Con l’apertura del nuovo anno accademico è ricominciata la corsa agli alloggi per migliaia di studenti fuorisede a Napoli. Le richieste sono tantissime, mentre le abitazioni ‘sopravvissute’ alla turistificazione sempre meno. Restano case di famiglia da ristrutturare, posti letto ricavati alla meglio da altri ambienti e B&B riconvertiti in case per studenti.
E il prezzo?
Nella maggior parte dei casi non è nemmeno esposto: bisogna chiederlo in privato, spesso senza risposta. Se quest’ultima arriva ci si prepara al peggio: per una singola si parte dai 400 euro in su; per una doppia in condivisione, spesso con sconosciuti, la richiesta oscilla tra i 300 e i 350 euro.
Chi scrive è una studentessa fuorisede che vive a Napoli da sei anni e ha visto con i propri occhi un cambiamento radicale nel mercato degli affitti studenteschi: soluzioni sempre più care, sempre più inadatte, sempre più lontane dalla portata economica di una famiglia media.
Non si tratta più soltanto di una questione economica, ma di dignità e di diritto allo studio.
Le soluzioni proposte sono spesso prive di contratto regolare; tante si trovano lontano dalle Facoltà ma vengono presentate come ‘ben collegate’. In verità chi viaggia con i mezzi a Napoli sa bene quanto sia difficile spostarsi in tempi ragionevoli.
I prezzi sono ormai paragonabili a quelli di città come Roma e quasi ai livelli di Milano e Bologna.
Molti miei amici hanno rinunciato a vivere a Napoli scegliendo città come Torino, Firenze, Pisa, Pescara, oppure ritornando in provincia.
In questi ultimi sei mesi personalmente ho cercato senza sosta soluzioni adeguate, rendendomi conto di passare metà delle mie giornate a guardare annunci. Ho deciso di rimanere a Napoli dopo la Laurea Magistrale per continuare a studiare e affacciarmi al mondo del lavoro. Ma è mortificante imbattermi in annunci, chiedere il prezzo in privato e dover rispondere: ‘mi dispiace, a questo prezzo non posso permettermelo’.
Facendo due conti, uno studente medio o un giovane lavoratore che inizia a sostenersi da solo, non può mai reggere tali spese senza dover contare sempre su un genitore.
“Vivere a Napoli oggi è diventato un lusso”
Mi è capitato di leggere commenti di proprietari di casa che accusavano gli studenti di essere ‘troppo viziati’ perché cercano soluzioni vicino agli atenei a prezzi accessibili; ho letto anche lettere di genitori costretti a dire ai figli di rinunciare a studiare in città.
Gran parte delle case che ho visto non si possono definire tali: bagni condivisi in 5 al prezzo di 400 euro a stanza, docce con funghi a cui la proprietaria si è limitata a rispondere che ‘può capitare’. Ex B&B senza armadi e con cucinini improvvisati; bassi monocamera a 600 euro al mese perché ‘indipendenti’; stanze ‘multiple’ a 300 euro a posto letto.
Vivere a Napoli oggi è diventato un lusso. Le piattaforme online offrono scenari preoccupanti, se si continuerà su questa deriva, i fuorisede saranno sempre meno e gli studenti rischieranno di essere rimpiazzati dai turisti.
Troppe famiglie sono già state costrette ad andare via per dare spazio al turismo, perché molti proprietari di immobili sono diventati imprenditori.
Eppure, non è ancora tutto perduto. Iniziative e petizioni promosse da Io Resto Abitante e altri collettivi studenteschi dimostrano che è possibile opporsi a questa tendenza, promuovere affitti più equi e tutelare il diritto all’abitare.
Napoli può continuare ad essere un centro universitario vivo e accessibile: i suoi Atenei offrono percorsi di eccellenza in tutte le discipline, che meritano di essere valorizzate insieme ad una città che può e deve accogliere chi studia e lavora.
Mi è capitato di leggere commenti di proprietari di casa che accusavano gli studenti di essere ‘troppo viziati’ perché cercano soluzioni vicino agli atenei a prezzi accessibili; ho letto anche lettere di genitori costretti a dire ai figli di rinunciare a studiare in città.
Gran parte delle case che ho visto non si possono definire tali: bagni condivisi in 5 al prezzo di 400 euro a stanza, docce con funghi a cui la proprietaria si è limitata a rispondere che ‘può capitare’. Ex B&B senza armadi e con cucinini improvvisati; bassi monocamera a 600 euro al mese perché ‘indipendenti’; stanze ‘multiple’ a 300 euro a posto letto.
Vivere a Napoli oggi è diventato un lusso. Le piattaforme online offrono scenari preoccupanti, se si continuerà su questa deriva, i fuorisede saranno sempre meno e gli studenti rischieranno di essere rimpiazzati dai turisti.
Troppe famiglie sono già state costrette ad andare via per dare spazio al turismo, perché molti proprietari di immobili sono diventati imprenditori.
Eppure, non è ancora tutto perduto.
Iniziative e petizioni promosse da Io Resto Abitante e altri collettivi studenteschi dimostrano che è possibile opporsi a questa tendenza, promuovere affitti più equi e tutelare il diritto all’abitare.
Napoli può continuare ad essere un centro universitario vivo e accessibile: i suoi Atenei offrono percorsi di eccellenza in tutte le discipline, che meritano di essere valorizzate insieme ad una città che può e deve accogliere chi studia e lavora.
- studentessa fuorisede
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Ateneapoli – n.15 – 2025 – Pagina 5