Contraddicendo molti pronostici, anche dopo l’appuntamento nazionale del 14 novembre a Roma il movimento di protesta degli studenti napoletani non si è esaurito. In tremila hanno manifestato nella capitale, dopo avere ottenuto un treno speciale a “prezzo politico” dalle Ferrovie e 20 autobus dalla Cgil per raggiungere Roma. E in un centinaio almeno sono rimasti anche il sabato e la domenica successivi all’Università La Sapienza, per partecipare all’assemblea plenaria in cui si è deciso come portare avanti proteste e proposte – contro la finanziaria di Tremonti che taglia drasticamente i fondi universitari e contro la legge Gelmini che ridimensiona le risorse scolastiche – e contemporaneamente per rilanciare un’idea di istruzione pubblica più giusta e di maggiore qualità.
Creatività, la
parola d’ordine
parola d’ordine
La protesta a Napoli in questi giorni si reinventa, cerca nuove forme e pone fine ad esperienze che hanno esaurito la loro forza con la fine dell’occupazione a Lettere e il ridimensionamento degli spazi occupati a L’Orientale; ma nel complesso il movimento nato e cresciuto nell’ultimo mese rimane solido e soprattutto determinato. I licei sono ormai disoccupati e non tutte le sedi universitarie sono in grado di reggere un’esperienza di occupazione prolungata. Ma gli studenti continuano a riunirsi, coordinarsi, autorganizzarsi, cercando di rendere partecipi delle loro ragioni anche le altre componenti della società cittadina.
Una delle parole d’ordine è creatività, all’insegna della quale sono state sviluppate le iniziative dell’ultima settimana, a partire dal 17, “Giornata internazionale degli studenti”. Un giornata che in tutta Europa è stata caratterizzata da iniziative sui temi della precarietà studentesca, dell’interculturalità nelle scuole, dell’informazione e della sessualità. E in questi giorni sono previsti di nuovo cortei e appuntamenti in piazza, per cercare di rendere evidenti anche al resto della città e alle istituzioni locali le ragioni della mobilitazione studentesca.
Una delle parole d’ordine è creatività, all’insegna della quale sono state sviluppate le iniziative dell’ultima settimana, a partire dal 17, “Giornata internazionale degli studenti”. Un giornata che in tutta Europa è stata caratterizzata da iniziative sui temi della precarietà studentesca, dell’interculturalità nelle scuole, dell’informazione e della sessualità. E in questi giorni sono previsti di nuovo cortei e appuntamenti in piazza, per cercare di rendere evidenti anche al resto della città e alle istituzioni locali le ragioni della mobilitazione studentesca.
La grande
manifestazione
del 7 novembre
manifestazione
del 7 novembre
Prima di Roma, la mobilitazione studentesca a Napoli era stata scandita da numerose iniziative che avevano riempito le due settimane seguite alla grande manifestazione del 29 ottobre. Appuntamenti non solo organizzati ma anche pubblicizzati dagli studenti, grazie alla nuova web tv e webradio che hanno seguito gli avvenimenti in diretta, con uno streaming audio e video continuo dal mediacenter di Palazzo Giusso (su www.stopgelmini.org) e trasmissioni radio da Porta di Massa (www.f2permanente.netsons.org).
A partire dalla manifestazione del 7 novembre, giorno del secondo grande corteo che ha riunito gli studenti di tutte le Università e scuole cittadine bloccando il traffico per oltre quattro ore, raddoppiando in termini numerici i risultati del 29, con 25.000 partecipanti secondo la questura, oltre 50.000 secondo gli organizzatori. Un corteo che ha seguito un percorso inusitato – da piazza Garibaldi a via Monteoliveto, per girare poi verso il mare a via Acton e proseguire per Santa Lucia, piazza dei Martiri, via Partenope e piazza del Plebiscito – attraversando tutta la città con striscioni colorati e invenzioni sceniche particolarmente efficaci. Come i manifestini gialli con il simbolo del pericolo radioattivo e la scritta “Attenzione – generatore di crisi” che sono stati attaccati su sportelli bancari, agenzie interinali e sul portone della sede campana della Corte dei Conti (perché “i conti non tornano”). Come le enormi lettere di cartapesta che componevano un messaggio chiaro quanto essenziale, “NO 133”, bene in evidenza in apertura del corteo, subito prima dello striscione che riassumeva gli intenti della giornata di mobilitazione: “Ci bloccano il futuro – noi blocchiamo la città”. Non poteva mancare poi il manichino della Gelmini, che reggeva una scatola con su scritto “Vendesi università pubblica”. Ma la coreografia più brillante è probabilmente quella dell’”Italia delle meraviglie”, che riuniva trampolieri vestiti da Stregatto e Cappellaio matto, reinterpretati in chiave politica nazionale, insieme a carte da gioco umane (chi non ricorda quelle di Alice della Disney?) che insieme ai segni di picche o quadri riportavano sul dorso i numeri delle recenti leggi in materia di istruzione.
