Tante domande ed aula strapiena, per la presentazione delle facoltà di Ingegneria ed Architettura. Al fine di consentire agli studenti di seguire più agevolmente è stato dunque necessario spostare il secondo incontro della mattinata del 29 settembre dall’aula dell’Antica Scuderia all’aula delle Mura Greche, molto più capiente.
Si comincia con il prof. Vincenzo Naso, Preside di Ingegneria della Federico II. “Noi offriamo da tempo diplomi e corsi di laurea, dunque siamo pronti alla riforma della laurea triennale che scatterà per chi, tra voi, s’immatricolerà il prossimo anno. Ingegneria offre un futuro tranquillo, perché a tre anni dalla laurea lavora oltre il 90% degli ingegneri, ma richiede un impegno serio e tanta passione. Venite a vedere di che si tratta prima d’iscrivervi, seguendo qualche lezione del primo anno. Così potrete capire se vi interessa o no”.
Il prof. Paolo Corona, Presidente del Comitato Tecnico Ordinatore della Facoltà, spiega le caratteristiche di Ingegneria del Navale. “Siamo partiti nel 1999/2000 con il Corso di Laurea in Ingegneria delle Telecomunicazioni, che ha già da oggi una impostazione coerente con la futura normativa europea. Mi riferisco alla spendibilità del titolo triennale, ai crediti, all’anticipo di alcune discipline professionalizzanti, all’eliminazione delle ridondanze. E’ un ordinamento che forse vi chiede maggiore impegno nel seguire, ma che consente di seguirvi meglio. Su 70 iscritti, 15 sono spariti subito; un terzo dei rimanenti si mantiene al passo. Che, nella situazione universitaria attuale, vi assicuro non è poco”.
Salvatore Ponte, giovane e comunicativo docente di Ingegneria della Seconda Università, rispolvera due delle cinque W del giornalismo anglosassone, per illustrare agli studenti le caratteristiche della facoltà. “Chi siamo? Una facoltà nata dieci anni fa. Dove siamo? Ad Aversa, all’Arco dell’Annunziata. Siamo una facoltà piccola, flessibile, che garantisce un miglior rapporto studente – docente ed un corpo docente giovane e motivato. Pensate che lo scorso anno si sono immatricolati al corso di laurea in Ingegneria Aerospaziale 25 studenti; le mie lezioni erano seguite da cinque persone. Dopo la lezione a volte si va insieme in pizzeria. Il segreto di un buono studente, a prescindere dal fatto che scegliate o no Ingegneria, è semplice: tenete a quello che fate. La fatica e l’impegno vi sembreranno minori. E poi: imparate l’inglese e l’uso del computer”.
Architettura della Federico II è presente con il Preside Arcangelo Cesarano e con il professor Francesco Bruno. Quella della Seconda Università con la prof. Anna Giannetti. “Abbiamo due corsi di laurea- esordisce quest’ultima- Disegno industriale ed Architettura. Il primo è nato due anni fa, è a numero chiuso e si giova di un rapporto molto stretto con le realtà imprenditoriali del territorio. Stage, tirocini, esercitazioni in laboratorio formano il professionista che mette la sua creatività al sevizio della produzione industriale. La sede è a Marcianise. Architettura è ad Aversa e, grazie al minor numero di iscritti, offre un rapporto numerico favorevole tra gli studenti ed i docenti. Chi s’iscrive da noi è seguito bene e forse anche per questo un’alta percentuale si laurea in corso o quasi”.
Schietto ed onesto come d’abitudine il Preside Arcangelo Cesarano. ”Francamente la mia preoccupazione è illustrare la realtà, non quell’immaginazione nella quale talvolta anche noi docenti ci rifugiamo. La realtà, per voi e per noi, è irta di difficoltà. Il mestiere di architetto è difficile. Ve lo spiego con un esempio: l’aula nella quale voi oggi sedete anticamente era una scuderia. L’ha trasformata ad uso universitario un nostro docente, Massimo Pica Ciamarra, che contemporaneamente, a Fuorigrotta, ha progettato un centro commerciale ipermoderno. Dico questo per far capire quanto trasversali siano le competenze richieste ad un buon architetto, che non è più il progettista unico, come un tempo poteva accadere per Michelangelo o per Leonardo”. Una stoccata alla riforma Zecchino: ”noi non siamo una industria che deve produrre tot laureati in tot anni. L’architetto in tre anni non ci sarà mai, tutt’al più un operatore che però non potrà firmare i progetti”. Prosegue: “siamo a numero chiuso, ma ogni anno fissiamo il tetto delle immatricolazioni a quota 500, cifra pari al numero di richieste che riceviamo”. A chi fare riferimento per scegliere dove iscriversi? “Esistiamo da settant’anni e la tradizione in questo campo conta. Una scuola non si improvvisa in dieci anni. Da noi troverete un’attività di ricerca collegata all’insegnamento. Per esami, piano di studio e quant’altro potete consultare in rete il sito Internet della facoltà”.
