4 Scuole, 32 Dipartimenti e pari opportunità nel nuovo Statuto della Federico II

“E’ con grande soddisfazione che Vi comunico che lo Statuto dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, predisposto dalla Commissione costituita ai sensi dell’art. 2, comma 5, della Legge 30 dicembre 2010 n. 240, ha trovato ampio consenso e condivisione nel Senato Accademico e nel Consiglio di Amministrazione del 18 ottobre 2011”.
E’ il messaggio del Rettore Massimo Marrelli pubblicato sul sito dell’Ateneo all’indomani dell’approvazione del documento. Risultato di un lungo lavoro della Commissione Statuto che ha visto anche la partecipazione di una commissione di saggi composta dai professori Tessitore, Mangoni, Scudiero, Rossi, Marrucci e decine di audizioni tenute nei Consigli di Facoltà e nei Consigli di Polo.
Il prodotto finale è uno Statuto sicuramente più snello, si passa dagli attuali 84 articoli a 49, le strutture cardine saranno i Dipartimenti (ridotti a 32 dagli attuali 70), coordinati da 4 Scuole (tra le quali un’aggregazione molto vicina all’idea del Politecnico). In Consiglio di Amministrazione si applicano le pari opportunità, un nucleo di valutazione darà parere vincolante su quasi tutte le decisioni, maggiore autonomia alle strutture ma con responsabilità precise. Resta invariata l’offerta formativa.
Abbiamo tracciato un bilancio con il Rettore Massimo Marrelli ed il Prorettore Gaetano Manfredi.
Rettore, quali sono i criteri generali che hanno ispirato il nuovo Statuto?
“Innanzitutto la responsabilità. Ho tentato di individuare per ogni singola decisione politica e azione di implementazione in maniera precisa chi sono i responsabili, significa che si sta dando autonomia ma anche responsabilità. Per qualsiasi decisione presa non sarà più possibile scaricarsi dalle responsabilità. Tutta questa operazione accoppiata alla valutazione che avrà ampio spazio in tutti gli organi ci permetterà di avere maggiore efficienza e risultati”. Soddisfatto anche il Prorettore: “il nostro Statuto è molto innovativo perché mette a frutto le esperienze che abbiamo maturato in questi anni. Per esempio dai Poli abbiamo conservato ciò che ha funzionato ed eliminato tutto quello che non è stato efficiente”.
Prof. Marrelli sono numerosi i cambiamenti che interesseranno la Sua Università, ce indica uno che contraddistingue questo Statuto?
“Siamo l’unico Ateneo che ha inserito le pari opportunità nel Consiglio di Amministrazione riservando la quota di 1/3 dei componenti. Nel Senato Accademico non è stato possibile applicare da Statuto la stessa norma perché la composizione dell’organo è frutto di elezioni. Alla Federico II abbiamo tante professoresse capaci ma poche a livello apicale, devono farsi avanti. Non si può costringere qualcuno a candidarsi”. 
L’Ateneo punta molto sul Nucleo di Valutazione, che funzioni avrà?
“Il nucleo di valutazione, formato da 2 interni (un professore ordinario ed un rappresentante degli studenti) e 5 esterni da me nominati, dovrà dare parere su tutte le decisioni. E’ un organo che deve fare un lavoro enorme ma sarà supportato da una struttura creata ad hoc, anche perché non è richiesto un giudizio generico ma un parere vincolante. Significa che non si può deliberare nel 99% dei casi senza la loro approvazione”. Perché tanti componenti esterni all’Ateneo? “Oltre ad uno Statuto di riferimento, occorre un meccanismo che regoli il comportamento non condizionabile da rapporti preesistenti, avere degli esterni ci aiuterà a cambiare i comportamenti”. 
Prof. Manfredi, quante e quali saranno le Scuole che coordineranno i Dipartimenti?
“Saranno 4 in una prima fase. Poi, entro 24 mesi, ci sarà la possibilità di poterne modificare le dimensioni, il numero e l’articolazione”. Come sono denominate? “Scuola di Scienze umane e sociali, Scuola di Scienze e tecnologie per la vita, Scuola di Medicina e chirurgia e Scuola Politecnica per le scienze di base”. Quest’ultima si avvicina al tanto discusso progetto sul Politecnico, è questa l’idea? “La Scuola parte da un progetto culturale per una più stretta collaborazione tra le materie di ingegneria ed architettura con quelle che sono le materie di base come la matematica e la fisica. E’ in corso una discussione sulla collocazione dell’area biologica”. Concetto rafforzato anche dal Rettore: “il nostro modello più che al Politecnico di  Milano, Torino o Londra, è molto più simile al Massachusetts Institute of Technology (MIT) dove ci sono le scienze di base e si fa internamente anche la ricerca in quell’area”.
In attesa dell’approvazione dal Ministero, quali sono i primi passi da fare?
“Dobbiamo subito mettere mano al Nucleo di Valutazione ed al Consiglio di Amministrazione, questi due organi si esprimono e costituiscono i Dipartimenti, poi bisogna formare il Senato Accademico e le Scuole”.
Motore della nuova struttura organizzativa saranno i Dipartimenti, come saranno istituiti?
“Funziona così: la formazione di un Dipartimento si fa con un progetto culturale. L’afferenza e l’affinità scientifica saranno valutate dal nucleo di valutazione, successivamente il Consiglio di Amministrazione li costituisce. Noi lasciamo la libertà di afferire ai Dipartimenti, qualora questo meccanismo non si innescasse bisognerà intervenire. In via informale so che qualcuno già si sta muovendo, tutta l’area di ingegneria e architettura già sta lavorando in questo senso”.
