“E’ giusto iscriversi a Ingegneria perché quello dell’ingegnere è un mestiere sempre attuale, nel senso che il mondo si regge sul progresso tecnologico, per cui l’ingegnere torna sempre utile”. A pensarla così è Gabriella Caputo, laureanda in Ingegneria Gestionale e rappresentante degli studenti in Consiglio di Facoltà, secondo cui studiare alla Federico II conviene per la qualità della docenza: “Abbiamo professori impegnati in progetti di ricerca di fama internazionale. Non c’è che dire, da questo punto di vista la Facoltà di Ingegneria fridericiana è tra le migliori in Italia”. Facoltà, tuttavia, che non è esente da critiche, rivolte soprattutto alle strutture, deficitarie in termini di spazi e attrezzature, e all’organizzazione, che andrebbe implementata.
Investire il proprio futuro negli studi ingegneristici, dunque, paga in termini di sbocchi occupazionali. Il percorso per diventare ingegneri è però irto di difficoltà. Secondo gli studenti, infatti, ci vuole passione, dedizione e costanza per laurearsi bene e presto. “I ritmi dettati dal nuovo ordinamento didattico sono estenuanti. Tra lezioni ed esami non c’è più tempo per coltivare interessi diversi dallo studio. Pertanto, è bene iscriversi ad Ingegneria solo se si ha intenzione di completare gli studi con abnegazione”, dichiara Daniele Capocelli, rappresentante degli studenti in CdF, un esame dalla Laurea in Ingegneria Informatica. “Studiare Ingegneria è difficile perché ci vuole flessibilità mentale, la capacità cioè di penetrare e comprendere le tante e diverse materie che caratterizzano il percorso formativo”, sostiene Cosma Baio, laureando del vecchio ordinamento in Ingegneria Edile e Consigliere di Facoltà.
A rendere più impervio il cammino verso l’agognato titolo di ingegnere sono le carenze strutturali della Facoltà. Luigi Di Maio, al II anno di Ingegneria Informatica e consigliere di Facoltà, definisce Ingegneria “fisiologicamente caotica. Con i suoi 17mila iscritti, la Facoltà è oggettivamente affollata. Le strutture amministrative e quelle didattiche sono quasi al collasso. L’edificio di piazzale Tecchio è obsoleto: le aule da disegno avrebbero bisogno di suppellettili e attrezzature nuove e i laboratori, soprattutto quelli di Informatica, sono troppo piccoli rispetto all’utenza”. A proposito dei laboratori, “mancano di apparecchiature. Il risultato è che, una volta laureati, usciamo con una formazione prettamente teorica e per nulla pratica”, fa notare Gabriella.
Le fa eco Cosma, che si scaglia contro il Centro servizi informatici di facoltà, ubicato a piazzale Tecchio: “La maggior parte dei computer è fuori uso. Dei cinque plotter, per un periodo ne hanno funzionato solo due perché non c’erano i soldi per le cartucce. Il risultato è che siamo stati costretti a rivolgerci a un negozio esterno per stampare una tavola, spendendo 4 euro e fronte dei 50 centesimi che si pagano all’Università”. Il cahier de doléance prosegue. Gli studenti denunciano la mancanza di spazi sociali; non ci sono sedi per le associazioni studentesche; la pulizia della Facoltà lascia molto a desiderare; i chioschetti informatici sono spesso fuori uso, “il che significa fare tre ore di fila in segreteria anche solo per ritirare lo statone”, si lamenta Cosma.
Le cose, però, potrebbero cambiare, e farlo in tempi molto brevi. A settembre, infatti, è in programma l’avvio dei lavori per il riammodernamento della struttura di piazzale Tecchio. Gran parte dell’organizzazione, inoltre, dovrebbe migliorare con l’entrata a regime del nuovo sito della Facoltà, “attraverso cui si potranno smaltire tante pratiche e reperire informazioni varie, dalle aule di lezione al materiale didattico”, chiosa Luigi. Il consiglio alle future matricole, quindi, è di non scoraggiarsi. “Non arrendetevi alle prime difficoltà”, suggerisce Daniele. “Completate i cinque anni di corso – ammonisce Cosma – perché col titolo triennale rischiate di essere solo dei tecnici e non ingegneri o, peggio ancora, dei ‘paperini’, come ama definire i laureati triennali qualche docente della Facoltà”.
