Una carrellata di donne in versi e donne nella poesia italiana dalle origini agli anni Duemila. La storia della letteratura italiana è, infatti, una storia di uomini, poeti e narratori, eppure le donne ne sono protagoniste. È questo il focus degli incontri del seminario dedicato alle donne della poesia rivolto agli studenti delle Lauree Magistrali del Dipartimento di Studi Umanistici, con particolare attenzione al Corso di Filologia Moderna, a cura della prof.ssa Daniela De Liso. “Il canone o i canoni, che nel corso del tempo sono stati costruiti per la storia della nostra Letteratura, annoverano quasi esclusivamente autori – afferma la docente – Ma tutti questi autori, nella loro produzione, non riescono a prescindere dal ‘femminile’. La donna è deuteragonista nella prosa, quando non protagonista, ed è interlocutrice privilegiata del discorso poetico maschile”. Ragione per cui questo Seminario mira a “tracciare le linee per una storia della poesia di donna e per donna, muovendosi in senso diacronico lungo tutto l’arco della letteratura italiana”. Un ciclo di 7 incontri, iniziato a marzo, della durata di tre ore ciascuno che consentirà agli studenti di conseguire i 4 crediti per le ‘ulteriori conoscenze’. L’iniziativa è nata “dai miei studi e dal confronto con i miei due allievi, oggi dottori di ricerca, Maria di Maro e Giuseppe Andrea Liberti”, i quali intervengono all’inizio di ogni incontro presentando agli studenti le strutture metriche, stilistiche e retoriche, che costituiranno la lingua poetica delle ore successive. È evidente che se si può “fare a meno di competenze di carattere tecnico per la comprensione della poesia contemporanea, per la comprensione di quella di epoche diverse è indispensabile conoscere la lingua della poesia, cioè la sua tessitura metrica e retorica”. Un’attenzione che la docente rivolge alla poesia ormai da molti anni. “Sono convinta che troppo poco, nelle aule universitarie e durante i corsi istituzionali, si insegni la storia della poesia. Questo accade non per la cattiva volontà mia o dei miei colleghi, ma perché la poesia richiede senza dubbio un’attenzione diversa dalla prosa”. Per le sue caratteristiche intrinseche: “ha una sua lingua, la metrica, una sua intonazione, la retorica e stilistica, che sono discipline difficilmente riassumibili in un corso di Letteratura generale da 60 ore. Il mio sogno sarebbe certo quello di poter insegnare Storia della poesia italiana, ma credo che la strada sia lunga e complicata”. Tuttavia gli studenti, che “si iscrivono numerosissimi a questi seminari, hanno fame di poesia. Quest’anno sono più di cento, molti dei quali non hanno bisogno di conseguire i crediti, e che quindi frequentano per il desiderio di esserci. Direi che questo è il migliore dei feedback possibili”. Dalla donna-angelo all’amore ai tempi dei social, “siamo veramente sicuri che sia cambiata la rappresentazione della figura femminile in poesia?”, uno degli interrogativi proposti in un percorso storico che si muove su più binari: le donne autrici, ma anche le figure femminili in quanto soggetto della rappresentazione poetica, anche se non esiste una scrittura che possa dirsi propriamente femminile. “Esistono sensibilità differenti, tecniche differenti, scelte lessicali metriche e stilistiche differenti, che prescindono però da ogni distinzione di genere. La poesia di una grande autrice è proprio come quella di un grande autore”, anche se “conosciamo molti grandi autori e poche grandi autrici”. Il seminario ha, insomma, l’ambizione di suggerire che “la buona poesia sia opera d’arte a prescindere dall’appartenenza di genere e che alcune donne potrebbero stare nel canone, mentre il grande pubblico non ne conosce neanche i nomi”. Per dimostrare tutto ciò “avevo bisogno di proporre agli studenti autori che scrivono di donne accanto ad autrici che scrivono del femminile, ovviamente mediante l’ausilio imprescindibile dei testi”, affinché i partecipanti potessero, sulla base delle sollecitazioni proposte, “costruire una propria biblioteca mentale”. Un seminario con “vocazione maieutica” che dialoga insieme ad altre discipline e linguaggi, come “la musica e la pittura, con cui la poesia è in rapporto da sempre”. Ricordando, inoltre, che buona parte della poesia italiana è lirica d’amore e, dunque, “esisterà fino a quando esisteranno gli uomini e le donne. È ovvio che a cambiare sia la lingua della poesia, perché nessuno scrive per sé e il poeta deve parlare una lingua comprensibile al suo pubblico”. Ci sono, chiaramente, “molti livelli di fruizione di un testo poetico”. Ciononostante, “la poesia, quando è grande, riesce a parlare ad ogni tipo di lettore, perché il testo poetico non ci dice cose dell’autore, della sua sensibilità, della sua biografia, ma ci dice cose di noi. In questo potere evocativo risiede il suo fascino e la ragione della sua durata”. Alle origini di ogni popolo “la scrittura è poetica, questo vuol dire che la comunicazione poetica è naturale, solo in un secondo tempo si arricchisce e si complica di sovrastrutture culturali connesse al tempo e allo spazio in cui nasce”. Se la poesia ci salverà? “Sicuramente non ci distruggerà e, di questi tempi, francamente, mi pare un buon inizio”.
I prossimi appuntamenti: 9 maggio (ore 16 – 18), Le donne dell’Ariosto Furioso, Daniela De Liso; 15 maggio (16 – 18), Poetesse italiane. Corpi e versi, Mercedes Arriaga Flores (Università di Siviglia); 23 maggio (16 – 18), Alda Merini o del delirio della scrittura, Rosario Castelli (Università di Catania).
Sabrina Sabatino
I prossimi appuntamenti: 9 maggio (ore 16 – 18), Le donne dell’Ariosto Furioso, Daniela De Liso; 15 maggio (16 – 18), Poetesse italiane. Corpi e versi, Mercedes Arriaga Flores (Università di Siviglia); 23 maggio (16 – 18), Alda Merini o del delirio della scrittura, Rosario Castelli (Università di Catania).
Sabrina Sabatino







