Un docente-scrittore, Gionata De Vico

Che i professori universitari scrivano libri non è certamente una notizia. Trattasi però generalmente di testi relativi alla materia che insegnano, che è al centro della loro attività professionale e che propongono spesso agli studenti per i corsi che tengono. La scrittura del libro diventa notizia quando il testo verte su tutt’altro, rivelando aspetti e pieghe della personalità dell’autore che solitamente restano ingessati nei formalismi della vita accademica.

È questo il caso del prof. Gionata De Vico, Direttore del Dipartimento di Biologia della Federico II, docente di Patologia generale e Anatomia patologica veterinaria. “Ho scritto un racconto – informa – che è stato pubblicato dalla casa editrice Moretti&Vitali. Si chiama ‘Dardano e l’Albero della Vita’. La trama ripercorre due storie: una si svolge nel Medioevo e una è a noi contemporanea. Protagonista della prima è Dardano, un giovane medico e monaco benedettino che intorno al 1000 è invitato nella contea longobarda di Capua. Lì il conte Landolfo sta costruendo un monastero per la salvezza della sua anima.

Il giovane monaco va lì per impiantare l’orto dei semplici nel monastero, dove si coltivano piante medicinali”. La seconda storia, che si intreccia con la prima, è quella di un archeologo che scopre gli scavi delle rovine del monastero, il corpo e il diario di Dardano. “In esso il giovane racconta le sue esperienze, scrive delle erbe che utilizza e dei libri sui quali si è formato. Per esempio quelli di Ippocrate, di Galeno, di Dioscoride. Non dimentichiamo che la farmacopea dell’epoca era fatta di erbe ed estratti, che si ricavavano per infusione nel vino, negli oli o nell’acqua. L’archeologo attraverso la lettura del diario scopre la necessità di un recupero di antiche conoscenze mediche e farmacologiche e della salvaguardia di una Natura che fornisce sempre nuove molecole e farmaci”.

Nella figura dell’archeologo il prof. De Vico ha messo anche non poco di se stesso. “C’è la mia vita giovanile – racconta – tra Caiazzo e la Piana di Monte Verna. Ci sono le uscite per pescare con gli amici sul Volturno, le passeggiate sulle rovine, perché mi piaceva andare lì e avevo tra le varie prospettive di vita anche il pallino dell’archeologo. Forse in un universo parallelo c’è un Gionata De Vico archeologo. Ci sono le scampagnate, i filoni, le avventure vissute da ragazzo. C’è un fiume – il Volturno appunto – che per me ha rappresentato molto anche dal punto di vista professionale, perché come biologo, insieme ad altri, ho svolto tra l’altro indagini e monitoraggi su un grosso mollusco di origine asiatica, una specie invasiva”.

Come è nata l’idea del romanzo, che poi è anche un po’ un saggio? “I libri si scrivono per passione. Ne ho per la medicina medievale monastica e per la filosofia o forse dovremmo dire la regola che governava gli antichi monasteri. Anima e corpo erano un tutt’uno e la guarigione non era solo il frutto del farmaco, ma anche del ritrovato equilibrio complessivo di anima e corpo. Un concetto che è ritornato a distanza di secoli, sia pure naturalmente in un mondo completamente cambiato, dove gli strumenti della medicina e della tecnica sono incomparabilmente più potenti rispetto al Medioevo”.

De Vico ha dedicato al libro molto del suo tempo libero dal lavoro universitario negli ultimi tre anni. “Ho recuperato documenti storici dall’archivio regio – racconta – nei quali è descritta la costruzione del monastero e si parla anche di Dardano, che era uno degli abati. Ho poi scritto quando potevo. È stato faticoso ma bello e mi ha dato soddisfazione che il libro sia stato pubblicato da una casa editrice nota.

Devo ringraziare il curatore della collana, il filosofo Lucio Saviani, che lo ha letto e proposto alla casa editrice”. In Dipartimento il docente ha avuto diversi lettori: “Mi hanno detto che hanno apprezzato il libro. Qualcuno ha aggiunto che è troppo corto e vorrebbe sapere altro su Dardano. Motivo per cui sto già pensando ad un secondo libro”.
Fabrizio Geremicca

Scarica gratis il nuovo numero di Ateneapoli

Ateneapoli – n.16 – 2025 – Pagina 5

- Advertisement -




Articoli Correlati