Il racconto di un manager di successo

“Quando mi sono laureato, avevo chiare in mente solo due cose: non volevo diventare commercialista e volevo fare un lavoro divertente perché questo è l’unico modo per riuscire nella vita”. Inizia così il racconto della sua vita professionale, Vincenzo Novari, attuale Amministratore Delegato di H3G, rivolgendosi alla folta platea degli studenti del corso di Marketing che, venerdì 15 aprile, ha affollato l’aula A1 di Monte Sant’Angelo per ascoltare la storia, narrata in maniera divertente e coinvolgente, di una brillante carriera. Nato a Genova da una famiglia ‘normale’ (madre, napoletana, segretaria e padre impiegato statale), Novari si è laureato nel 1985 in Economia e Commercio. Ha iniziato la sua carriera come venditore di spazzole da gabinetto alle imprese di pulizia del Piemonte e della Valle d’Aosta, “scoprii, allora, cosa vuol dire vendere e iniziai a capire che è alla base di tutto, dell’economia, della politica, dei rapporti personali”. Per vendere, bisogna, prima di tutto, capire fino in fondo, chi si ha davanti e prendere consapevolezza dei propri limiti. “Non c’è nulla di peggio che applicare strategie che non ci appartengono. Spesso le aziende sbagliano, perché cercano di vendere quello che non hanno”. 
Le aziende e le multinazionali, nelle quali Novari ha lavorato sono in tutto sei, italiane e straniere, attive nel settore alimentare e in quello della cosmetica, fino ad approdare, nel ’95, alla telefonia, prima con Omnitel e poi con H3G. 
Tante le creazioni che si è lasciato alle spalle: è stato suo lo studio dal quale sono nate le Insalatissime Rio Mare che, dopo diciotto anni, sono ancora presenti sugli scaffali di tutti i supermercati italiani. Sua l’idea del tonno, così tenero, che si taglia con un grissino. Suo il primo abbonamento telefonico, senza canone mensile, lanciato sul mercato con il nome di Libero. “Per crescere, è importante non stare troppo tempo nello stesso posto – dice – ma non bisogna cambiare troppo. Bisogna restare in un’azienda almeno due anni, altrimenti non è un’esperienza”. 
Vendere, per chi fa questo mestiere è fondamentale, occorre, però, che il marketing sia etico, “E’ il mestiere più bello del mondo perché non fai mai la stessa cosa, ma le responsabilità di chi opera in questo campo sono devastanti. Una scelta sbagliata la pagano gli altri”, prosegue il manager. Amore per i numeri e creatività, queste le doti necessarie per curare il prodotto in tutti i suoi aspetti, dalla pubblicità alla produzione, prestando sempre molta attenzione alle previsioni di vendita, perché da quelle dipendono i profitti dell’azienda e il futuro di chi lavora in fabbrica. Alla necessità di preoccuparsi sempre di quelli che si trovano in fondo alla catena, si accompagna un’altra cosa, sociologicamente brutta ma economicamente importante: non contano i prodotti ma i concetti legati ai prodotti. Per capire come si vende un’idea, è indispensabile sapere sempre come si è percepiti all’esterno ed essere disposti anche a rischiare e a mettersi in gioco. “Abbiate il coraggio di guardare la vostra foto. Misurate ‘scientificamente’ l’impressione che gli altri hanno di voi, perché noi siamo quello che appariamo e non quello che crediamo di essere”, ammonisce Novari. Guardare la propria fotografia in maniera inclemente, aiuta a capire il proprio ruolo sul mercato e, soprattutto, il proprio ruolo nei confronti dei concorrenti. Si può essere leader, follower o outsider. Il primo stabilisce le linee guida del mercato, il secondo tenta di battere il leader sul suo stesso terreno, l’ultimo cerca di competere con il leader sfidandolo su un terreno che non gli è congeniale. “Dobbiamo capire cosa siamo e agire di conseguenza”, dice ancora l’amministratore. 
Nel campo della promozione telefonica, un operatore come Tre, non può fare le stesse cose che fanno colossi come TIM o Vodafone, deve differenziarsi in tutto. Pubblicità, servizi, offerte, rete, tutto deve essere, rispetto alle proposte dei concorrenti, opposto. Così, Orietta Berti, diventa il testimonial da contrapporre alle indossatrici mozzafiato, che sponsorizzano le altre compagnie telefoniche e, non potendo fare il quarto gestore GSM, l’UMTS diventa la nicchia naturale nella quale andare a collocare i propri servizi. “La TIM non ha creduto nell’UMTS e, cosa ancor più grave per un leader, non ha coperto i rischi e ora noi, possediamo il 60%, delle quote di mercato”, conclude Novari, che ha fatto tesoro degli anni trascorsi alla Omnitel “belli, intensi e ricchi di soddisfazioni”. 
Si chiude così, con il racconto della propria vita professionale e una piccola sospensione sulle modalità del trasferimento dall’Omnitel all’H3G, questa prima giornata di seminario. Il seguito è previsto il 22 aprile alle ore 11 in Aula A1. Si parlerà del mercato delle telecomunicazioni. “Questi incontri aiutano a capire che il marketing è una cosa che si fa sulla propria pelle e che chiunque, con le proprie forze, può farcela”, dice il prof. Raffaele Cercola, organizzatore dei seminari.
Simona Pasquale 
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