(P. M.)
Investire il proprio futuro negli studi ingegneristici, dunque, paga in termini di sbocchi occupazionali. Il percorso per diventare ingegneri è però irto di difficoltà. Secondo gli studenti, infatti, ci vuole passione, dedizione e costanza per laurearsi bene e presto. “I ritmi dettati dal nuovo ordinamento didattico sono estenuanti. Tra lezioni ed esami non c’è più tempo per coltivare interessi diversi dallo studio. Pertanto, è bene iscriversi ad Ingegneria solo se si ha intenzione di completare gli studi con abnegazione”, dichiara Daniele Capocelli, rappresentante degli studenti in CdF, un esame dalla Laurea in Ingegneria Informatica. “Studiare Ingegneria è difficile perché ci vuole flessibilità mentale, la capacità cioè di penetrare e comprendere le tante e diverse materie che caratterizzano il percorso formativo”, sostiene Cosma Baio, laureando del vecchio ordinamento in Ingegneria Edile e Consigliere di Facoltà.
A rendere più impervio il cammino verso l’agognato titolo di ingegnere sono le carenze strutturali della Facoltà. Luigi Di Maio, al II anno di Ingegneria Informatica e consigliere di Facoltà, definisce Ingegneria “fisiologicamente caotica. Con i suoi 17mila iscritti, la Facoltà è oggettivamente affollata. Le strutture amministrative e quelle didattiche sono quasi al collasso. L’edificio di piazzale Tecchio è obsoleto: le aule da disegno avrebbero bisogno di suppellettili e attrezzature nuove e i laboratori, soprattutto quelli di Informatica, sono troppo piccoli rispetto all’utenza”. A proposito dei laboratori, “mancano di apparecchiature. Il risultato è che, una volta laureati, usciamo con una formazione prettamente teorica e per nulla pratica”, fa notare Gabriella.
Le fa eco Cosma, che si scaglia contro il Centro servizi informatici di facoltà, ubicato a piazzale Tecchio: “La maggior parte dei computer è fuori uso. Dei cinque plotter, per un periodo ne hanno funzionato solo due perché non c’erano i soldi per le cartucce. Il risultato è che siamo stati costretti a rivolgerci a un negozio esterno per stampare una tavola, spendendo 4 euro e fronte dei 50 centesimi che si pagano all’Università”. Il cahier de doléance prosegue. Gli studenti denunciano la mancanza di spazi sociali; non ci sono sedi per le associazioni studentesche; la pulizia della Facoltà lascia molto a desiderare; i chioschetti informatici sono spesso fuori uso, “il che significa fare tre ore di fila in segreteria anche solo per ritirare lo statone”, si lamenta Cosma.
Le cose, però, potrebbero cambiare, e farlo in tempi molto brevi. A settembre, infatti, è in programma l’avvio dei lavori per il riammodernamento della struttura di piazzale Tecchio. Gran parte dell’organizzazione, inoltre, dovrebbe migliorare con l’entrata a regime del nuovo sito della Facoltà, “attraverso cui si potranno smaltire tante pratiche e reperire informazioni varie, dalle aule di lezione al materiale didattico”, chiosa Luigi. Il consiglio alle future matricole, quindi, è di non scoraggiarsi. “Non arrendetevi alle prime difficoltà”, suggerisce Daniele. “Completate i cinque anni di corso – ammonisce Cosma – perché col titolo triennale rischiate di essere solo dei tecnici e non ingegneri o, peggio ancora, dei ‘paperini’, come ama definire i laureati triennali qualche docente della Facoltà”.
(P. M.)