Attualmente, alla Federico II sono attivi circa 70 Dipartimenti, il numero sarà sicuramente ridotto, ci può dare delle indicazioni più precise?
“Saranno 30, massimo 40, Dipartimenti, raggruppati per affinità culturali molto strette, identità precise, quindi con migrazione anche da Facoltà diverse. Solo a Medicina sarà un numero più elevato per un problema dei DAI legati all’assistenza”.
Da nostre fonti la distribuzione dei Dipartimenti nell’intero Ateneo, facendo un riferimento con le attuali 13 Facoltà, dovrebbe essere la seguente: 7-8 Dipartimenti a Medicina, 5 a Ingegneria con parte di docenti di Architettura, 2 ad Architettura, 2 a Economia, 5 a Scienze, 1 a Sociologia, 1 a Scienze Politiche, 2-3 a Lettere, 1-2  a Giurisprudenza, 1 ad Agraria, 1 a Scienze del Farmaco, 1 a Biotecnologie ed 1 a Veterinaria.
Prorettore, nei nuovi organi di Ateneo come cambia la rappresentatività degli studenti?
“Sicuramente c’è una rappresentanza ampia e più significativa degli studenti garantita da tutti gli organi ed è stata particolarmente apprezzata: sono in Consiglio di Amministrazione, in Senato Accademico, in Consiglio di Dipartimento, in Consiglio di Scuola con numeri non piccoli. Anche per loro è una grande responsabilità e spero che coglieranno questa opportunità incidendo in maniera efficace sui processi decisionali”. 
Consorzi, Centri Interdipartimentali, Centri Interuniversitari e Centri di Servizio, cosa cambia?
“E’ in corso una valutazione su tutti i Consorzi, ci risulta che alcuni sono addirittura inattivi. Prevedo, pertanto, un dimezzamento dell’attuale numero, vincolato comunque ad una trasformazione in Scarl (società consortile a responsabilità limitata). Questa operazione serve per garantire il bilancio, non possiamo sostenere in modo permanente debiti cumulati. 
Per i Centri Interdipartimentali c’è una credenza, ‘tutto sommato si appoggiano a strutture già esistenti e costano poco’, ma non è proprio così. Si formeranno solo su progetti a termine, valutati scientificamente. E’ perfettamente ragionevole per la loro esistenza, devono dimostrare che continuano a mantenere la funzione del progetto anche a raggiungimento dell’obiettivo, altrimenti si sciolgono.
Centri Interuniversitari. Sono pochi, per il momento non si metterà mano, qui il problema è più complesso anche perché dobbiamo vedere anche le altre Università cosa vogliono fare.
I Centri di Servizio sono necessari per l’organizzazione di un grande Ateneo, ci saranno accorpamenti, sinergie, possono cambiare nome ma, per esempio, le attuali funzioni del CSI, del Softel, del Centro di Ateneo per le Biblioteche e del Centro Linguistico resteranno invariate, non si mette in discussione la loro esistenza”.
Prorettore, gli attuali Poli e le Presidenze di Facoltà che fine faranno?
“Non ci saranno più, però alcune delle attuali funzioni di coordinamento passeranno alle Scuole, per le altre funzioni poi si valuterà. Dipende anche dal modello organizzativo dell’amministrazione che è un altro punto importante su cui dovremmo lavorare. Questo avverrà subito dopo l’approvazione dello Statuto da parte del Ministero”. Significa che le Scuole assorbiranno tutto il personale delle strutture destinate a sparire? “Il personale sarà distribuito e faremo in modo di riorganizzare la nuova struttura amministrativa in maniera tale che, in relazione a quelle che sono le funzioni dei diversi organi, tutte le persone abbiano massima valorizzazione delle proprie professionalità che hanno sviluppato fino ad oggi”. 
Rettore, la scadenza del Suo mandato è stata adeguata al nuovo statuto? Chi sarà il Direttore Generale?
“No, dura 4 anni, dopodiché bisognerà dare spazio ai giovani. L’attuale Direttore Amministrativo andrà avanti fino alla scadenza del suo mandato”.
L’Ateneo non ha ancora un codice etico, come mai?
“Siamo in ritardo e me ne assumo le responsabilità. Pensavo bisognasse fare prima lo Statuto per mettere già dei paletti precisi sull’argomento – in realtà un documento completo è già pronto dal 20 dicembre dello scorso anno. È stata una mia convinzione errata. Bisogna solo discuterne ed approvarlo collegialmente”.
Come sarà il futuro dell’Ateneo?
“Abbiamo bisogno di poche risorse in più per riuscire con questo meccanismo a fare veramente bene, sono profondamente ottimista. Nel breve periodo, nonostante i pensionamenti, grazie ad una più efficace distribuzione di risorse riusciremo a mantenere l’attuale organizzazione.
Negli ultimi due anni, però, abbiamo avuto 1.229 teste in meno. È ovvio che le strade sono due: o ci permetteranno di andare avanti con adeguate risorse, mantenendo l’attuale offerta didattica e migliorandone la qualità, o non potrà che passare il numero chiuso su gran parte dei Corsi, ma ce lo impone il Ministero. Tra l’altro, se non lo facciamo noi ci taglieranno loro. Credo che a livello regionale dobbiamo evitare di togliere opportunità ai giovani. Sono dell’idea che in Campania le aspiranti matricole devono poter trovare tutti i Corsi di Laurea. Questa è la funzione principale del Sistema Universitario Campano”.
Gennaro Varriale
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