Una manifestazione, quella del 7, che ha visto per la prima volta in piazza tutti gli Atenei napoletani: oltre a tutte le Facoltà di Federico II e Orientale c’erano anche la Parthenope (“Prima Navale, ora Parthenope…e mò? stiamo affondando!” recitava lo striscione), la Seconda Università (“Cogito ergo Sun…in protesta”) e persino il Suor Orsola (“Pure le monache si sono rotte….”). Ma tra tutti gli slogan pronunciati e scritti, quello che rimane più efficace e universale è sempre quello che, come in tutta Italia, scandisce: “noi la crisi non la paghiamo”.
A partire dalla manifestazione del 7 novembre, giorno del secondo grande corteo che ha riunito gli studenti di tutte le Università e scuole cittadine bloccando il traffico per oltre quattro ore, raddoppiando in termini numerici i risultati del 29, con 25.000 partecipanti secondo la questura, oltre 50.000 secondo gli organizzatori. Un corteo che ha seguito un percorso inusitato – da piazza Garibaldi a via Monteoliveto, per girare poi verso il mare a via Acton e proseguire per Santa Lucia, piazza dei Martiri, via Partenope e piazza del Plebiscito – attraversando tutta la città con striscioni colorati e invenzioni sceniche particolarmente efficaci. Come i manifestini gialli con il simbolo del pericolo radioattivo e la scritta “Attenzione – generatore di crisi” che sono stati attaccati su sportelli bancari, agenzie interinali e sul portone della sede campana della Corte dei Conti (perché “i conti non tornano”). Come le enormi lettere di cartapesta che componevano un messaggio chiaro quanto essenziale, “NO 133”, bene in evidenza in apertura del corteo, subito prima dello striscione che riassumeva gli intenti della giornata di mobilitazione: “Ci bloccano il futuro – noi blocchiamo la città”. Non poteva mancare poi il manichino della Gelmini, che reggeva una scatola con su scritto “Vendesi università pubblica”. Ma la coreografia più brillante è probabilmente quella dell’”Italia delle meraviglie”, che riuniva trampolieri vestiti da Stregatto e Cappellaio matto, reinterpretati in chiave politica nazionale, insieme a carte da gioco umane (chi non ricorda quelle di Alice della Disney?) che insieme ai segni di picche o quadri riportavano sul dorso i numeri delle recenti leggi in materia di istruzione.
Una manifestazione, quella del 7, che ha visto per la prima volta in piazza tutti gli Atenei napoletani: oltre a tutte le Facoltà di Federico II e Orientale c’erano anche la Parthenope (“Prima Navale, ora Parthenope…e mò? stiamo affondando!” recitava lo striscione), la Seconda Università (“Cogito ergo Sun…in protesta”) e persino il Suor Orsola (“Pure le monache si sono rotte….”). Ma tra tutti gli slogan pronunciati e scritti, quello che rimane più efficace e universale è sempre quello che, come in tutta Italia, scandisce: “noi la crisi non la paghiamo”.
Satira politica,
sciopero telematico
e notti bianche
sciopero telematico
e notti bianche
Il giorno dopo, l’8 novembre, approfittando della presenza dell’attrice e regista a Napoli, è stato organizzato un incontro con Sabina Guzzanti a L’Orientale. Nel cortile di Palazzo Giusso, strapieno di studenti di tutte le Facoltà cittadine, la Guzzanti ha risposto alle domande degli studenti e discusso con loro di politiche governative, scelte comunicative e modalità di organizzare la protesta. Un connubio, quello tra satira politica al femminile e proteste studentesche, che è stato bissato il 12 novembre a Lettere della Federico II nell’incontro con Rosalia Porcaro, che è intervenuta nella sede di Porta di Massa nell’ambito di un pomeriggio di autofinanziamento organizzato dagli studenti che comprendeva anche proiezioni foto e video della protesta.