Si comincia con il prof. Vincenzo Naso, Preside di Ingegneria della Federico II. “Noi offriamo da tempo diplomi e corsi di laurea, dunque siamo pronti alla riforma della laurea triennale che scatterà per chi, tra voi, s’immatricolerà il prossimo anno. Ingegneria offre un futuro tranquillo, perché a tre anni dalla laurea lavora oltre il 90% degli ingegneri, ma richiede un impegno serio e tanta passione. Venite a vedere di che si tratta prima d’iscrivervi, seguendo qualche lezione del primo anno. Così potrete capire se vi interessa o no”.
Il prof. Paolo Corona, Presidente del Comitato Tecnico Ordinatore della Facoltà, spiega le caratteristiche di Ingegneria del Navale. “Siamo partiti nel 1999/2000 con il Corso di Laurea in Ingegneria delle Telecomunicazioni, che ha già da oggi una impostazione coerente con la futura normativa europea. Mi riferisco alla spendibilità del titolo triennale, ai crediti, all’anticipo di alcune discipline professionalizzanti, all’eliminazione delle ridondanze. E’ un ordinamento che forse vi chiede maggiore impegno nel seguire, ma che consente di seguirvi meglio. Su 70 iscritti, 15 sono spariti subito; un terzo dei rimanenti si mantiene al passo. Che, nella situazione universitaria attuale, vi assicuro non è poco”.
Salvatore Ponte, giovane e comunicativo docente di Ingegneria della Seconda Università, rispolvera due delle cinque W del giornalismo anglosassone, per illustrare agli studenti le caratteristiche della facoltà. “Chi siamo? Una facoltà nata dieci anni fa. Dove siamo? Ad Aversa, all’Arco dell’Annunziata. Siamo una facoltà piccola, flessibile, che garantisce un miglior rapporto studente – docente ed un corpo docente giovane e motivato. Pensate che lo scorso anno si sono immatricolati al corso di laurea in Ingegneria Aerospaziale 25 studenti; le mie lezioni erano seguite da cinque persone. Dopo la lezione a volte si va insieme in pizzeria. Il segreto di un buono studente, a prescindere dal fatto che scegliate o no Ingegneria, è semplice: tenete a quello che fate. La fatica e l’impegno vi sembreranno minori. E poi: imparate l’inglese e l’uso del computer”.
Architettura della Federico II è presente con il Preside Arcangelo Cesarano e con il professor Francesco Bruno. Quella della Seconda Università con la prof. Anna Giannetti. “Abbiamo due corsi di laurea- esordisce quest’ultima- Disegno industriale ed Architettura. Il primo è nato due anni fa, è a numero chiuso e si giova di un rapporto molto stretto con le realtà imprenditoriali del territorio. Stage, tirocini, esercitazioni in laboratorio formano il professionista che mette la sua creatività al sevizio della produzione industriale. La sede è a Marcianise. Architettura è ad Aversa e, grazie al minor numero di iscritti, offre un rapporto numerico favorevole tra gli studenti ed i docenti. Chi s’iscrive da noi è seguito bene e forse anche per questo un’alta percentuale si laurea in corso o quasi”.
Schietto ed onesto come d’abitudine il Preside Arcangelo Cesarano. ”Francamente la mia preoccupazione è illustrare la realtà, non quell’immaginazione nella quale talvolta anche noi docenti ci rifugiamo. La realtà, per voi e per noi, è irta di difficoltà. Il mestiere di architetto è difficile. Ve lo spiego con un esempio: l’aula nella quale voi oggi sedete anticamente era una scuderia. L’ha trasformata ad uso universitario un nostro docente, Massimo Pica Ciamarra, che contemporaneamente, a Fuorigrotta, ha progettato un centro commerciale ipermoderno. Dico questo per far capire quanto trasversali siano le competenze richieste ad un buon architetto, che non è più il progettista unico, come un tempo poteva accadere per Michelangelo o per Leonardo”. Una stoccata alla riforma Zecchino: ”noi non siamo una industria che deve produrre tot laureati in tot anni. L’architetto in tre anni non ci sarà mai, tutt’al più un operatore che però non potrà firmare i progetti”. Prosegue: “siamo a numero chiuso, ma ogni anno fissiamo il tetto delle immatricolazioni a quota 500, cifra pari al numero di richieste che riceviamo”. A chi fare riferimento per scegliere dove iscriversi? “Esistiamo da settant’anni e la tradizione in questo campo conta. Una scuola non si improvvisa in dieci anni. Da noi troverete un’attività di ricerca collegata all’insegnamento. Per esami, piano di studio e quant’altro potete consultare in rete il sito Internet della facoltà”.
