Subentrerà al prof. Michele Bernardini nella direzione del Dipartimento di Asia, Africa e Mediterraneo il prof. Andrea Manzo, docente di ‘Archeologia della Valle del Nilo’ alla Triennale e degli insegnamenti di ‘Antichità Nubiane’ e di ‘Archeologia e Antichità Etiopiche’ alla Magistrale. “Il ruolo di Direttore rappresenta prima di tutto un onore per la fiducia che i colleghi, i rappresentanti del personale amministrativo e gli studenti hanno riposto in me”, il docente commenta così la sua nomina. “Spero, con l’aiuto di tutti, di essere utile a un Dipartimento dal valore fortemente identitario per l’Ateneo. Una responsabilità che – confessa – sento amplificata dal fatto che provengo da questo stesso Ateneo: entrato nel 1991 come studente e poi tornato come ricercatore nel 2008”. Negli ultimi anni, grazie all’impegno profuso nel suo mandato dal prof. Bernardini, i risultati conseguiti “sono stati ragguardevoli, sia nell’ambito della ricerca, grazie alla nostra capacità di attrarre risorse con un alto numero di progetti presentati e finanziati, sia in quello della terza missione, nel segno di una maggiore apertura alla società”. Ulteriore traguardo raggiunto è stato “l’aumento più recente del numero di docenti e la corrispettiva diminuzione della loro età media”. Sulla spinta di questa crescita complessiva, anche “i Corsi di Studio hanno conosciuto un incremento delle iscrizioni, pur nella sofferenza di alcuni Corsi, cui si sta cercando di porre rimedio”. L’obiettivo è quindi “continuare a impegnarci per orientare il nostro piano nella direzione del progetto culturale sotteso al Dipartimento”, ovvero lo studio delle culture e delle lingue orientali e africane, e delle loro relazioni con il Mediterraneo, dall’epoca antica a quella contemporanea. Segnerà, perciò, all’interno del Dipartimento una linea strategica nel definire i prossimi interventi “il sistema di monitoraggio della qualità, che ci permetterà di verificare puntualmente l’efficacia del nostro operato e di risolvere le criticità che si dovessero presentare”. Ed è per questo fondamentale continuare a coltivare “un positivo e fattivo rapporto con le rappresentanze studentesche, che a vari livelli, dai Corsi di Studio al Consiglio di Dipartimento, fino agli organi di assicurazione della qualità, sono pienamente partecipi di tutti i processi. Siamo una piccola comunità ed è necessaria la partecipazione di tutti”. Aspetto non meno importante: “continuare a lavorare per il miglioramento della nostra sede di Palazzo Corigliano”. Ad oggi, “non riusciamo ancora a garantire spazi di lavoro a molti dei nostri assegnisti e luoghi adibiti allo studio per gli studenti”. Purtroppo, “la collocazione del Dipartimento in un palazzo di grande pregio storico-artistico, nel cuore della città, e la condivisione di molti spazi con la biblioteca – che peraltro è per noi una vera e propria infrastruttura per la ricerca e la didattica – pone dei limiti, oserei dire, fisiologici”. Ciononostante, “alla luce della riorganizzazione del secondo piano che ci ha finalmente dotati di una sala conferenze, credo che si possa continuare a cercare di rendere più funzionale la nostra bellissima sede”. Intanto, sono molti gli ambiti che il neoDirettore vorrebbe poter contribuire a sviluppare durante il suo mandato. “Mi sembra, prima di tutto, importante impegnarsi nella comprensione di aspetti della contemporaneità, come i fenomeni migratori, i rapporti tra culture o le dinamiche dei rapporti tra uomo e ambiente nei vari contesti geo-culturali, conferendo però a quest’analisi la complessità e la profondità storica necessarie”, in virtù della sinergia con gli altri due Dipartimenti. “Non si tratta solo di studiare insieme questi fenomeni, ovviamente ciascuno con le sue competenze e specificità, bensì di condividere i risultati delle nostre ricerche al di là dell’Università, creando momenti di confronto con la città, anche attraverso gli strumenti digitali”. La digitalizzazione è, infatti, ormai sempre più presente nella ricerca umanistica, motivo per cui “ritengo che lo sviluppo delle digital humanities non potrà essere da noi trascurato negli anni a venire”. In funzione dello stretto connubio tra insegnamento e ricerca, “questi temi, naturalmente, possono e devono avere delle declinazioni in ambito didattico, anche a fronte di esigenze e stimoli che emergono dagli incontri che regolarmente svolgiamo con rappresentanti della società civile, attori economici e istituzioni di un territorio che, nel nostro caso, ha una scala molto ampia, non solo locale ma necessariamente internazionale”. Del resto, “l’internazionalizzazione, che è la cifra dell’intero Ateneo, rappresenta il fulcro del nostro progetto legato al Dipartimento di Eccellenza”.
Sabrina Sabatino
Sabrina Sabatino