Dagli incontri dal vivo agli appuntamenti telematici, la protesta ha inventato ogni volta forme diverse: il 13 novembre ha preso ad esempio la forma del netstrike, sciopero telematico, progettato per ingolfare il sito del Miur, al seguito dello slogan “Loro fermano il nostro futuro… noi fermiamo i loro siti”.
Ma prima del 14 a Roma, il movimento napoletano ha raccolto le sue forze soprattutto il 12 novembre, intorno alla “Notte bianca contro la Legge 133 – per la scuola e le università pubbliche”. Più che una notte bianca, un’intera giornata di incontri a metà tra ludico e impegnato, per discutere, divertirsi e raccogliere anche sottoscrizioni utili a pagare il treno speciale ottenuto dalla Ferrovie. Dal pranzo sociale a San Marcellino all’incontro con Rosalia Porcaro a Porta di Massa, dall’aperitivo a Palazzo Giusso alla cena a piazza San Domenico, fino alla festa conclusiva – a cui è stato dato un nome beneagurale, cioè “Comincia Adesso” – a Palazzo Gravina. Per raggiungere quest’ultima tappa, da San Domenico è partito un estemporaneo quanto suggestivo corteo notturno, che si è fatto sentire passando per piazza del Gesù, via Roma, fermandosi per qualche minuto sotto la sede della questura centrale, per ribadire la volontà di raggiungere la manifestazione nazionale del 14 a Roma, tutti insieme, con treni speciali. La folla si è poi riversata nella sede di Architettura, dove la serata di autofinanziamento è cominciata con la musica popolare dei Zezi ed è proseguita con i ritmi sempre più incalzanti dei sound sistem di reggae, ska ed elettronica.
Prove generali di attività e incontri che dureranno con molta probabilità ancora per diverse settimane: “finché la legge 133 non verrà ritirata”, promettono gli studenti.
Viola Sarnelli
Dagli incontri dal vivo agli appuntamenti telematici, la protesta ha inventato ogni volta forme diverse: il 13 novembre ha preso ad esempio la forma del netstrike, sciopero telematico, progettato per ingolfare il sito del Miur, al seguito dello slogan “Loro fermano il nostro futuro… noi fermiamo i loro siti”.
Ma prima del 14 a Roma, il movimento napoletano ha raccolto le sue forze soprattutto il 12 novembre, intorno alla “Notte bianca contro la Legge 133 – per la scuola e le università pubbliche”. Più che una notte bianca, un’intera giornata di incontri a metà tra ludico e impegnato, per discutere, divertirsi e raccogliere anche sottoscrizioni utili a pagare il treno speciale ottenuto dalla Ferrovie. Dal pranzo sociale a San Marcellino all’incontro con Rosalia Porcaro a Porta di Massa, dall’aperitivo a Palazzo Giusso alla cena a piazza San Domenico, fino alla festa conclusiva – a cui è stato dato un nome beneagurale, cioè “Comincia Adesso” – a Palazzo Gravina. Per raggiungere quest’ultima tappa, da San Domenico è partito un estemporaneo quanto suggestivo corteo notturno, che si è fatto sentire passando per piazza del Gesù, via Roma, fermandosi per qualche minuto sotto la sede della questura centrale, per ribadire la volontà di raggiungere la manifestazione nazionale del 14 a Roma, tutti insieme, con treni speciali. La folla si è poi riversata nella sede di Architettura, dove la serata di autofinanziamento è cominciata con la musica popolare dei Zezi ed è proseguita con i ritmi sempre più incalzanti dei sound sistem di reggae, ska ed elettronica.
Prove generali di attività e incontri che dureranno con molta probabilità ancora per diverse settimane: “finché la legge 133 non verrà ritirata”, promettono gli studenti.
Viola Sarnelli