Ad Architettura
per vocazione
per vocazione
Prima delle domande c’è spazio per una riflessione del professor Francesco Bruno. ”Badate che un brutto film si può evitare di vedere, un brutto palazzo costruito di fronte a casa vostra siete costretti a guardarlo ogni santa mattina. Dico questo per invitarvi a riflettere circa la necessità di scegliere Architettura solo in base ad una vocazione. Anche perché sono studi non facili, che richiedono non comuni capacità di sintesi e flessibilità mentale. la frequenza serve, almeno per le discipline principali e per i laboratori”.
Il microfono passa al pubblico, per le domande.
Dove si possono reperire altre informazioni su Ingegneria?
Naso: ”sul sito web della facoltà, allo sportello orientamento allestito da Porta a piazzale Tecchio, nei CD rom e nelle guide su carta”.
In cosa consiste il nuovo indirizzo Architettura/Ingegneria? Si ripeterà ad Architettura l’esperimento dei corsi pilota riservati a cento studenti?
Cesarano: ”il corso pilota lo abbiamo fatto per due anni, ma non possiamo riproporlo perché mancano le aule ed i docenti. Tuttavia, tenteremo di trasferire negli insegnamenti del primo anno le esperienze fatte nello sperimentale. Ha funzionato bene. Su cento partiti due anni fa la metà ha già completato primo e secondo anno. Normalmente, dopo due anni, la metà degli studenti ha superato la metà degli esami, gli altri molto meno. Il corso di laurea in Ingegneria/Architettura a Napoli non esiste, sebbene le due facoltà collaborino nell’ambito del Polo delle Scienze e delle Tecnologie del quale fanno parte. E’ un corso di laurea già attivato a Milano ed a Pavia. Se vuole saperne di più può contattare il sito Internet del Politecnico di Milano”.
Dopo la laurea in Architettura, per esercitare la professione, bisogna iscriversi all’Albo?
Cesarano: ”in Italia è previsto che il laureato si sottoponga ad un esame di abilitazione, per l’esercizio della professione. Così non è in Germania, Inghilterra, Francia, dove l’architetto si valuta sul curriculum e sulle concrete capacità”.
Il microfono passa al pubblico, per le domande.
Dove si possono reperire altre informazioni su Ingegneria?
Naso: ”sul sito web della facoltà, allo sportello orientamento allestito da Porta a piazzale Tecchio, nei CD rom e nelle guide su carta”.
In cosa consiste il nuovo indirizzo Architettura/Ingegneria? Si ripeterà ad Architettura l’esperimento dei corsi pilota riservati a cento studenti?
Cesarano: ”il corso pilota lo abbiamo fatto per due anni, ma non possiamo riproporlo perché mancano le aule ed i docenti. Tuttavia, tenteremo di trasferire negli insegnamenti del primo anno le esperienze fatte nello sperimentale. Ha funzionato bene. Su cento partiti due anni fa la metà ha già completato primo e secondo anno. Normalmente, dopo due anni, la metà degli studenti ha superato la metà degli esami, gli altri molto meno. Il corso di laurea in Ingegneria/Architettura a Napoli non esiste, sebbene le due facoltà collaborino nell’ambito del Polo delle Scienze e delle Tecnologie del quale fanno parte. E’ un corso di laurea già attivato a Milano ed a Pavia. Se vuole saperne di più può contattare il sito Internet del Politecnico di Milano”.
Dopo la laurea in Architettura, per esercitare la professione, bisogna iscriversi all’Albo?
Cesarano: ”in Italia è previsto che il laureato si sottoponga ad un esame di abilitazione, per l’esercizio della professione. Così non è in Germania, Inghilterra, Francia, dove l’architetto si valuta sul curriculum e sulle concrete capacità”.
