Colella, un professore di Chimica appassionato di storia della scienza

“Il mio rapporto con gli studenti è stato, e lo dico senza presunzione, oltremodo gratificante. La didattica è una parte essenziale del mio lavoro, oltre a quella scientifica, che mi ha interessato moltissimo”, afferma il prof. Carmine Colella che, dopo quarantacinque anni di onorata carriera alla Federico II, si appresta a tenere la sua ultima lezione, l’8 giugno, nell’aula Scipione Bobbio. La sua attività didattica si è svolta nel settore scientifico. Il suo significativo contributo ha permesso l’evoluzione dell’iniziale disciplina di Chimica Applicata nell’attuale Scienza e Tecnologia dei Materiali. Insegnare è solo una delle sue passioni. Oltre ai centoventi corsi tenuti nell’ambito dell’Ingegneria Chimica, ha infatti profuso grande impegno soprattutto nella ricerca, che ha fruttato più di trecento pubblicazioni nel campo della Scienza degli Zeoliti, in cui si è specializzato. Spesso all’estero, tra Londra e gli USA, è stato presidente in diverse Commissioni e Comitati Scientifici Internazionali. Nel campo della ricerca, dunque, il curriculum parla da solo, se si considerano i vari riconoscimenti nazionali e internazionali (in particolare il recente Mumpton Award 2010, assegnato a chi si distingue nella ricerca sulla scienza e tecnologia dei materiali zeolitici di origine naturale). Della didattica è lui stesso a parlarne, soffermandosi sulla bellezza del mestiere di docente. “Noi docenti viviamo con gli studenti ed è importante trasmettere loro qualcosa. Ho l’impressione che i miei mi seguano con interesse. Lo dico perché ho avuto riscontri positivi”. Racconta un episodio che lo dimostra. “Ho incontrato, tempo fa, un mio ex studente. Mi ha rivelato che la classe era affascinata dalla mia facilità di eloquio. Aspettavano impazienti che io commettessi un errore nel parlare, ma quasi mai succedeva”, sottolinea divertito. “La sicurezza nell’esporre viene fuori con gli anni e la preparazione si affina. Di sicuro non era così nei miei primi mesi d’insegnamento. Ora ho anche il vantaggio di comprendere con uno sguardo se i miei studenti mi seguono e capiscono, o meno”. 
Alla domanda ‘cosa è cambiato da quando ha iniziato a insegnare ad oggi?’, risponde secco: “il rapporto tra docente e discente”. Al di là delle innumerevoli modifiche ai piani di studio, il professore rileva differenze nel modo di porsi, da entrambe le parti. “Nel 1967, quando ho iniziato a insegnare, c’era un maggiore distacco, un rapporto di distanza tra professore e alunno, in generale. Oggi i docenti sono scesi di qualche gradino e gli studenti hanno acquistato più sicurezza nel modo di porsi”. Ci sono professori che riescono a stabilire un rapporto confidenziale con la propria classe, lui invece spiega: “io, per carattere, tendo a conservare la forma e a mantenere un minimo di distacco. Non ho mai fatto lezione se non in giacca e cravatta, perché penso che la forma sia spesso sostanza. Per me, un’approssimazione nel vestire o nel parlare potrebbe essere causa di un mancato coinvolgimento dello studente, che rischierebbe di non prendere il docente troppo sul serio. Ho sempre pensato che la cura dell’aspetto fosse un valore irrinunciabile”. Una pecca, rilevata nel corso degli anni, riguarda la cultura. “Purtroppo bisogna dire che il livello di cultura si è abbassato notevolmente, prima c’era una ben più accurata selezione, anche agli esami”.
Non mancano episodi significativi nella lunga carriera del docente, ma ne descrive uno in particolare, raccontatogli da un altro ex studente, ora Preside di un Istituto Secondario. “Era il ’68, periodo caldo di contestazione, ed io all’epoca ero l’assistente. Anche allora ero estremamente puntuale e preciso, non saltavo mai una lezione”, commenta soddisfatto. “Gli studenti, in quel periodo, per provocarmi, non si facevano trovare in aula. Si nascondevano, lasciando seduti solo quattro o cinque colleghi, pensando che così fosse impossibile per me fare lezione”. A differenza degli altri docenti, però, il prof. Colella, non si lasciava intimorire. “Quello che ha colpito tutti è il fatto che io, a differenza di alcuni colleghi, che nella stessa situazione non tenevano il corso, lo tenevo ugualmente”.
Una lunga carriera, tanti ricordi e vari interessi completano la personalità del prof. Colella, che parla di un’altra sua passione, che da sempre lo accompagna, la storia della scienza. “L’interesse che nutro per questa materia mi ha portato a scrivere un libro ‘Nicola Abate. Vita di un intellettuale caudino nello scenario pre e post unitario del Mezzogiorno d’Italia’, che è stato recentemente presentato al pubblico in una manifestazione organizzata dalla Pro Loco di Avellino”.
Allegra Taglialatela
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