I 70 anni del prof. Lelio Mazzarella, il gentiluomo delle proteine

Lo definiscono un gentiluomo, l’ultimo. Per questo martedì 28 ottobre sono arrivati a Monte Sant’Angelo da mezzo mondo per festeggiare i suoi settanta anni. Di certo la vita scientifica del prof. Lelio Mazzarella, docente di Chimica Fisica, merita questo riconoscimento. Membro della Società Nazionale delle Scienze, Lettere ed Arti e vice presidente dell’Accademia delle Scienze, negli ultimi cinque anni ha lavorato come esperto della Commissione Europea. Ha iniziato la sua carriera lavorando sui polimeri sintetici, ma ben presto la sua attenzione si è concentrata sulle proteine, nel cui studio è stato un vero pioniere, osservandone la struttura con la diffrazione ai raggi X, la dinamica molecolare e i metodi spettroscopici. Agli inizi degli anni’60 si trasferisce a Cambridge per lavorare con il premio Nobel Max Perutz. È stato il primo a portare in Italia la Biocristallografia che gli ha consentito di fare diverse scoperte in ambito biologico e biochimico, anche in anni recentissimi. “Ho alle spalle quarant’anni di lavoro, spesi a lavorare otto ore al giorno. Non sono certo un fannullone come ci definisce chi ci governa, che fa il ministro ed il professore universitario” dichiara senza mezzi termini il festeggiato che alla domanda su quale sia la cosa della quale è più soddisfatto risponde: “essermi sempre tenuto aggiornato. È la cosa migliore, la più importante perché è per la formazione. Le grandi scoperte sono di pochi”. Dopo anni tanti anni c’è ancora un’attività alla quale vorrebbe dedicarsi: “la storia degli sviluppi della scienza a Napoli”. 
“È stato un innovatore e i suoi corsi hanno rappresentato una scuola importante per molti studenti” dice il ricercatore Alessandro Vergara, uno degli organizzatori della giornata, insieme al collega Antonello Merlino e alla prof.ssa Filomena Sica. “Tutti quelli che abbiamo invitato hanno accettato. Ci hanno chiamato anche coloro che non abbiamo contattato noi. In tutto ci sono 160 iscritti. Per questo, quello che doveva essere un piccolo convegno è diventato un congresso. Un’avventura costosa, ma dimostra tutta la riconoscenza che proviamo per il nostro ‘prof’. Tutti quelli che hanno lavorato con lui conoscono la sua curiosità intellettuale, il suo entusiasmo, la sua integrità” dice la docente, mostrando al pubblico della Sala Azzurra le foto di tutto il gruppo di lavoro. “Oggi celebriamo un grande scienziato, mosso dalla voglia di sapere. Per lui esplorare le parti più intime delle proteine è sempre stato un pallino. Meticoloso ed orgoglioso del passato, poteva tenerti un’ora a parlare dei documenti che aveva trovato nella vecchia biblioteca Giordani, su un convegno, o un congresso. Allievo di Alfonso Maria Liguori, padre della Chimica napoletana, ha sempre sostenuto quanto fosse importante divulgare quello che sappiamo fare” afferma il prof. Vincenzo Pavone. 
Alla conferenza c’è stato anche spazio per la protesta degli studenti contro la 133, con un intervento dello studente Marco Chini che la platea ha molto apprezzato.
         (Si.Pa.)
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