Il “metodo”
degli ingegneri
degli ingegneri
Si chiude qui il primo incontro. La replica pochi minuti più tardi. Vanno via Cesarano e Naso. Quest’ultimo è degnamente sostituito dal prof. Renato Della Volpe, docente ad Ingegneria della Federico II e delegato di facoltà per Porta. “State per fare una scelta decisiva- avverte il professore- soprattutto in un paese come l’Italia, caratterizzato da una forte disoccupazione intellettuale. Oggi è più facile recuperare un matrimonio sbagliato che una scelta universitaria errata. All’Ingegnere moderno si chiede una grossa preparazione tecnica, ma non una eccessiva specializzazione, perché l’evoluzione dei materiali e delle tecniche è rapidissima”. Stupisce: “che sa fare l’Ingegnere? Niente! Durante gli studi si acquisisce un metodo, che poi vi permetterà, nell’esercizio della professione, di affrontare anche i problemi più intricati”. Rassicura: “per laurearsi in Ingegneria non serve essere un genio. Bastano costanza, determinazione, studio”. Il professor Corona spiega ai ragazzi la riforma, il tre più due. Ponte invita gli studenti a riflettere: ”la vostra giovinezza non è una risorsa rinnovabile. Perdere tempo è un delitto”. Torna sulle lingue: ”almeno l’Inglese dovete conoscerlo bene. Non è difficilissimo, io l’ho imparato sulle canzoni dei Beatles”. Chiude: ”non venite ad Ingegneria per soldi o per gratificare la mamma, il papà, la ragazza, il ragazzo. Se non siete interessati a quello che studiate, l’Università diventa un meccanismo che vi stritola”.
Alla fine ancora domande. Eccone qualcuna.
Cosa si può fare dopo la laurea in Ingegneria aerospaziale?
Ponte: ”c’è spazio nelle aziende del settore aerospaziale, nelle agenzie spaziali nazionali ed internazionali. Ma un buon Ingegnere aerospaziale può mettere le sue competenze a frutto anche altrove. Per esempio nell’industria automobilistica”.
Voglio lavorare nell’industria automobilistica. Mi conviene scegliere Disegno industriale oppure Ingegneria Meccanica?
Giannetti: ”il design è la progettazione dell’esterno dell’oggetto, di quello che soddisfa o meno il vostro gusto estetico. Altro è, per esempio, la progettazione di un motore”.
Della Volpe: ”le consiglio Ingegneria Meccanica con indirizzo veicoli stradali”.
Vorrei iscrivermi ad Ingegneria Edile, ma mi dicono che il mercato è saturo e che rischierei la disoccupazione, perché non si costruisce più. E’ vero?
Della Volpe: ”Ben conosciamo i passati scempi. Oggi si costruisce meno ex novo, anche per questo, ma è diventato fondamentale il recupero e la trasformazione d’uso del preesistente. Penso ad una caserma che diventa un ospedale, ad un ospedale che diventa una scuola. Tenga presente che a tre anni dalla laurea lavora oltre il 90% degli ingegneri e che gli edili non fanno eccezione”.
Bruno: ”è evidente che per gli architetti non è facilissimo lavorare in maniera soddisfacente. C’è sovrabbondanza; basti pensare che il numero di professionisti iscritti all’albo degli architetti di Napoli è maggiore di quello di tutto il Regno Unito. Le possibilità migliori sono legate indubbiamente al settore della trasformazione e del recupero”.
Fabrizio Geremicca
Alla fine ancora domande. Eccone qualcuna.
Cosa si può fare dopo la laurea in Ingegneria aerospaziale?
Ponte: ”c’è spazio nelle aziende del settore aerospaziale, nelle agenzie spaziali nazionali ed internazionali. Ma un buon Ingegnere aerospaziale può mettere le sue competenze a frutto anche altrove. Per esempio nell’industria automobilistica”.
Voglio lavorare nell’industria automobilistica. Mi conviene scegliere Disegno industriale oppure Ingegneria Meccanica?
Giannetti: ”il design è la progettazione dell’esterno dell’oggetto, di quello che soddisfa o meno il vostro gusto estetico. Altro è, per esempio, la progettazione di un motore”.
Della Volpe: ”le consiglio Ingegneria Meccanica con indirizzo veicoli stradali”.
Vorrei iscrivermi ad Ingegneria Edile, ma mi dicono che il mercato è saturo e che rischierei la disoccupazione, perché non si costruisce più. E’ vero?
Della Volpe: ”Ben conosciamo i passati scempi. Oggi si costruisce meno ex novo, anche per questo, ma è diventato fondamentale il recupero e la trasformazione d’uso del preesistente. Penso ad una caserma che diventa un ospedale, ad un ospedale che diventa una scuola. Tenga presente che a tre anni dalla laurea lavora oltre il 90% degli ingegneri e che gli edili non fanno eccezione”.
Bruno: ”è evidente che per gli architetti non è facilissimo lavorare in maniera soddisfacente. C’è sovrabbondanza; basti pensare che il numero di professionisti iscritti all’albo degli architetti di Napoli è maggiore di quello di tutto il Regno Unito. Le possibilità migliori sono legate indubbiamente al settore della trasformazione e del recupero”.
Fabrizio Geremicca







