“Dopo ben dodici anni questa attività non ha perso il suo fascino e sono numerosi gli studenti che la scelgono – spiega la prof.ssa Angioletta Delli Paoli riferendosi al suo Laboratorio ‘Fare per far fare’ indirizzato agli iscritti di Scienze delle Formazione Primaria – Noto in tutti tanto entusiasmo. Alle prime lezioni si comincia timidamente, ma poi ci si prende gusto perché è un’attività molto pratica da cui se ne trae una profonda esperienza”. L’obiettivo del Laboratorio è sviluppare la creatività attraverso lavori manuali da svolgere all’interno di un gruppo classe collaborativo. “Insegnerò ai ragazzi le tecniche base per la manipolazione con diversi materiali, per lavori con la pittura, collage di carta, stoffa e altri materiali, assemblage e costruzione di oggetti”. Le lezioni, che sono cominciate l’11 marzo e termineranno il 22 maggio, si svolgono nel gazebo sul terrazzo dell’università, dove gli studenti hanno lo spazio necessario per mettersi in gioco e sperimentare. “Fare è l’unico modo per insegnare all’altro. Gli studenti si sentono in difficoltà quando si calano nelle vesti di un bambino, dato che ai loro tempi, sovente ancora oggi, la manualità veniva usata solo per i lavoretti in occasione delle ricorrenze, che per la maggior parte erano realizzati dagli insegnanti. Invece, è bene far lavorare i bambini nel modo più semplice possibile, perché non è importante quale prodotto realizzeranno mentre è fondamentale sviluppino creatività e inventiva per crescere individualmente e nel gruppo scendendo a piccoli compromessi come dividere i materiali, rispettare i turni e le esigenze dell’altro, aiutarsi a vicenda”, spiega la docente. Questo tipo di attività non richiede “particolari indicazioni da seguire. Il bambino deve sentirsi protagonista di quello che fa e libero di esprimersi senza essere giudicato. All’insegnante deve interessare l’evoluzione del lavoro, anche perché i bambini partono dal rappresentare dei segni che poi interpretano solo in un secondo momento. Quindi, dopo il lavoro individuale, dove si impara a dar sfogo all’immaginazione, si introducono attività di gruppo, quando il bambino diventa più esperto, e l’insegnante deve essere in grado di dividere la classe in sottoinsiemi equilibrati mescolando caratteri diversi ma che combaciano tra loro”. I materiali da utilizzare per i lavori sono facilmente reperibili e poco costosi: dalla ceramica, alla pasta di sale, alle tempere, alla carta di giornale ma anche oggetti come spugne da cucina e bottiglie di plastica. Queste attività, nelle scuole, dovranno essere affiancate alle lezioni tradizionali e si svolgeranno in un qualsiasi spazio adatto per lavorare. “Ogni scuola ha spazi differenti da utilizzare. Ci si può sistemare sia nei corridoi oppure semplicemente in un angolo dell’aula, dove una parte della classe si cimenterà nell’attività creativa mentre l’altra in una più tranquilla, così da non generare caos. Per fare questo occorre buona volontà da parte degli insegnanti e organizzazione. Una cosa fondamentale è avere già tutto pronto prima di cominciare, per non rischiare di far annoiare i bambini e concentrare le loro energie solo sul lavoro. Bisogna trasferire loro, inoltre, il valore delle cose che utilizzano e responsabilizzarli facendo rimettere tutto in ordine una volta terminata l’attività, per avere i materiali pronti e puliti nelle lezioni successive”.
Alla fine del Laboratorio la docente proporrà agli studenti “una verifica, che potrà essere un colloquio o una relazione scritta per evincere dai commenti cosa hanno realmente appreso”.
Francesca Corato
Alla fine del Laboratorio la docente proporrà agli studenti “una verifica, che potrà essere un colloquio o una relazione scritta per evincere dai commenti cosa hanno realmente appreso”.
Francesca Corato







