All’Orientale, il 13 ottobre sono state sospese le lezioni per due ore per dare spazio ad un’assemblea di preparazione alla manifestazione romana degli indignados del giorno 15. Si è dibattuto sulla crisi economica mondiale ma anche sulla riforma universitaria e le inevitabili conseguenze sulla formazione accademica. “Sono tre anni che lottiamo contro la Riforma Gelmini – afferma Giovanni, laureando in Scienze Politiche, di ‘Orientale Flex’ – e cerchiamo di ragionare insieme ai nostri docenti, ma non siamo riusciti ad ottenere molto: siamo stati lasciati soli, la formazione è al tracollo, e l’unica cosa che continuano a ripeterci è che non ci sono fondi”. L’effetto più evidente dei tagli, sottolineano gli studenti, è l’eliminazione di alcuni insegnamenti e l’accorpamento di Corsi di Laurea. “Un’intera Facoltà, quella di Studi arabo-islamici, è stata accorpata a Lettere – dice Silvio – e gli studenti di Lettere non possono più seguire il piano di studi scelto all’atto dell’iscrizione, perché i corsi sono stati eliminati”. “L’offerta formativa del nostro Ateneo è ridotta al minimo – interviene una studentessa di Scienze Politiche – si parla solo di parametri e requisiti minimi da rispettare”. Gli studenti dicono basta a percorsi sempre più generalisti, “dove si studia un po’ di tutto”. Dice Rosanna, rappresentante della Facoltà di Studi arabo-islamici: “fino ad ora, abbiamo creduto a troppe bugie! Seguiamo Corsi di Laurea dove si studia un po’ di tutto, con esami che non hanno alcun collegamento, e usciamo dalla Triennale più ignoranti di prima. Dopo la Specialistica si comincia con gli stage, non retribuiti, e spesso si finisce per accettare lavori, senza alcun contratto o assicurazione. Non possiamo pensare ad un futuro in questi termini!”. L’intervento della prof.ssa Tiziana Terranova, docente di Sociologia delle Comunicazioni a Lingue, riporta il discorso sull’Università post-Gelmini. “In pochi mesi, abbiamo ridisegnato lo Statuto, conferendo tutto il potere al Consiglio di Amministrazione – spiega la docente – Già l’anno scorso, non sono partiti i dottorati; i docenti sono stanchi e poco motivati”, e invita i ragazzi a sperimentare forme diverse di didattica – “che abbiano un senso” – nell’ambito del suo corso. Si parla di lotta contro un sistema rigido, che non assicura alcun futuro, ma qualcuno pensa di non avere voce, neanche in ambito accademico. “Non contiamo nulla – sostiene Mirko del Consiglio degli Studenti – siamo troppo pochi per essere ascoltati”.







