L’ultima lezione del prof. Carmine Golia “Gli studenti sono serviti a farmi sentire Maestro”

Un’aula, un professore, tanti attenti uditori. Tipica immagine di vita universitaria. Eppure a far svanire l’illusione di una lezione come tante ci pensa subito il prof. Michele Di Natale, coordinatore delle attività didattiche della ex Facoltà di Ingegneria: “Oggi, anche se è brutto tempo, posso affermare che è una bella giornata”. Quell’aula, infatti, è l’Aula Magna “Antonio Ruberti” del Dipartimento di Ingegneria ad Aversa, quel professore è l’ing. Carmine Golia e gli uditori sono colleghi, familiari e studenti che lo hanno affiancato durante l’arco della vita.
Professore ordinario di Aerodinamica, il 5 novembre, Golia ha tenuto la sua ultima lezione prima del pensionamento. La stura all’incontro l’hanno data, però, gli interventi affettuosi di alcuni colleghi. A legarli tra loro sembra esserci un unico filo conduttore: la famiglia. Il primo a parlarne è il Rettore prof. Francesco Rossi, che, dopo aver sottolineato la crescita della ex Facoltà di Ingegneria, dice: “Ringrazio Carmine per il suo operato, ma Carmine a sua volta deve ringraziare la sua famiglia che negli anni gli è stata di supporto e gli ha conferito la forza di andare avanti”. Molto significativa la “metafora della famiglia” del prof. Di Natale: “L’università è una famiglia e come in ogni famiglia ci sono momenti belli. Questo è uno di quelli. L’amico Carmine vorrebbe mettersi a riposo. Nella famiglia umana i ruoli cambiano e prima si è figlio, poi padre, poi ancora nonno, ma si rimane sempre incastonati in essa. Carmine oggi cambia ruolo, ma continua a far parte di questa famiglia”. I professori Massimiliano Mattei, Direttore del Dipartimento di Ingegneria Industriale e dell’Informazione, e Giovanni Carlomagno, dell’Università Federico II, invece, hanno celebrato la carriera del loro collega, ripercorrendone le tappe e i traguardi più importanti. Per citarne solo alcuni, una laurea in Ingegneria Aeronautica con massimo dei voti e pubblicazione della tesi, una medaglia d’oro come miglior laureato, “Master of Sciences” e “Philosophy Doctor” all’Università della Pennsylvania, un corso di Management alla Stanford University in California, sino ad arrivare al ruolo di professore ordinario e di direttore del Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale e Meccanica, di fondatore e coordinatore del Dottorato di ricerca in Scienze e Tecnologie Aerospaziali. Attivo anche in campo manageriale e scientifico, ha ricoperto incarichi come quello di Presidente del CIRA (Centro Italiano Ricerche Aerospaziali), nonché di Co-Investigator di svariate attività sperimentali nello spazio. In tutti gli interventi non viene tralasciato nessun aspetto della vita professionale e affettiva di Golia. Allo stesso modo, il protagonista di questa “bella giornata” non dimentica i suoi studenti. “I miei 45 anni di studenti, esaminandi e tesisti sono serviti”, esordisce non appena prende parola. Poi spiega: “Umberto Eco si chiedeva a cosa servisse una moltitudine di piccole suore che vivevano solo per la preghiera. La risposta: servivano a far esistere il loro Dio. Gli studenti sono serviti a farmi sentire Maestro”. Dopo questa parentesi, il prof. Golia, con il supporto di diapositive, passa all’esposizione di quella che a lui piace definire “la mia ultima passione”, dal titolo “Multiscale Flow Simulation using Particles”. La sua attenzione si sofferma soprattutto sui Metodi Vorticosi. Seguono i ringraziamenti ad amici, colleghi e attori di primo piano: “Alcuni non sono fisicamente con noi. Li ricordo e considero tutti come se lavorassimo ancora insieme”. Il ringraziamento più grande, però, che va a Golia è quello della figlia Giovanna, concretizzazione di quella famiglia tanto presente durante la cerimonia. Giovanna racconta come alla domanda, qualche tempo fa, del figlio Lorenzo, detto Carminuccio perché sveglio come il nonno, su quale fosse il lavoro di quest’ultimo lei avesse risposto: “Insegna a costruire aerei e navicelle spaziali”. Poi continua: “Quando sono partita per venire ad Aversa lui mi ha chiesto perché dovessi essere qui oggi. Gli ho spiegato, quindi, il perché e lui mi ha quasi dato il permesso di andare, ma a patto che dicessi al nonno che avrebbe dovuto aiutare il suo nipotino a costruire una navicella spaziale. Per questo, grazie papà!”. 
Fabiana Carcatella
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