. Ma la parte più dura non è stata quella amministrativa. “Purtroppo non ho potuto portare con me la mia famiglia.

È stato uno degli ostacoli più difficili da affrontare: lasciare mia moglie e i miei figli a Gaza, sapendo che li avrei pensati ogni giorno. Il governo non ha concesso loro il permesso di uscire. È stato terribile lasciarli in piena guerra, soprattutto perché mia moglie è malata e il trattamento biologico di cui ha bisogno non è disponibile a causa del blocco e delle distruzioni. È stata una scelta dolorosa, ma l’ho fatta con la speranza di poter avviare subito la procedura di ricongiungimento familiare una volta arrivato in Italia”.

A Napoli, vive tra serenità e nostalgia: la pace di essere in un Paese sicuro e il peso di un’assenza che non smette di farsi sentire. “È un’esperienza allo stesso tempo bellissima e difficile: la sensazione di essere fuggito dalla guerra verso un luogo dove regna la sicurezza. Eppure nella mente mi rimbombano ancora i suoni degli aerei da guerra e dei bombardamenti, che difficilmente potrò dimenticare. Ricordo le voci dei miei figli mentre giocavo con loro… sono con me, in ogni momento della giornata. Cerco di godermi questo tempo, di concentrarmi sugli studi, e spero che l’Ateneo possa aiutarmi a fare pressione sul governo perché la mia famiglia possa raggiungermi”.

Muath sa cosa significa avere delle ambizioni mentre intorno il mondo crolla. “A volte i sogni non si realizzano come vorremmo – dice con un sorriso amaro – Dal 2008 ad oggi abbiamo vissuto molte guerre a Gaza. Nel 2014 avevo ottenuto una borsa di studio per il MAICH Institute in Grecia, ma non mi fu permesso di partire a causa delle continue restrizioni”.

Nonostante tutto, non ha mai smesso di provarci. “Ho lavorato come Quality Manager in una delle più grandi aziende di bevande della Palestina, fino a quando la guerra ha distrutto tutto: l’azienda è stata rasa al suolo e ho perso la mia fonte di sostentamento. Ma non mi sono arreso, nemmeno per un momento. Come i diamanti, che si formano solo sotto una pressione enorme, anche noi palestinesi resistiamo. E io resisto”.

Dalle macerie del suo passato, Muath ha scelto di ripartire proprio dalla conoscenza. “Ho cercato diverse borse di studio all’estero e l’Università Parthenope mi ha accolto a braccia aperte. Amo il popolo italiano per la sua vicinanza e la solidarietà verso i palestinesi. Il mio obiettivo ora è studiare, imparare l’italiano e stringere amicizia con studenti italiani”.

Un pezzo del suo cuore, però, resta a Gaza. “È difficile rispondere se tornerò, mentre il mio Paese è ancora sotto assedio – dice – Ma Gaza ha bisogno di noi palestinesi per essere ricostruita, e non la lasceremo mai sola”.
Il futuro gli appare ancora come un’immagine nitida: “Ho una lunga esperienza nella gestione della qualità e della sicurezza alimentare. Vorrei lavorare in un’azienda del settore, per poter garantire il sostentamento della mia famiglia e ritrovare la serenità che meritiamo”.

Le sue ultime parole restano sospese tra dolore e speranza: “Abbiamo perso tutto a Gaza. Ma continuo a credere che un giorno le cose cambieranno. Devono cambiare”.
Giovanna Forino

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Ateneapoli – n.18 – 2025 – Pagina 15

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